Corruzione e falso, è terremoto giudiziario: c’è anche Procida
La bufera si è abbattuta nel porto di Napoli: 29 indagati. 2 ordinanze in carcere, 7 ai domiciliari con 1 divieto di esercizio della professione sanitaria e 20 misure dell'obbligo di presentazione all'autorità giudiziaria. Ci sono dipendenti della Capitaneria di porto e medici. Una inchiesta che scuote anche le isole con i suoi intermediari procidani

Corruzione e falso in atti pubblici in cambio di attestati, timbri, certificazioni sanitarie e professionali necessarie per le attività professionali nel settore marittimo. È questo l’assunto del terremoto giudiziario che sta scuotendo il porto di Napoli e con i suoi riverberi ed intermediari anche le isole del Golfo di Napoli. Tra i soggetti coinvolti anche intermediari di Procida. Per delega del Procuratore della Repubblica di Napoli, militari della Guardia Costiera di Napoli agli ordini dell’Ammiraglio Piero Giuseppe Vella, ieri mattina hanno dato esecuzione ad un provvedimento di applicazione di misure cautelari personali quali la custodia in carcere, arresti domiciliari, obbligo di presentazione alla autorità di polizia giudiziaria ed interdittive che impongono il divieto di esercitare la professione sanitaria. Il provvedimento emesso dal GIP del Tribunale di Napoli su richiesta della Procura di Napoli – sezione seconda “Reati contro la Pubblica Amministrazione”, nei confronti di soggetti, gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di corruzione e falso in atti pubblici, alla cui realizzazione avrebbero contribuito pubblici ufficiali dipendenti dell’Ufficio della Sanità Marittima e personale appartenente al Ministero delle Infrastrutture, in servizio presso la Capitaneria di Porto di Napoli, nonché personale medico in servizio presso la sede INAIL di Napoli o presso l’ASL nonché marittimi e vari intermediari.
Un’indagine coordinata dalla Procura di Napoli e condotta dalla capitaneria di porto che ipotizza episodi “seriali di corruzione” per agevolare il rilascio delle certificazioni professionali o sanitarie richieste per lo svolgimento dell’attività professionale nel settore marittimo. Senza le quali sarebbe stata preclusa ogni attività.
29 INDAGATI
L’inchiesta condotta dalla Procura di Napoli e dalla Capitaneria di Porto, nella quale si ipotizzano episodi reiterati nel tempo secondo procedure “seriali di corruzione” ha portato il pm Henry John Woodcock, il procuratore aggiungo Sergio Ferrigno, a richiedere al gip Federica Colucci ad emettere 2 ordinanze di custodia cautelare in carcere, 7 agli arresti domiciliari di cui 1 divieto di esercizio della professione sanitaria e 20 misure dell’obbligo di presentazione all’autorità di p.g. Sarebbero dunque almeno 29 gli indagati su un presunto giro di mazzette ed utilità intascate in cambio del rilascio delle certificati medici e di idoneità professionale a marittimi.
LE INDAGINI: CORRISPOSTE SOMME DI DANARO O ALTRE UTILITÀ
Secondo quanto risulta dall’approfondita attività di indagine degli 007 della Procura, sarebbero emerse varie tipologie di illecito, tra cui, in particolare:
– in alcuni casi, intermediari, in accordo con impiegati della Capitaneria di Porto, avrebbero garantito ai marittimi il conseguimento o il rinnovo di certificati di idoneità professionale, rilasciati dalla Capitaneria di Porto in mancanza dei requisiti previsti per legge;
– in altri casi, i marittimi avrebbero conseguito il rilascio di certificazione medica senza che gli stessi venissero sottoposti alle visite mediche;
– in altri casi ancora, i marittimi avrebbero ottenuto di accedere indebitamente a benefici previdenziali in seguito al rilascio da parte dei sanitari di falsi certificati di malattia. Le attività incriminate sarebbero state commesse dai pubblici ufficiali ai quali sarebbe stato corrisposto il pagamento di somme di denaro o comunque il versamento di altre utilità.
UN TERREMOTO CHE SCUOTE ANCHE LE ISOLE, TRA GLI INTERMEDIARI LUBRANO LAVADERA
I destinatari delle misure cautelari non sono militari ma civili e una delle persone arrestate è un impiegato civile del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti assegnato alla Capitaneria di Porto di Napoli. Secondo quanto emerso dagli accertamenti in alcuni casi, intermediari, in accordo con impiegati della Capitaneria di Porto, avrebbero garantito, in dispregio della correttezza è della norma, ai marittimi il conseguimento o il rinnovo di certificati di idoneità professionale.
In carcere, con l’accusa di corruzione, finiscono l’impiegato del ministero dei Trasporti, all’epoca dei fatti in servizio presso l’ufficio Gente di Mare della Capitaneria di porto di Napoli, Giuseppe Ventresino, di 61 anni, e il medico Nicola Moriello, di 60 anni, all’epoca un servizio presso l’ufficio Sanità marittima. Ai domiciliari vanno alcuni presunti intermediari delle corruzioni seriali che sono state ipotizzate dai pm, fra i quali Gaetano Consalvo, di 73 anni, Antonio Lubrano Lavadera, di 72 anni, e il medico Vincenzo Cautiero, di 70 anni, in servizio all’Inail. Un terremoto giudiziario che per gli ambiti, i ruoli ed i personaggi coinvolti scuote anche le isole del Golfo di Napoli.
INNOCENTI FINO A SENTENZA DEFINITIVA
Il provvedimento eseguito è una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione e i destinatari della stessa sono persone sottoposte alle indagini e, quindi, presunte innocenti fino a sentenza definitiva. La nota inviata dall’Ammiraglio Ispettore CP Pietro Giuseppe Vella chiarisce che Tutti potranno replicare alle accuse nei successivi passaggi del procedimento. Nel corso degli interrogatori di garanzia le parti avranno modo di dimostrare la loro estraneità ai fatti addebitatigli e la correttezza del proprio ruolo e della condotta tenuta.