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CONSIP, Romeo intercettato: «Facciamo qualcosa di utile, mandiamolo ad Ischia»

«Possiamo fare qualcosa di utile, che ne so, per esempio, se deve fare le vacanze lui ama molto Ischia… possiamo fare qualcosa di utile». A tentare l’avance è Alfredo Romeo, l’imprenditore campano in cella dallo scorso primo marzo con l’accusa di corruzione. Ha davanti a sé Carlo Russo, il presunto facilitatore, il presunto mediatore degli interessi di Tiziano Renzi, padre dell’ex premier Matteo e dell’imprenditore che punta alla scalata in Consip. Una conversazione riportata in una delle ultime informative del Noe finite agli atti dell’inchiesta della Procura di Roma, a proposito della capacità di Romeo di offrire viaggi e «accomodation» a mo’ di tangenti. Romeo ci prova, nota una smorfia di perplessità in Carlo Russo, fa appena in tempo ad aggiustare il tiro: «Va be ma poi in fondo i miei cugini sono una cosa diversa da me…», a rimarcare l’opportunità di schermare eventuali trattative clandestine in modo da non dare nell’occhio.

Ed è in queste conversazioni che il riferimento ai soldi, sull’asse che porta a Renzi sr e allo stesso «omino» Carlo Russo o al suo consulente Italo Bocchino è abbastanza esplicito. E c’è un punto che, stando alla ricostruzione dei carabinieri del Noe, confermerebbe il contenuto dell’ormai famigerato pizzino di 30mila euro a «T» (Tiziano Renzi?) trovato nella discarica di via Pallacorda a Roma. Dice Romeo: «Allora, a questo punto io sto tranquillo, laddove ritiro 10mila euro a settimana e sto blindato…».

Blindato da cosa? A cosa fa riferimento questa conversazione? Secondo la polizia giudiziaria, non ci possono essere dubbi: Romeo – scrivono – ha interesse a raccogliere 40mila euro al mese, che andrebbero distribuiti secondo quanto viene fissato proprio nel pizzino ricavato dagli uffici romani di Romeo: 30mila euro per «T», mentre a «CR» andrebbero 5 per 2. Chiaro il ragionamento degli inquirenti? Romeo avrebbe intenzione di ritirare da un suo conto corrente personale (non intestato alle aziende, nel timore di sequestri) diecimila euro alla settimana, «da chiudere nel cassetto» anche perché «qua le banche è un casino» e «la gestiamo con prudenza questa cosa qui». Parole che evidenziano il rischio di subire una segnalazione da parte delle banche in materia di tracciabilità del contante, come per altro avvenuto di fronte alla mole di assegni da 5mila euro staccati «a se medesimo» (oltre 350mila euro, per creare provviste in nero da far girare come tangenti, dicono i pm).

DA IL MATTINO.IT

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