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Soccorso in mare, le Capitanerie di porto incontrano le scuole dell’isola

Gianluca Castagna | Casamicciola T. – Scene autentiche di salvataggi in mare, di recupero naufraghi, di soccorsi per salvare le vite di persone in difficoltà a causa di condizioni meteo marine proibitive. Sono tanti i compiti assegnati alle Capitanerie di porto, uno dei corpi specialistici della Marina Militare italiana, con funzioni di guardia costiera. La sicurezza della navigazione e del trasporto marittimo, la tutela dell’ambiente marino e dei suoi ecosistemi, l’attività di vigilanza dell’intera filiera della pesca marittima, il controllo dei porti e delle spiagge. Ma nulla quanto le attività a salvaguardia della vita umana in mare strappa l’applauso dei cittadini e rende merito all’operato di tanti uomini e donne che fanno parte del personale della Guardia Costiera.
Foto secondaria in basso a destraEd è quello che è successo anche sabato pomeriggio, nell’Auditorium dell’Istituto Comprensivo “E. Ibsen” di Casamicciola, di fronte a una foltissima platea di studenti dell’I.T “E. Mattei” e del triennio del Nautico “C. Mennella”, invitati a partecipare al convegno “Le Capitanerie di Porto e il soccorso in mare”, in occasione della VI Festa dei sottufficiali organizzata dall’UNSI, Unione Nazionale Sottufficiali Italiani in collaborazione con la Pro Casamicciola Terme.
Un’occasione per indirizzare le nuove generazioni verso una solida cultura del mare e una decisa consapevolezza di “cosa dover fare”‘, con riferimento alla prevenzione degli incidenti in acqua e alle attività connesse alla balneazione. Ma soprattutto fare proprie le regole non scritte del mare, in primo luogo il rispetto della vita umana al di là delle convenzioni o delle norme. Chi si trova in pericolo, in mare, sa che chi lo ascolta deve andare a soccorrerlo.

Foto 2Lo ribadisce a chiare lettere l’Amm. Giovanni Pettorino, Comandante del Porto di Genova e Direttore Marittimo della Liguria ma ischitano per origini e sentimenti. La precisazione di un principio che porta dritto al cuore di una delle più grandi tragedie del nostro tempo nel Mediterraneo: la migrazione dei popoli.
Ogni giorno migliaia di profughi scappano dall’orrore delle loro case, lasciano le coste africane e del Medio Oriente con mezzi di fortuna per cercare salvezza in Europa. E ogni giorno uomini e donne della Guarda Costiera fanno il possibile e l’impossibile per salvarli dalla morte in mare. Una qualità e una professionalità apprezzate in tutto il mondo (mezzi e uomini delle Capitanerie sono stati chiamati ad operare anche in mare Egeo, tra Grecia e Turchia), gratificate dal tributo di numerose rappresentanze degli stati africani, oltre che dalle splendide parole di Papa Francesco che ha voluto incontrarli e ringraziarli personalmente.
Dal 1991, ricorda l’Ammiraglio, sono stati salvati circa 700.000 individui. Solo 60.000 nel 2011, l’anno delle rivoluzioni arabe. Naturalmente il soccorso in mare di chi chiede asilo in Europa va accompagnato da un impegno culturale necessario per capire il valore di ogni persona umana, che ha gli stessi nostri diritti alla vita; per vincere l’indifferenza di fronte a queste masse umane disperate che vagano da un continente all’altro; per prendere coscienza che siamo tutti chiamati in causa. Fino a quando l’Europa non comprenderà che la questione dell’immigrazione deve essere condivisa tra i vari Stati, attraverso l’adozione di una politica comune volta al soccorso, all’accoglienza e all’assistenza prima che al respingimento, le conseguenze negative di questo fenomeno non faranno che peggiorare.
Foto 1Alla folta platea dell’Ibsen, Pettorino ha poi illustrato due operazioni formidabili della Guardia Costiera portate a termine con successo negli ultimi tempi. La prima è il salvataggio dei passeggeri a bordo della Norman Atlantic, la nave divorata dal fuoco il 28 dicembre 2014 mentre dalla Grecia si dirigeva al porto di Ancona. La più grande operazione di soccorso a mezzo elicotteri che sia mai stata realizzata. 452 superstiti, 11 deceduti, 19 dispersi. Numeri che sarebbero stati ancora più consistenti se non fosse intervenuto il coraggio, la fatica e professionalità con cui i soccorritori sfidarono il mare in tempesta e il gelo, salvando quasi tutti i passeggeri. L’operazione, coordinata dalla Centrale operativa del Comando generale e dallo stesso Pettorino, è diventata caso di studio per la sinergia, il coordinamento e la capacità operativa espressa dai mezzi intervenuti, in primo luogo la componente aerea e navale della Marina.
Così come impeccabile è stato l’ultimo viaggio del relitto della Concordia, dall’isola del Giglio al porto Genova, dove tra qualche mese termineranno le operazioni di smantellamento e la nave non esisterà più. «I problemi da affrontare erano tanti – spiega l’ammiraglio alla platea di studenti e non solo – il traffico estivo dei diportisti, il carico della nave a forte rischio di inquinamento, l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale, la diffidenza nemmeno tanto celata dei francesi, intervenuti perché lo spostamento è avvenuto al limite delle acque territoriali. Tutto è stato eseguito con la massima attenzione, con verifiche continue durante il viaggio, senza inquinamento e senza alcun tipo di problema. Un’operazione perfetta, malgrado lo scetticismo dei francesi».

La salvaguardia del mare e degli ecosistemi, del resto, rientra a pieno titolo tra i compiti e le missioni delle Capitanerie di Porto. Un mare fragile, delicato, il Mediterraneo. Semichiuso, con un ricambio delle acque lento e difficoltoso. «Pur rappresentando solo lo 0,7 delle superfici marine del pianeta – ricorda Pettorino – il Mediterraneo è un mare nel quale navigano il 25-30% delle navi di tutto il mondo. Un compito difficile, quello di proteggerlo, ma che la Guardia Costiera assolve con scrupolo e impegno continui. L’ambiente sottomarino va conservato perché abbiamo una forte responsabilità: consegnare ai nostri figli questo mare come ce lo hanno lasciato i nostri genitori».

 

 

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