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ELEZIONI 2023, L’ORA DEI PROCESSI

A Forio e Casamicciola chi vince fa festa, chi perde si interroga sugli errori commessi e su una debacle più o meno clamorosa. Dalla maggioranza sgretolatasi un po’ per volta all’ombra del Torrione passando per la caduta degli Dei nella cittadina termale: ecco perché per gli sconfitti, a ragion veduta, era impossibile sovvertire un destino (forse) già scritto

E’ un po’ il gioco della vita, funziona così anche in politica: ad ogni tornata elettorale c’è chi vince e c’è chi perde. Ed è chiaro che se nel primo caso si fa festa, nel secondo ci si lecca le ferite, si cerca di smaltire la delusione ma soprattutto si apre anche la cosiddetta ora dei processi. Ci si interroga dunque su cosa e chi non abbia funzionato e si cerca anche di trovare fatti o accadimenti che possano ritenersi responsabili della sconfitta rimediata alle urne. Ed a Forio e Casamicciola, tra l’altro, ci sarebbe e non poco da porsi domande: se un’amministrazione che ha retto le sorti del paese per dieci anni ininterrotti e un’altra che lo ha fatto per otto prima di essere sfiduciata, rimediano una tale batosta al termine del riscontro delle urne, è chiaro che qualcosa (per usare un eufemismo) non abbia funzionato a dovere. E allora, nell’attesa di chiedere un intervento a qualche opinionista o addetto ai lavori, quale soluzione migliore di chiedere direttamente agli interessati cos’è che non ha girato per il verso giusto?

Iniziamo da Forio, dove quanto successo ha davvero dell’incredibile, parliamo di un qualcosa che non si fatica a definirlo più unico che raro. Dieci anni di maggioranza griffata Francesco Del Deo iniziano a sgretolarsi già nello scorso autunno, con la maggioranza che comincia a perdere pezzi per la strada. La genesi cronologica è nel periodo pre natalizio quando – così narrano cronache e leggende – consiglieri ed assessori più vicini al sindaco cominciano a spingere affinchè il “Papa” si decidesse a designare un successore. Evidentemente però Del Deo (e invero non era l’unico) era convinto che uscisse il tanto agognato terzo mandato a prendeva tempo, fino a quando messo alle strette ha dovuto fare una scelta. La barca inizia a fare acqua da tutte le parti, inizia un’emorragia che pare inarrestabile, e che nemmeno la decisione di candidare a sindaco Davide Castagliuolo riesce a frenare. Anche perché pare che il suo nome non sarebbe stato frutto di una scelta collegiale (anche se su questo, ad onor del vero, le versioni dei fatti sono divergenti e forse la verità non la conosceremo mai) e quindi ecco che la matassa si ingarbuglia ancora di più. E quando si estromette dalla competizione il bancario per far posto al malcapitato Pasquale Capuano, le cose non vanno meglio. Anzi, il risultato è stato quello di commettere un clamoroso autogol, dal momento che si è finiti col perdere lo stesso Castagliuolo oltre chi ad esempio (leggasi Vito Manzi) vedeva di buon occhio la sua candidatura. Per la serie, nel tentativo di fare meglio si è finiti col combinare un pasticcio ancora peggiore. Si arriva ad una agonia che porta la coalizione – composta da tre liste – a racimolare poco più del 20% dei consensi. Una debacle impressionante, che si è consumata alla stregua di un film surreale dove tutto quello che accade, per quanto inverosimile, succede per davvero.

Quanto successo a Casamicciola merita un’analisi diversa e forse soltanto in parte legata dalla speranzosa attesa che potesse spuntare il terzo mandato sul quale Giovan Battista Castagna faceva affidamento per poter tornare in sella dopo essere stato sfiduciato da sette consiglieri, quattro dei quali appartenenti alla sua stessa maggioranza. Quella svolta tanto attesa però non è mai arrivata ed alla fine la scelta è caduta su Peppe Silvitelli, che aveva già affrontato una campagna elettorale da sindaco nel 2012, all’epoca sconfitto da Arnaldo Ferrandino. I problemi sono iniziati già in fase di compilazione della lista, quando diverse porte alle quali GB e Peppe hanno bussato non hanno aperto. Che fosse mancanza di appeal del candidato designato o scarsa fiducia nel progetto politico, questo è un interrogativo che va consegnato ai posteri e che magari cercheremo di comprendere nei giorni a venire. Certo non ha aiutato nemmeno la composizione della lista, che annoverava ai nastri di partenza candidati che di fatto erano già espressione dell’elettorato di “Per Casamicciola” e che dunque non portavano linfa nuova alla causa. Restano una serie di amletici interrogativi, tra questi l’incomprensibile dualismo Vitale Pitone-Agostino Iacono, l’ingresso last minute di Annalisa Iaccarino (capace di bruciare anche lo stesso Castagna in termini di consensi). Ma al netto di ogni considerazione, la percezione lampante è stata quella di un abbandono di una fetta di elettorato che pareva essere blindato e consolidato: non sono mancati i (più o meno) grandi elettori che sono mancati all’appello, decidendo di indirizzare altrove il proprio consenso e facendolo anche nel segreto silenzio dell’urna. Segno evidente di un feeling con l’elettorato che forse si era inesorabilmente logorato e bruscamente interrotto. Non è bastata la voglia matta di esibire la vicinanza al governo per sovvertire un destino che evidentemente era già segnato. La beffa più grande rimane quella di Perrone, località che doveva essere blindata e costituire la roccaforte della ex maggioranza, e dove invece Giosi e la sua truppa hanno tracimato conquistando consensi andati al di là di ogni più rosea aspettativa della vigilia. 

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