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Consip: indagato il capitano Scafarto, l’accusatore di Giosi nel caso Cpl

ISCHIA.  Il capitano dei Carabinieri Gianpaolo Scafarto, componente del Nucleo operativo ecologico di Roma, è indagato per la deliberata manipolazione di alcuni atti d’indagine nell’ambito dell’inchiesta “Consip”. Il militare è noto alle cronache ischitane come colui che coordinò e diresse le indagini che hanno poi dato vita al processo per le presunte tangenti sulla metanizzazione dell’isola d’Ischia. Scafarto è infatti il testimone principale della pubblica accusa nel processo Cpl Concordia, quello che guidò la lunga attività d’intercettazione, sia telefonica che ambientale, nei confronti  di Giosi Ferrandino, Silvano Arcamone e il fratello del sindaco d’Ischia, l’avvocato Massimo Ferrandino, nell’inchiesta che scosse pesantemente l’isola proprio due anni fa. Dalla Cpl al caso Consip, Scafarto da accusatore diventa ora accusato. La Consip è la società deputata a gran parte degli acquisti che effettua la pubblica amministrazione. Il recente scandalo che ha colpito la cosiddetta “centrale degli acquisti” si incentra su un presunto caso di corruzione che vede coinvolto l’imprenditore napoletano Alfredo Romeo, alcuni dirigenti della Consip, il ministro renziano Luca Lotti e il padre dell’ex premier Matteo Renzi, Tiziano. Due sono i rami principali dell’inchiesta.  Nel primo, Romeo è accusato di aver corrotto un funzionario della Consip, provando a ottenere alcuni appalti pur essendo consapevole che le sue imprese non avevano le credenziali sufficienti per partecipare ai bandi di gara. L’imprenditore è inoltre accusato di aver promesso del denaro al padre del leader PD. Nel secondo ramo, il ministro Lotti è accusato, con alcuni dirigenti e componenti delle forze dell’ordine, di aver comunicato ad altri dirigenti della “centrale acquisti” l’esistenza di un’indagine in corso nei loro confronti. Tuttavia ieri pomeriggio, negli uffici della Procura della Repubblica di Roma a piazzale Clodio, gli inquirenti hanno contestato al capitano Scafarto il reato di falso aggravato: il militare, che si è avvalso della facoltà di non rispondere, è accusato della deliberata manipolazione di almeno due atti d’indagine. Si tratterebbe di passaggi importanti, manipolati in modo tale da accreditare un’attività di disturbo dei Servizi segreti (e di riflesso del Governo) sulle attività investigative che i Carabinieri conducevano su Romeo e le sue relazioni con Tiziano Renzi. Ricordiamo che la Procura di Roma aveva revocato al Nucleo operativo ecologico – dove opera Scafarto – la delega dell’inchiesta, in seguito alla fuga di notizie prodottasi col trasferimento dell’indagine da Napoli alla capitale. Entrando nel merito dell’accusa nei confronti del sottufficiale dei Carabinieri, l’analisi condotta dal procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo e dal sostituto Mario Palazzi sulle intercettazioni ambientali effettuate negli uffici della Romeo Gestioni ha rivelato che una frase attribuita ad Alfredo Romeo, il quale diceva di aver incontrato Tiziano Renzi, in realtà era stata pronunciata dall’ex parlamentare Italo Bocchino, collaboratore dell’imprenditore napoletano. Ma non è tutto: la Procura avrebbe anche appurato la falsità della presunta attività di pedinamento da parte di alcuni componenti dei Servizi nei confronti dei Carabinieri del Nucleo operativo ecologico durante l’indagine a carico di Alfredo Romeo.

Francesco Ferrandino

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