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Concussione, le direttrici dell’inchiesta

Dalla Redazione

 

ISCHIA. Le attività di indagine, coordinate dalla Procura ed effettuate dagli uomini della Compagnia dei Carabinieri di Ischia, guidati dal cap. Andrea Centrella, scattarono a partire dalla denuncia presentata da Ciro Castiglione lo scorso 27 ottobre. Gli investigatori non si focalizzarono unicamente sulla prospettazione dei fatti delineata dall’albergatore ma, dimostrando pragmatismo, iniziarono ad agire tentando di dirimere alcuni dubbi preliminari: un’indagine che quindi non ha trascurato nessuna direzione, effettuata con prudenza e circospezione. In tale ottica, furono ricercate eventuali fonti di prova per accertare la veridicità delle vacanze godute dal Ferrandino a Castellaneta Marina (anche perché all’atto delle denuncia non vi era documentazione che lo certificasse); successivamente i Carabinieri hanno indagato sullo stesso denunciante, per fugare ogni dubbio su una eventuale strumentalità della denuncia di Castiglione, tramite apposite intercettazioni, osservazioni, controlli e pedinamenti: un’intensa attività volta a verificare quanto veniva riferito dall’albergatore e che testimonia la mancanza di preconcetti da parte degli investigatori nel tentativo di districare la vicenda; infine, si volle verificare la riconducibilità al Ferrandino della richiesta principale, escludendo un eventuale  “doppio gioco” da parte di Antonello D’Abundo. Le operazioni investigative portarono a una notevole mole di documentazione, che dimostrava, secondo gli inquirenti, l’esistenza di alcuni punti fermi: le due vacanze godute dal sottufficiale della Marina e dalla sua famiglia nel 2014 e 2015 erano state pagate dal Castiglione, mentre non esisteva alcuna traccia di pagamento dei servizi fruiti da parte del Ferrandino, che tra l’altro secondo gli investigatori era perfettamente a conoscenza dell’importo poiché presso il Villaggio Vacanze era stata rilasciata la fatturazione con importo già pagato. Come ampiamente illustrato dal nostro giornale nell’edizione dello scorso mercoledì, le indagini appurarono l’attendibilità del Castiglione, intercettandolo a più riprese. In alcune occasioni le sue dichiarazioni rese alla Polizia Giudiziaria sono state confermate dai fatti riscontrati, ad esempio l’incontro dello scorso 14 novembre 2015 con il D’Abundo, di fatto sicuramente avvenuto come dimostrano le analisi delle celle telefoniche, e  quello avvenuto l’8 dicembre sempre con l’agente di viaggi, come confermato dalle osservazioni e i pedinamenti effettuati dagli investigatori. Questi ultimi hanno anche appurato, e il dato è apparso di rilievo ai fini della fondatezza dell’inchiesta, che nel corso dell’intero periodo di intercettazione il Castiglione non ha mai intrattenuto colloqui con terzi soggetti che potessero far intendere una strumentalità della denuncia presentata: l’albergatore ha infatti sempre riferito puntualmente al Capitano Centrella ogni accadimento, come riportato dai documenti d’indagine. L’ulteriore profilo d’indagine era volto a ricostruire il coinvolgimento effettivo del maresciallo Ferrandino, attraverso varie direttrici: dapprima, con l’accertamento del rapporto di amicizia tra D’Abundo e Ferrandino, e poi arrivando a constatare il possesso, da parte del primo, di informazioni di attività poste in essere dalla Capitaneria di Porto. Una circostanza che dimostrerebbe l’esistenza di un legame che, andando al di là del semplice rapporto di amicizia, secondo gli investigatori si configurerebbe come un concorso criminoso in quanto, attraverso l’utilizzo delle informazioni apprese, si concretizzerebbe la fattispecie delittuosa. Infine, furono verificati gli incontri diretti tra il Ferrandino e il Castiglione. Per quanto concerne il primo aspetto, il rapporto di amicizia tra D’Abundo e Ferrandino viene confermato dagli incontri e dalle conversazioni tra i due, come quella del 9 novembre 2015, dalla quale tra l’altro gli inquirenti hanno desunto che lo stesso Ferrandino sia a conoscenza che la vacanza in Puglia fosse stata quantomeno organizzata dall’ amico,  ma anche dal contatto del 10 novembre e dagli incontri dell’11 novembre, del 29 novembre e  del 6 dicembre, fino ad arrivare a quella conversazione “criptica” del pomeriggio del 9 dicembre 2015 (riportata ieri dal nostro giornale),  in cui tra l’altro viene concordato il fatidico incontro con il Castiglione presso lo stadio del Fondo Bosso. Circa le informazioni sulle attività della Capitaneria di Porto, dal verbale di denuncia emerge come il Castiglione fosse stato messo a conoscenza proprio dal Ferrandino circa alcune attività di polizia giudiziaria, infatti, come dichiarato dall’albergatore, D’abundo faceva riferimento a controlli effettuati presso il parco termale del Poseidon, attività realmente posta in essere dalla Guardia Costiera come confermato dall’intercettazione di una conversazione tra Vanni Ferrandino e Piscopo. Lo stesso D’Abundo, quando parla nel corso del summit a tre del 9 dicembre, si riferisce ad alcune attività di cui era a conoscenza. Quell’incontro, durante il quale il Castiglione registrò col suo telefonino la conversazione, era stato preannunciato allo stesso Ferrandino dal D’Abundo. Nella registrazione del colloquio gli investigatori hanno tra l’altro potuto rilevare che, una volta appreso dei controlli, non fu Castiglione a chiedere informazioni, ma Ferrandino ad avvisare D’Abundo, e successivamente quest’ultimo ad avvisare Castiglione. Quest’ultimo già il 27 ottobre, giorno della denuncia, aveva palesato l’intenzione di registrare eventuali successive conversazioni con il D’Abundo o con il Ferrandino, senza nessuna pressione da parte della polizia giudiziaria. Le risultanze delle conversazioni non sarebbero quindi frutto di “provocazione” da parte di un “agente”, appunto perché il Castiglione agì spontaneamente di sua iniziativa.

 

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