LE OPINIONI

IL COMMENTO Letta e la strategia PD non letta dal PD ischitano

Scusate il facile gioco di parole del titolo, ma davvero c’è da chiedersi se tra quello che si sta muovendo nel PD nazionale e l’assoluto silenzio dei democratici ad Ischia ci sia una qualche relazione, un filo logico. Il paradosso è che, almeno secondo l’interpretazione che ne ha dato Giosi Ferrandino, nel Comune d’Ischia ormai, con l’allargamento della maggioranza, il centro-sinistra e – in specie il PD – sarebbe dominante in Consiglio Comunale. Ma il PD c’è o non c’è? E’ dominante o assente? Come del resto il centro-destra, che dopo l’opera di desistenza e decostruzione causata da De Siano, andrebbe completamente ricostruito, ma di questo ne parleremo in una prossima puntata. Focalizziamoci ora sul PD. Per troppo tempo, e ancora non se ne vede la fine, il civismo (ovvero la tendenza a intrupparsi in liste civiche, da cui più facilmente poter spiccare il fatidico “salto della quaglia” alla bisogna, la fa da padrone nella politica amministrativa nell’isola d’Ischia (anche altrove, ma qui c’interessano le vicende di casa nostra). Del resto, il PD napoletano, prima dell’insediamento di Marco Sarracino alla segreteria metropolitana, era stato un pessimo esempio di cellula di partito per brogli elettorali alle primarie, corruzione e tesseramento gonfiato. Le cose sono alquanto migliorate con Sarracino, classe 1989, orlandiano, dottore in Economia Aziendale, che entrò nella Direzione nazionale del partito, all’età di 23 anni, e ne è tuttora membro.

Letta

Dove e come è presente il PD sull’isola d’Ischia? Non farei confusione tra “seguaci” di Giosi Ferrandino (per esempio a Casamicciola) e militanti PD. Le due cose non sempre coincidono. Il Circolo PD di Ischia è tuttora retto da Lello Pilato, storicamente proveniente dalle fila del PSI, partito del socialismo liberale, dispersosi in mille rivoli che non fanno un fiume. Lello Pilato non ha nascosto la sua posizione fortemente critica nei riguardi dell’Amministrazione comunale guidata da Enzo Ferrandino che, a sua volta, si considera militante del PD, come del resto Gianluca Trani. Tanti PD, nessun PD, verrebbe la voglia di dire! Chi, ad Ischia, in tutta l’isola, incarna veramente il PD? Giosi Ferrandino, eurodeputato PD, legato alla corrente Lotti-Guerini, dovrebbe contribuire a sciogliere questi nodi. Ma sciogliere i nodi significa fare scelte di strategia e anche di uomini che, apparentemente accomunati nello stesso partito, sono – in realtà – distanti l’uno dall’altro. Ed è ovvio che un eurodeputato faccia fatica a dover scegliere e diminuire consensi e sostenitori. Allora chi e come può e deve sciogliere il nodo gordiano del PD a Ischia? La risposta è: la sottovalutata e trascurata “base”. Lo possono fare normali iscritti, fin qui silenti, senza particolari ambizioni elettoralistiche, desiderosi però di fare Politica, con la P maiuscola. L’occasione c’è. Ha dichiarato Letta, all’inizio della settimana: “La nostra forza è questo: la base, i circoli, gli iscritti. Gli altri hanno costruito partiti sulla leadership carismatica, noi siamo diversi”. E ha annunciato che già da questa settimana lancerà le Agorà democratiche che cominceranno il primo luglio e si concluderanno a dicembre, sei mesi di discussione sul futuro della democrazia e del partito. Le Agorà saranno aperte anche agli esterni, non iscritti. Per la verità, già nel mese scorso era stato diffuso un documento di partito, piattaforma di confronto ed elaborazione politica, a cui avevano aderito e risposto oltre 3.000 circoli i Italia. Per quanto mi risulta, tale documento non è pervenuto sull’isola d’Ischia. Disguido? Frenata di qualcuno? Sottovalutazione d’Ischia da parte del Partito provinciale? Cercheremo di stabilirlo.

I tempi sono ottimali perché un rinnovato PD possa concorrere (con le idee) a riempire di contenuti il prossimo agone elettorale amministrativo nei Comuni isolani, impedendo che la campagna elettorale si svolga ancora sull’unico piano del clientelismo, del familismo, delle lobby che intersecano più Comuni. Quindi è opportuno non aspettare che vengano calate dall’alto indicazioni di votare questo o quello, ma rivendicare dal basso la voglia di fare semplicemente “politica”. Siamo di fronte ad una svolta epocale (certo di tutto il Paese dopo la botta del Covid) ma in particolare dell’isola d’Ischia che, al di là della comune sofferenza pandemica, aveva già in precedenza e di suo un problema di “riconversione” del modello turistico-economico. E siccome obiettivo principale di un’eventuale riconversione dovrebbe essere quello di costruire un modello di ricchezza che sia immediatamente redistributivo, come può avvenire ciò in assenza del più grande partito della sinistra democratica italiana? Senza la necessaria gamba del centro-sinistra, Ischia rischierebbe, come per il passato, di ricostruire a beneficio esclusivo di pochi eletti (nuovi ricchi) ma non della generalità. Attenzione che l’altro caposaldo di una società sana è la “solidarietà”. E come potrebbe saldarsi un sentimento di solidarietà se non ci preoccupiamo di creare un nuovo modello di “crescita diffusa”? Varrebbe la pena battersi per un modello economico-turistico che replicasse lo sviluppo sbilanciato di cui godano solo pochi attori?

Ecco il compito del PD a Ischia, ecco il dovere dei democratici veri di impegnarsi e rifondare un partito vero, in grado di ripensare il nostro modo di produrre, di promuovere la giustizia sociale, il progresso culturale, il senso di comunità. Il PD a livello nazionale e per le elezioni a Sindaco in città importanti come Roma, Napoli, Milano, Bologna, Torino si sta dilaniando alla ricerca di un equilibrio. La linea della segreteria nazionale è quella di privilegiare un rapporto a sinistra con un auspicato rinnovato partito Cinquestelle, sotto la guida europeista ed ecologista di Conte. Ma questo non trova il consenso dell’ala destra del PD di Guerini e Lotti, mai allontanatasi da Renzi. Ad Ischia non dovrebbero sussistere le stesse difficoltà di posizionamento, non esistendo un M5S strutturato, con cui stabilire un’alleanza stabile né un gruppo organizzato di renziani o calendiani di centro. Esistono molti votanti dei Cinquestelle di cui sbaglierebbe il PD a non tener conto, così come esistono singoli simpatizzanti di Renzi (ex iscritti al PD) ma nulla di organizzato. Nel frattempo, nel sottosuolo degli incontri politici pre-campagna elettorale, si sussurra di un possibile “terzo polo” (inesistente). Quello che è più probabile e, forse, auspicabile è una riorganizzazione del centro destra classico e la formazione di un centro-sinistra, incentrato sul PD ma aperto a verdi, europeisti e movimentisti alla Conte. Se si realizzasse questo scenario politico, a questo punto, la “Grand Coalition” di Enzo Ferrandino e Gianluca Trani dovrebbe decidere se coinvolgere il Partito democratico o ignorarlo per mantenere gli attuali equilibri interni. Ma se facesse la scelta di tenersi neutrale per non innescare uno sbandamento dell’attuale assetto consiliare ed amministrativo, correrebbe il rischio di vedersi da un lato un centro destra strutturato e da un altro lato un centro sinistra a trazione PD. Certo, entrambi questi potenziali schieramenti hanno, allo stato, scarsa consistenza elettorale, ma potrebbero avere dalla loro la forza dei partiti, in un momento in cui, ad eccezione di FDI, tutti i partiti sono saldamente insediati nel Governo Draghi. La partita sembra aperta, il risultato forse scontato a favore della maggioranza attuale, ma quello che è certo è che difficilmente il corpo sociale tollererebbe ulteriori invasioni di campo del civismo spregiudicato, con continui cambi di casacca. Gettare per terra la maglia della propria squadra è consentito solo a Cristiano Ronaldo!

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