LE OPINIONI

«Caffè Scorretto» «La calma e la virtù degli orti»

Affermava Leo Longanesi, “padre” di scrittori e giornalisti come Flaiano e Montanelli: “La mia ignoranza è infinita”. Ammetto che la mia lo è ancora di più, non potrebbe essere diversamente. Specie quando s’incontrano strane strade come quella cui hanno creato la maggioranza e la (ex) minoranza di Ischia. Dicono che hanno a cuore le sorti dei cittadini, che l’hanno fatto per il “bene” collettivo.

Affermava Leo Longanesi, “padre” di scrittori e giornalisti come Flaiano e Montanelli: “La mia ignoranza è infinita”. Ammetto che la mia lo è ancora di più, non potrebbe essere diversamente. Specie quando s’incontrano strane strade come quella cui hanno creato la maggioranza e la (ex) minoranza di Ischia. Dicono che hanno a cuore le sorti dei cittadini, che l’hanno fatto per il “bene” collettivo. A leggere il “manifesto” striminzito, impaginato e incorniciato su facebook si nota qualche piccola contraddizione

A leggere il “manifesto” striminzito, impaginato e incorniciato su facebook si nota qualche piccola contraddizione. Non perché non si potesse fare, non perché non ci si potesse mettere insieme in questo momento delicato. No. Come ha reso chiaro nelle sue considerazioni l’imprenditore di Sant’Angelo Celestino Iacono, se quel “bene” collettivo, la sua tutela, fosse stato nel “cuore” di chi amministra quel comune (ma potremmo allargare il raggio d’azione anche agli altri cinque) sin dagli inizi di questa emergenza – da marzo 2020 – probabilmente le critiche, oggi, non avrebbero avuto terreno fertile.

La questione, centrale, è che l’hanno fatto a pochissima distanza di tempo dalla tornata elettorale che interesserà il comune capoluogo. E ciò lascia ampi spazi all’immaginazione da un lato e superfici anguste per l’altro. Perfetti come un orologio svizzero, non hanno ritardato “il tempo” – ma non l’hanno neppure anticipato – e perciò allo stesso modo non avanzano di un millimetro sulla carta geografica per tentare di interrompere, nella sostanza, il flusso anestetizzato e lisergico di un’isola e di una popolazione sfiancata dal bombardamento nella sua economia e nella struttura sociale come nella salute, senza tener conto dei settori più propriamente “amministrativi”.

Sembrerebbe un bel programma, peccato che trapeli la tipica stanchezza di chi tratta l’argomento e taglia corto non citando le occasioni che ci sono (state! Su tutte il Patto Strategico per la coesione socio economica dell’isola, elaborato da Mimmo Barra nel 2015 per intercettare fondi cospicui da Regione e Comunità Europea, cui ho accennato in varie occasioni) per esaudire prima questa voglia di rinascita, pardon, di “rilancio”. L’impressione è che si voglia circumnavigare il cadavere – dell’isola – per dedicarsi più alla sua ombra poiché nella dichiarazione di “chiamata alle armi” non si fa il minimo riferimento alle “altre” amministrazioni che occupano lo stesso spazio geografico. Tranne menzionarle nella parte che riguarda il “supporto al settore turistico”, delimitando così l’area di condivisione, o l’orto di possibilità a un particolare ambito, isolandolo come fosse una specie di villeggiatura in compagnia di amici, conoscenti e clienti

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Affrontare il discorso sarebbe come cercare di descrivere ciò che fa un “elefant prodige“ in una cristalliera. Ci si può provare. Tanto se continua così della vetrina, in cui si muovono paure, sogni di aperture rimandate e tavole gozzoviglianti imbandite di turismo come delle aspettative che ritorneremo senza sforzo sotto i riflettori internazionali, rimarrà ben poco. A parte le elezioni del prossimo anno a Ischia e, a seguire, quelle degli altri comuni. Un orologio, che cerca di catturare l’ora giusta ma che, invece, ferma il tempo e molto spesso la perde. E pur concedendo il beneficio del dubbio a questa istantanea, l’attenzione non può che tornare al “manifesto” dell’elefante politico che titola “rilanciamo Ischia”, nella considerazione che ci sia mai stato qualcuno prima che l’abbia lanciata da qualche parte.

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Trani

Se Einstein, citato in questa dichiarazione congiunta che ha il sapore della blindatura in vista delle votazioni, diceva “nelle difficoltà nascono le opportunità”, – ma in questo caso germogliano anche le “inopportunità politiche” – si potrebbero citare altre sue parole per completare il quadro: “Parlare di crisi significa promuoverla; non parlarne significa esaltare il conformismo. Cerchiamo di lavorare sodo, invece. Smettiamola, una volta per tutte, l’unica crisi minacciosa è la tragedia di non voler lottare per superarla”. Che tipo di lotta, perciò, si vuole iniziare con questo “elefante”? “Accelerare un processo di cambiamento, ammodernamento e consolidamento in molteplici settori”, in funzione delle sfide che verranno si afferma nel manifesto. Sì, ma in che modo? “Immaginiamo anche per il Comune di Ischia un progetto ampio e di larghe vedute a cui è opportuno che collaborino tutte le forze politiche responsabili del territorio.

Se fosse così, con questo manifesto saremmo di fronte all’ennesimo tentativo di rilancio, simile a quell’inquilino avaro che vuole accumulare provviste, fondi, posizioni e continuità politiche amministrative, di nascosto dagli altri membri della famiglia per limitarne la dieta nella paura che ognuno, nel tentativo di fare lo stesso, possa mangiare troppo

Scriviamo il futuro del nostro paese e c’è bisogno del contributo di tutti, mettendo da parte il colore e gli interessi politici e mettendo al centro l’amore per il nostro paese. Se l’obiettivo è quello di lasciare un segno positivo, questo è il momento di dimostrare concretamente l’attaccamento alla nostra comunità e dare prova di coesione”. Sembrerebbe un bel programma, peccato che trapeli la tipica stanchezza di chi tratta l’argomento e taglia corto non citando le occasioni che ci sono (state! Su tutte il Patto Strategico per la coesione socio economica dell’isola, elaborato da Mimmo Barra nel 2015 per intercettare fondi cospicui da Regione e Comunità Europea, cui ho accennato in varie occasioni) per esaudire prima questa voglia di rinascita, pardon, di “rilancio”.

L’impressione è che si voglia circumnavigare il cadavere – dell’isola – per dedicarsi più alla sua ombra poiché nella dichiarazione di “chiamata alle armi” non si fa il minimo riferimento alle “altre” amministrazioni che occupano lo stesso spazio geografico. Tranne menzionarle nella parte che riguarda il “supporto al settore turistico”, delimitando così l’area di condivisione, o l’orto di possibilità a un particolare ambito, isolandolo come fosse una specie di villeggiatura in compagnia di amici, conoscenti e clienti. Perciò non è ben chiaro, non si comprende, se quando si parla di “territorio” la matrice di quest’avvio per una rinnovata collaborazione si riferisca solo al Comune di Ischia oppure tenga conto, una volta per tutte, che certi temi (società ed economia, trasporti e mobilità, piano traffico e divieto di sbarco tanto per citarne alcuni), specie in questo periodo di “crisi” non si possono frazionare disegnandone le posizioni attraverso i confini amministrativi. Se fosse così, con questo manifesto saremmo di fronte all’ennesimo tentativo di rilancio, simile a quell’inquilino avaro che vuole accumulare provviste, fondi, posizioni e continuità politiche amministrative, di nascosto dagli altri membri della famiglia per limitarne la dieta nella paura che ognuno, nel tentativo di fare lo stesso, possa mangiare troppo. Tanto varrebbe evitare proclami e cominciare a organizzare una di quelle belle sagre di cui si sente la mancanza. Tanto il Covid alla fine passerà, meglio farsi trovare pronti.

Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci

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