CRONACAPRIMO PIANO

Come fermare questa strage infinita

L’isola fa i conti con l’ennesima morte causata da un incidente stradale e ancora una volta si interroga. L’opinione pubblica (al solito) si divide e l’impressione è di essere entrati in un labirinto dal quale è difficile trovare l’uscita. Proviamo a spiegare perché…

Mettiamo al bando le statistiche, ormai lo abbiamo imparato a memoria. Che sulle strade di Ischia si muoia, e si muoia troppo, è chiaro a tutti. Una mattanza, una strage infinita, l’incubo che si ripropone ormai con una costanza spaventosa e impressionante. E così ancora una volta Ischia fa i conti con il sangue lasciato sull’asfalto ed un’altra morte per incidente stradale. La tragica fine di Angelo Scaccino lascia nella comunità isolana dolore, sgomento ed anche quel “carico” di interrogativi ai quali diventa sempre più difficile dare una risposta. O meglio, forse bisognerebbe avere il coraggio di iniziare a guardare in faccia la realtà e spiegare che una risposta forse non c’è. Ovviamente, guai a dirlo a tutti coloro (e anche stavolta il “day after” non ha fatto eccezione) che dopo l’ennesima tragedia si sono lanciati a suggerire ricette, soluzioni, rimedi. Ognuno ha la sua bacchetta magica, peccato però che le morti sulle strade isolane proseguano senza sosta. Perché un aspetto che preoccupa c’è: una volta l’alta velocità, una volta la disattenzione, qualche volta l’uso o l’abuso di alcol o sostanze stupefacenti, qualche volta una fatalità, l’impressione è che dietro tutti questi morti non ci sia un comune denominatore. E questo, almeno sulla carta, rende molto più difficile fare un’analisi oggettiva e dogmatica.

Il fenomeno nell’ultimo decennio, lo abbiamo detto e ridetto, è cresciuto a dismisura. Ma è altrettanto vero, tanto per dirne una, che è aumentato in maniera esponenziale il consumo di bevande alcoliche e superalcoliche e l’utilizzo di droghe leggere tra i giovani e purtroppo pure i giovanissimi: e questo, specialmente quando ci si mette al volante, rende chiaramente più vulnerabili. Insomma, inutile girarci troppo intorno e diciamocelo chiaramente: i ventenni di oggi non sono neanche lontani parenti di quelli di una quindicina di anni orsono, punto e basta. Ma è altrettanto indubbio che negli ultimi anni i controlli delle forze dell’ordine si sono fatti ancor più serrati e costanti: insomma, ormai lo sanno tutti che se ci si mette alla guida dopo aver alzato il gomito, la possibilità di trovare in qualche punto dell’isola polizia o carabinieri che controllano il tasso alcolemico del conducente più che una eventualità è praticamente una certezza. Qualcuno spara a zero sul by night isolano, o meglio su quello che ne rimane, perché francamente anche sotto questo aspetto non è che il territorio – specialmente in un periodo di bassa stagione – offra chissà quali e quante forme di intrattenimento. In molti puntano il dito sui locali che chiudono troppo tardi e sui ragazzi che escono dagli stessi alle prime luci dell’alba completamente “intontiti”. E allora ecco che si richiedono a gran voce ordinanze sindacali ad hoc, in modo da far sì che il divertimento e la movida possano chiudere bottega ad un orario decente. Quasi che poi, se qualcuno volesse sballarsi, non potrebbe farlo ugualmente dopo essersi preventivamente munito del necessario companatico. Senza voler mancare di rispetto a nessuna opinione, lungi da noi, dall’altra parte della barricata c’è chi sostiene che spesso i genitori della new generation chiedono provvedimenti limitativi dello svago perché vorrebbero sostituire il loro compito con decisioni di natura repressiva. Insomma, forse qualche ora in meno a postare foto o selfie sui social e qualche ora in più dedicata ai propri pargoli, insegnando loro a rimanere lontani da determinate “tentazioni”, non ci starebbe male. E al limite, anche un’occhiatina in più: se si ha l’abitudine di bere tanto e di spararsi qualche canna, difficilmente una madre o un padre non si accorgono mai dello stato di alterazione di un figlio nel momento in cui fa ritorno a casa dopo una notte trascorsa fuori.

Ma come giri e rigiri la frittata, la questione rimane sempre legata a punti di vista soggettivi e spesso agli antipodi. L’opinione della consigliera regionale Maria Grazia Di Scala, a riguardo, lascia ben pochi dubbi: “In attesa che la macchina delle istituzioni si muova per la risoluzione dell’emergenza delle morti in strada, e davanti all’ennesimo incidente mortale di questa mattina sulla nostra isola – ha spiegato – resto convinta che la soluzione vada identificata nella repressione. Occorrono, come già evidenziato nell’incontro con la dott. Maria Antonietta Ferrara Dirigente P.S. da meno di un mese ad Ischia, controlli serrati delle nostre forze dell’ordine fuori i locali notturni, che sicuramente aprono troppo tardi (e qui dovrebbero intervenire i sindaci con propria ordinanza), e da cui si esce all’alba spesso in condizioni che non consentirebbero di mettersi alla guida. Ed occorre, alla base, l’educazione stradale nelle scuole, anche con simulazioni di incidenti mediante stuntmen e proiezioni di video. È triste ma è così. Quello che vediamo con i nostri occhi o che ci colpisce la tasca ci resta più impresso. Il Comitato la Strada del Buonsenso sta intensamente lavorando in questa direzione, quella del risveglio delle nostre coscienze; con il supporto delle forze dell’ordine e delle istituzioni potremo raggiungere qualche risultato. In certe situazioni non c’è autovelox che tenga”. Quest’ultima osservazione, assolutamente condivisibile, rende l’idea di quanto sia complessa la questione. Pr e professionista del by night e della movida, invece, Ciro Pilato la pensa in maniera decisamente diversa ed anche lui sui social non le manda a dire. Telegrafico e soprattutto esaustivo: “Solo un’isola bigotta, provinciale e retrograda può attribuire la responsabilità principale degli incidenti sulle strade ai locali notturni. Fate tanto i professori, cari papà e mamme moderne da tastiera e non sapete che i vostri figli/e a meno di 18 anni tirano cocaina come i porci?”. Che dire, più chiaro di così si muore.

Al netto delle divergenze di vedute, resta una situazione assolutamente “allucinante”, quasi da non credere. Non è un caso che all’atto del primo incontro con i giornalisti presso gli uffici di via delle Terme, la neo dirigente del commissariato di polizia Maria Antonietta Ferrara ebbe a dire di voler analizzare con estrema attenzione il fenomeno degli incidenti stradali: «Siamo davanti a numeri davvero spaventosi, dinanzi ai quali si resta allibiti: ho bisogno di capire perché succede tutto ciò». Ne occorre di tempo, ma il vicequestore ha l’esperienza tale da rendersi subito conto di alcuni aspetti di un determinato fenomeno. E così, nel momento in cui l’abbiamo contattata per chiederle se nel frattempo ha maturato qualche convinzione, risponde in maniera esplicita: «In casi del genere le cause possono essere tante, ma una cosa è certa: escludo in maniera categorica che si possano attribuire responsabilità alle strade isolane, il problema non è assolutamente lì». La soluzione, sulla carta, dovrebbe consistere in controlli ancor più martellanti, secondo qualcuno, ma in tutta onestà sotto questo aspetto alle forze dell’ordine presenti sul territorio non si può proprio imputare nulla: più che essere presenti 365 giorni l’anno h24, diventa davvero difficile. E allora, che cosa fare? Limitare la velocità è senza dubbio un buon inizio e lo stiamo notando negli ultimi tempi sulla Superstrada dove – e speriamo di non essere drammaticamente smentiti – pare che si stia pigiando decisamente meno il piede sull’acceleratore. E poi insistere con attività di sensibilizzazione, di prevenzione e magari pure di pesante repressione. Ma se è vero che globalmente negli ultimi tempi la consapevolezza e la presa di coscienza del fenomeno sono notevolmente cresciute, è altrettanto vero che lo stesso non si è affatto arrestato. Si continua a morire, esattamente come prima. E allora ogni tanto, perdonerete il pessimismo del vostro umile cronista, la sensazione è quasi quella di essere entrati in un labirinto nel quale diventa difficile trovare l’uscita. Ma difficile non vuol dire impossibile, e allora tanto vale continuare a interrogarsi su come fermare questa strage infinita. Confidando che prima o poi arrivi la “ricetta” giusta. Magari più prima che poi.

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Cirta

Mio Dio! Ma cosa ci vuole! Occorre maggiore presenza, sui territori, delle forze dell’ordine che presiedino, gli stessi, dopo l’uscita di questi balordi dalle discoteche e pab, ubriachi e strafatti di droghe.

Giovanni

Il problema è la mentalità che c’è su questa isola è che c’è troppa ignoranza e strafottenti che si mettono a guidare senza rispetto.

Cirta

Caro Giovanni il problema fondamentale è che si mettono alla guida in uno stato di lucidità offuscata. Costoro non dormono la notte, bevono bevande alcoliche senza limiti esi fanno di tanta specie di droghe per sballarsi, dopodiché, alle luci dell’alba, si mettono alla guida e ne combinano di tutti i colori.

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