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Condoni, l’affondo di Costa: «Gli ischitani? Hanno gli stessi diritti degli altri italiani»

ISCHIA. «Parliamo di Ischia, di terremoto e di condono. E spieghiamo come stanno le cose». A farsi sentire, e a voler mettere ancora una volta i puntini sulle “i”, è di nuovo lui. Lui è Sergio Costa, ministro per l’Ambiente e la Tutela del Territorio e del Mare del Governo Conte. Ha combattuto gli abusi edilizi da Comandante del Corpo Forestale dello Stato ed è chiaro che il gran parlare che si fa sul presunto condono in vista e inerente il cosiddetto Decreto Ischia da varare per favorire la ricostruzione post terremoto, è un argomento che per ovvi motivi non può lasciarlo insensibile. E allora, anche irritato da una serie di notizie che anche sui suoi canali social non ha esitato a bollare come fake news, ecco che l’ex militare è voluto tornare sul delicato argomento, partendo ovviamente da quello che è il punto focale ed il maggior oggetto di discussione e contesa. «Nel decreto “Genova e altre emergenze” c’è un articolo, il 25, che è da giorni sul banco degli imputati. Questo articolo dice una cosa molto semplice: che i cittadini di Ischia hanno diritto ad avere una risposta rispetto a una domanda di condono edilizio, presentata in alcuni casi 30 anni fa. Ebbene sì, la loro pratica è ancora inevasa. Mentre la loro vita procedeva, mentre il quotidiano scorreva e la richiesta di condono era ferma in qualche cassetto della burocrazia, su queste case è arrivato il terremoto che le ha abbattute o rese inagibili. Lo Stato deve rispondere a queste persone rimaste senza casa? Sì.  I terremotati di Ischia hanno gli stessi diritti di quelli di ogni altra parte d’Italia? Sì. Con questo articolo non si fa altro che dire a queste persone che lo Stato deve finalmente rispondere loro, entro 6 mesi. La risposta alla richiesta di condono potrà essere poi accolta, ma anche rigettata. E solo nel caso fosse positiva, queste persone avranno diritto al contributo per ricostruire la loro casa».

Un concetto espresso ancora una volta in maniera chiara e lineare, ma che chissà perché in tanti si ostinano a non voler capire, o magari fanno finta di non capire. Il ministro Costa aggiunge poi: «Non ho fatto mistero di non approvare questo articolo per come era stato originariamente formulato, per un semplice motivo: l’articolo dice che chi ha presentato la domanda di condono nel 2003 può ottenere la risposta entro 6 mesi, ma in questo modo si aprivano le maglie di un provvedimento che poteva dare via libera a richieste presentate quando ormai per Ischia c’era un piano paesaggistico, cioè quella norma importantissima che mette un argine agli abusi e all’uso indiscriminato di suolo, che troppe volte abbiamo visto in Italia. Inserire quest’anno 2003 delle domande di condono, insieme ad altri due anni, era per me un errore, proprio perché si correva il rischio di non rispettare il piano paesaggistico. Ed è proprio qui che il Parlamento è intervenuto per superare questo problema.  Il Parlamento può e deve intervenire per migliorare i decreti del Governo, e in questo caso lo ha fatto con un doppio risultato positivo: i cittadini colpiti dal terremoto avranno finalmente la loro risposta e il paesaggio di Ischia verrà tutelato». Poi l’esponente politico in quota grillina scende nei dettagli: «Vi spiego come: il Parlamento ha previsto che, per le domande di condono presentate nel 2003, le pratiche debbano passare anche per un esame delle Sovrintendenze, responsabili del vincolo paesaggistico, e delle Città metropolitane, per il vincolo idrogeologico. Ciò permetterà ai cittadini di Ischia terremotati da più di un anno di accedere in tempi brevi alla risposta dello Stato, non a un condono, ma solo a un doveroso esame delle domande di condono, che potranno essere accolte, ma anche respinte. Soltanto se la risposta fosse positiva, avranno il contributo per ricostruire la propria casa, come tutti gli altri terremotati d’Italia. Queste emendamento della Commissione va nella direzione giusta».

Poi Costa fa un salto indietro nel tempo per quella che ritiene essere un’altra doverosa precisazione: «Resta il riferimento all’anno 1985, che andrebbe modificato, anche per non determinare disparità di trattamento con gli altri cittadini italiani. Se il Parlamento apporterà altri miglioramenti, ne sarò ancora più lieto. Il Parlamento è sovrano. È una frase che, da uomo dello Stato, dico spesso e mai come in questi giorni ne ho conferma».

 Gaetano Ferrandino

 

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