CULTURA & SOCIETA'

Combattere la violenza psicologica si può, basta credere in se stessi

Alcuni consigli dello psicologo napoletano Vittorio Iodice per riconoscere in tempo un male dell’era moderna e riuscire anche a liberarsene

La violenza psicologica può essere grave tanto quella fisica, se non di più.

Le vittime spesso ne risentono dal punto di vista dell’autostima e faticano a riprendere la loro vita regolarmente. Come riconoscerla in tempo e liberarsene? Ecco alcuni consigli dello psicologo Napoletano Vittorio Iodice:

La violenza psicologica, esattamente come quella fisica, fa parte delle forme di abuso più aggressive nei confronti di altre persone. Ancora oggi, purtroppo, se ne parla come se fosse ‘meno grave’ di quella fisica ma, in realtà, non è così. Attraverso svariati esempi, però, ci conduce anche verso la strada per uscire da queste situazioni ‘malate’ e riprendere a vivere la propria vita serenamente. Ma, innanzitutto, quali sono i segnali che ci indicano che stiamo subendo una violenza psicologica?

Maltrattamenti psicologici: i segnali per riconoscerli:

La violenza psicologica è più difficile da riconoscere di quella fisica. Per questo, la vittima a volte tarda a rendersi conto di quello che sta subendo. Come sempre, però, il fatto di individuare tempestivamente i segnali di un problema, permette di risolverlo con più facilità e più velocemente.

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Alla base della violenza psicologica tra due persone c’è sempre uno squilibrio. Di solito, una delle due cerca costantemente di sottolineare l’inferiorità dell’altra. Senza rendersene conto, la vittima inizia a credere in maniera sempre più profonda all’interpretazione altrui e ai tentativi di sminuirla, entrando così in un circolo vizioso che mina la sua integrità e fiducia in se stessa.

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Bisogno di approvazione

All’interno di una simile dinamica, la persona ‘ferita’ inizia a sviluppare una sorta di dipendenza dal giudizio altrui. Continuamente rimproverata di non fare bene, inizia a chiedersi se ci sia qualcosa in cui è davvero ‘adeguata’. E’ alla costante ricerca di apprezzamento e inizia a preoccuparsi moltissimo di apparire ‘impeccabile’ sia nell’aspetto fisico che nel comportamento.

Spesso, anche inconsciamente, si pone nella posizione di chi deve (o può) essere giudicato e inizia a scegliere anche al di fuori della relazione ‘malata’ persone che agiscano nello stesso modo e che siano pronte a sottolineare difetti piuttosto che pregi.

Nelle vittime di violenza psicologica questa modalità di rapportarsi agli altri è spesso presente. Inutile dire, però, che questa ricerca di perfezione non avrà mai fine e chi ne è vittima non troverà mai soddisfazione completa. Così, facilmente, sorgeranno sentimenti come il senso di colpa e la sensazione di essere dei falliti e non valere nulla.

Isolamento

La vittima di violenza psicologica, si sente spesso sola ed isolata. Crede di non poter essere compresa e che la violenza verbale che subisce quotidianamente non sia così importante da poter essere riferita ad altri o che, se anche se ne parlasse, non sarebbe capita. Spesso sente di vivere in maniera ‘distaccata’. La costante ricerca di non provare emozioni che le provocano sofferenza, in realtà, la allontana anche da quelle positive. Chi ha subito violenza psicologica si sente bloccata, non può dire di stare bene ma nemmeno si accorge pienamente del proprio malessere.

Rabbia

Man mano che passa il tempo, se la vittima di violenza non riesce a sottrarsi alla relazione che la opprime, inizierà a sviluppare un sentimento di rabbia nei confronti del suo persecutore ma anche, spesso, nei confronti delle altre persone. Il sentimento costante di essere sotto giudizio, potrebbe portarla a pensare che tutti agiscano in questo modo nei suoi confronti.

Oltre a provocare un notevole stress (lo stress è fonte di tante malattie, combattilo con il pensiero positivo!), questa modalità di relazionarsi potrebbe provocare anche disturbi fisici. Molte vittime di violenza psicologica soffrono di cambiamenti di pressione sanguigna, di senso di oppressione al petto o di aritmie cardiache. 

Sfiducia nei confronti degli altri

Chi subisce violenza psicologica a poco a poco inizia a nutrire una sorta di sfiducia nei confronti degli altri (non solo del proprio aggressore). Si sente spesso minacciato e diventa attento a tutto quello che fanno gli altri per timore di essere aggredito e di risultare impreparato.

In realtà questo stato di ipervigilanza mantiene la persona in costante tensione, la ‘sfinisce’ emotivamente e, invece di essere un meccanismo di difesa come era nelle intenzioni, peggiora la situazione.

Ansia

Tra i sintomi che compaiono per primi in chi è vittima di questo tipo di violenza, c’è l’ansia. Disturbi del sonno, pensieri angoscianti e paure possono facilmente fare capolino nella mente di chi vive questo abuso. Si può arrivare anche, nei casi più gravi e se non si interviene tempestivamente, alla depressione.

La violenza psicologica in famiglia

Simili meccanismi possono essere utilizzati anche con i figli per cercare di manipolarli e di ‘dirigerli’ verso determinate abitudini o stili di vita. E’ sufficiente che la mamma o il papà esprimano (in modo esplicito o meno) la loro disapprovazione nei confronti di una determinata compagnia, di un’uscita serale o di un capo di abbigliamento o modo di fare, perché il figlio, soprattutto se piccolo, inizi tacitamente ad obbedire. 

Questo ‘metodo’ subdolo di violenza psicologica familiare può condurre il bambino, a lungo andare, a divenire un adulto insicuro e facile preda di nuove manipolazioni.

Per uscire da questa situazione di violenza che fa soffrire, meglio scegliere alcune persone che sono care e di cui possiamo fidarci (anche una sola o due vanno benissimo). Per esempio, possiamo rivolgerci ai famigliari confidando loro i sentimenti e il proprio malessere.

In questo modo, passo dopo passo, si potrà avere fiducia senza timori.

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