CRONACAPRIMO PIANO

«Cosa ci insegna tutto ciò?», la parola alla difesa

Lettera aperta di Fabio Silvestri, studente del Liceo Buchner e rappresentante della consulta provinciale: le sue parole rappresentano un’accusa a chi si è scagliato senza mezzi termini contro M., il 17enne studente colpevole di aver diffuso l’immagine del murale realizzato da Jorit accompagnata da parole a sfondo razzista

Di Fabio Silvestri

Le parole che sono state spese in merito agli avvenimenti delle scorse settimane sono tante, forse troppe e, a volte, finanche esagerate. Esagerate, sì, perché in ballo c’è la vita di un diciassettenne, di un mio amico, che senza ombra di dubbio ha sbagliato, ma che ha capito il suo errore e ha – a più riprese – chiesto scusa per quello che ha fatto. Non voglio essere io l’ennesimo narratore di questa vicenda, che vi riporta i fatti e aggiunge la sua critica finale. Andiamo assieme oltre, proviamo a capire cosa ci ha insegnato tutto ciò. Frequentando un indirizzo scolastico nel quale si trattano prettamente materie umanistiche – dalla filosofia alla pedagogia – la mia riflessione non può essere che di questo stampo, umana e dalla visione costruttiva. Cosa ci insegna tutto ciò, quale è la consapevolezza con la quale torniamo a casa dopo le nostre cinque ore di scuola o dopo la nostra giornata di lavoro? Capiamo che a sbagliare non è soltanto M., sbagliano anche coloro che puntano esclusivamente al castigo, creando in tal modo fenomeni di odio, come la stragrande maggioranza delle parole scritte nella sezione commenti di Facebook, riguardati l’accaduto, o le affermazioni che ho sentito personalmente durante la manifestazione di lunedì 23, come “Va allontanato dalla società”, “Persone così dovrebbero perdere il diritto al voto” o ancora “Dovete allontanarvi da lui per salvarvi”.

«Dove era la larga fetta di adulti che su Facebook ha scritto solo parole di odio? Sulle scale del “G. Buchner” erano presenti solo gli organizzatori e, esagerando, due dozzine di ragazzi, io ero lì, sentivo e rabbrividivo, prendevo le sue difese, ma sono stato additato anche io»

Quest’ultima manifestazione mi ha lasciato a bocca asciutta. Dove era la larga fetta di adulti che su Facebook ha scritto solo parole di odio? Sulle scale del “G. Buchner” erano presenti solo gli organizzatori e, esagerando, due dozzine di ragazzi, io ero lì, sentivo e rabbrividivo, prendevo le sue difese, ma sono stato additato anche io in quanto suo amico e mi hanno consigliato, a più riprese, di allontanarmi, ho sempre risposto di no. Livore proveniente da chi ha sempre dichiarato di credere nel valore dei ragazzi, “perché loro sono il futuro”, ma che, per imporre il loro pensiero, è capace solo di urlare. Tutto questo non conduce a nulla di costruttivo, ma solo alla stigmatizzazione. Parlo di stigmatizzazione in quanto si sta andando a screditare, declassare e disonorare un individuo di soli 17 anni, che ricordiamo ha sbagliato, ma è pur sempre un minore. Si continua a ragionare di “pena esemplare”, tremo dinnanzi a queste espressioni.

«Riteniamo davvero che una società, per essere giusta, debba trovare necessariamente un capro espiatorio? Decideranno i posteri, ma nel frattempo stanno pervenendo minacce di violenze e di finanche di morte. Dunque questa pena sta portando solo altro odio»

Ads

Possiamo associare a un ragazzo di diciassette anni una pena, un castigo, per di più esemplare, cosa significa esemplare e chi definisce cosa sia esemplare o meno? Forse più è vessatoria nei suoi confronti e più sarà esemplare. Riteniamo davvero che una società, per essere giusta, debba trovare necessariamente un capro espiatorio? Decideranno i posteri, ma nel frattempo stanno pervenendo minacce di violenze e di finanche di morte. Dunque questa pena sta portando solo altro odio.

Ads

Serve un’azione finalizzata all’educazione dello stare in società, alla vita democratica e soprattutto al rispetto. Un pensiero lo voglio dedicare anche all’artista Jorit che attualmente ospitiamo sulla nostra isola. Il messaggio della sua opera è quello di tolleranza, di unione e di superamento dei confini tracciati dai luoghi comuni, dalle intolleranze. Quindi perché non accettare le scuse di un ragazzo che pentito ha parlato in piazza pubblica? E pensare che lo stesso artista utilizza luoghi comuni come la divisa – una semplice giacca e una cravatta – e un taglio di capelli per definire, con tono discriminatorio, M. un fascista. Eppure dovrebbe essere lui idolo e ispirazione per una visione della società senza pregiudizi e fatta di bene. Frattanto tra la presenza di Jorit e le dimissioni di M., ci si dimentica di avere una rappresentanza degli studenti che continua a lavorare per portare avanti tutti i progetti, stessa rappresentanza sempre protagonista delle scelte fino alla scorsa settimana, che da adesso viene dimenticata, come nel caso del dono da lasciare prima della partenza a Jorit. Evitiamo una caccia alle streghe! Spero che questo mio scritto sia arrivato nel miglior modo possibile: il mio intento non è quello di criticare. Mettiamo un punto. All’odio, al male che si sta generando in quest’ultima settimana. “Parole a fare male”, letteralmente.

* STUDENTE LICEO BUCHNER, RAPPRESENTANTE CONSULTA PROVINCIALE

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Pulsante per tornare all'inizio
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex