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Così si prendono l’isola ad agosto

Non sono alieni, non sono extraterrestri. E, soprattutto, non sono affatto imprevedibili. Anzi, le loro abitudini, usi e costumi – spesso folkloristici, spesso discutibili, qualche volta anche pericolosi per il prossimo – sono ormai ampiamente diffuse e radicate. E non è un caso che negli ultimi anni le forze dell’ordine abbiano avuto vita più agevole nel tenere a bada certi fenomeni e certi soggetti che, sperando di non peccare di razzismo (tranquilli, stavolta i musulmani, il terrorismo e la psicosi annessa non c’entrano nulla), francamente più che soldi – come amano dire loro – all’isola ed al territorio portano soprattutto problemi. E danni di immagine incalcolabili. Da metà luglio a fine agosto, inutile girarci intorno, l’isola è costretta a vivere indossando gli abiti di una variegata e variopinta succursale dell’hinterland partenopea e la colpa, al netto di qualche variazione al tema, è tutta delle affittanze estive. Di quelle capre che noi isolani siamo diventati e che ci inducono, per metterci qualcosa di soldi in tasca (per giunta spesso senza nemmeno registrare il contratto e dichiarare i “signori ospiti” all’autorità di pubblica sicurezza, come ampiamente prescritto dalla legge che qui però continua a essere un optional) a fare armi e bagagli e lasciare casa al prossimo. E quando l’abitazione è la cosiddetta “seconda casa” non c’è nemmeno bisogno di dover traslocare. Il massimo della vita, fa niente che poi la vita qui diventi un inferno. E un paradosso, pure.

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