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Coronavirus: calano morti e pazienti gravi. Esperto, «misure funzionano»

Il Ministro della Salute, Speranza: «Siamo ancora nel pieno dell’epidemia. Sarebbe un grave errore abbassare la guardia proprio ora». Il Sud, soprattutto in questa fase, può rappresentare un grande rischio e deve essere “sorvegliato speciale”. 

Ci sono meno decessi e meno ricoverati in terapia intensiva, che sono quelli a maggiore rischio di morte: il trend degli ultimi giorni ci fa ben sperare in Italia. Abbiamo rallentato il dramma di queste settimane. Luca Richeldi, pneumologo e membro del Comitato tecnico scientifico (Cts) del ministero della Salute, sintetizza il cauto ottimismo per i dati dell’emergenza coronavirus in Italia: il bilancio giornaliero registra 3.815 malati in più (totale 73.880) e un incremento di 756 vittime, che porta il bilancio sempre più pesante a 10.779 morti (sabato l’aumento era stato di 889). Mentre in terapia intensiva si trovano ora 3.906 malati, solo 50 in più rispetto a ieri. Un dato ritenuto significativo come quello dei guariti, che non sono aumentati come sabato ma hanno comunque subito un incremento significativo di 646, che porta il totale a 13.030. Ed è la tendenza incoraggiante degli ultimi giorni, nonostante le cifre sempre impressionanti dei decessi, a spingere il governo e tutti gli esperti all’appello a non mollare la presa sulle misure di contenimento «Siamo ancora nel pieno dell’epidemia – dice il ministro della Salute Roberto Speranza – Sarebbe un grave errore abbassare la guardia proprio ora». 

Il Sud, soprattutto in questa fase, può rappresentare un grande rischio e deve essere “sorvegliato speciale”. 

I numeri diffusi dal commissario Angelo Borelli nella conferenza stampa alla Protezione civile evidenziano un calo dei decessi (756 contro gli 889 di ieri) e dei ricoveri in terapia intensiva (50 contro i 124 di sabato), ma un leggero incremento dei contagi (3.815 contro 3.651 di ieri). Il totale dei guariti arriva invece a 13.030 (646 il dato odierno).
Segnali positivi, appunto, ma ancora insufficienti per poter pensare che siamo ad una svolta.  Tempo e gradualità è ciò che raccomanda, interpretando i dati, il virologo Fabrizio Pregliasco dell’Università di Milano: «Da quello che emerge, nei limiti della rappresentatività dei dati giornalieri, possiamo parlare di un segnale positivo che, al momento, conferma la necessità di continuare ad insistere con le rigorose misure di isolamento sociale in atto perchè non siamo ancora davanti ad una vera inversione di tendenza». In questo quadro, una particolare attenzione va alle Regioni del Centro-Sud, dove potrebbe verificarsi un aumento dei casi: «Ora la nuova frontiera è proprio il Sud. Per il momento – spiega l’esperto – ci sono focolai più ristretti ma bisogna prepararsi per tempo al peggio ed al rischio di un’ondata. La speranza è di riuscire a migliorare il controllo per impedire che tali focolai possano espandersi ulteriormente. Bisogna organizzarsi per tempo per riuscire a gestire, se si dovesse verificare, lo scenario peggiore, ma continuano ad esserci dalle Regioni meridionali segnalazioni della necessità di implementare le dotazioni di dispositivi di protezione individuale spesso insufficienti». Cruciale, secondo Pregliasco, è quindi «attrezzarsi da subito, perchè anche al Nord l’epidemia è partita in modo subdolo e rallentato per poi avere uno sviluppo verticale repentino. Il rischio è che possa succedere anche al Sud».

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Foto Franco Trani

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