Così Trotta minacciava i vigili: Non avete capito chi sarà il morto in futuro…
PROCIDA – Una delle accuse rivolte al comandante della polizia municipale di Procida, colonnello Giuseppe Trotta, e riportata nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip che ne ha disposto la custodia cautelare agli arresti domiciliari, è quella di aver provato a “inguaiare” i vigili che all’interno del comando non erano “allineati e coperti” ed in particolare quelli che avevano “osato” andare a rendere informazioni contro la sua persona davanti alle forze dell’ordine. Trotta, dopo le perquisizioni ed i sequestri eseguiti dalla polizia giudiziaria il 25 luglio 2012, più volte tentava di carpire direttamente o indirettamente attraverso i propri dipendenti notizie utili sugli sviluppi delle attività investigative e sulle eventuali prove in possesso degli inquirenti con l’evidente fine di inquinarle, tentando di ricostruire i fatti oggetto di accertamento modificando il reale accadimento degli stessi, accordandosi con i correi al fine di ricostruirne con essi un andamento diverso. Ed è in quella fase storica precisa che veniva messa in atto una nuova strategia consistente in anomale sanzioni disciplinari.
Siamo al 17 agosto 2012 quando l’agente Gianluigi porta si presentava presso la Stazione dei Carabinieri di Procida per rendere dichiarazioni in ordine a quanto accaduto il giorno precedente. Reso edotto dalla polizia giudiziaria della circostanza che le indagini avevano ad oggetto anche condotte che potevano essere allo stesso addebitabili, finendo così nel registro degli indagati, il Porta rinunciava alla facoltà di farsi assistere da un legale e riferiva che il mattino del giorno precedente era stato raggiunto dal Trotta, accompagnato nell’occasione dall’agente Mario Laddanza. Il comandante, nella circostanza, lo avrebbe accusato di aver ordito insieme al collega Vincenzo Intartaglia ed altri agenti della polizia municipale una “congiura” ai sui danni, e poi minacciato con una frase tanto eloquente quanto sinistra: “Tanto voi non avete capito ancora chi sarà il morto in futuro…”. Quello che accadde qualche ora dopo, sarebbe particolarmente significativo, secondo gli inquirenti. Trotta fece allontanare Porta dall’area di servizio nella quale si trovava destinandolo ad altro incarico per presentarsi poi sul posto in maniera plateale con lo stesso Ladanza e gli agenti Salvatore Lubrano Lavadera e Domenico Scotto Di Tella procedendo ad un improvviso controllo delle aree di sosta al fine evidente di contestare proprio a Gianluigi Porta il fatto che non avesse provveduto a sanzionare tutte le autovetture parcheggiate in divieto di sosta, inadempimento che però era attribuibile, almeno in parte, al suo momentaneo (ed imposto) allontanamento.
Ecco testualmente quanto verbalizzato dal vigile urbano quando si presentò dinanzi ai militari dell’Arma: “… omissis… Successivamente, verso le ore 10.30 circa, venivo chiamato telefonicamente dal mio Comando, nella persona del Sovrintendente Ignaro Domenico il quale mi riferiva di recarmi presso via Vittorio Emanuele 175 presso l’abitazione della signora Ingegneri al fine di ritirare un verbale di contestazione relativo alla mancata osservanza dell’ordinanza sindacale per il deposito di rifiuti e redatto dall’agente Intartaglia Vincenzo. Immediatamente mi recavo sul posto ma contattata la signora Ingegneri mi riferiva che il verbale lo aveva buttato in quanto già pagato. Subito dopo, mi riportavo nella zona di servizio a me assegnata e giunto in Piazza della Repubblica giungevano ad alta velocità due auto di servizio della polizia municipale: la Grande Punto con a bordo il comandante Trotta alla guida e l’assistente capo Laddanza Mario seduto al lato passeggero e il Fiat Fiorino con a bordo gli agenti di P.M. Scotto Di Tella Domenico che conduceva, al lato l’agente Lubrano Lavadera Salvatore. Tutti e quattro, fermate le autovetture come se si dovesse fare un ‘blitz’, scendevano dalle stesse lasciando gli sportelli aperti ed il bagagliaio della grande punto aperto ed iniziavano tutti, tranne Laddanza Mario che iniziava a fischiare con il fischietto di servizio al centro della piazza nonostante non ci fosse traffico o ingorghi da fluidificare e controllavano con meticolosità le autovetture parcheggiate nella zona disco orario 30 minuti ed in quella delle strisce blu a pagamento e gli vedevo redigere alcuni verbali di contestazione. Mentre gli agenti Scotto di Tella e Lubrano Lavadera redigevano i verbali, il comandante Trotta mi si avvicinava richiamandomi per non aver provveduto a verbalizzare un’autovettura munita di abbonamento mensile scaduto. A tale sua contestazione, riferivo che io ero appena giunto in quanto allontanatomi perché ordinatomi dal sovrintendente Ignaro Domenico per espletare una funzione d’ufficio dallo stesso ordinatami. Lo stesso dopo aver ordinato alla pattuglia di recarsi nella zona del monumento ai caduti, vedevo lo stesso colonnello annotarsi qualcosa su una agenda e si allontanava da solo, mentre l’assistente capo Laddanza Mario con una scopa in mano urlava di fermarsi. Premetto che mentre giungevano le auto in Piazza della Repubblica sono stato completamente ignorato da tutti gli agenti lì giunti come se io non esistessi, e non rendendomi partecipe di ciò che stava accadendo come se fosse tutto premeditato e mirate a screditare la mia persona e il mio operato (… omissis… )”.
Ma nell’ordinanza non è riportata soltanto la deposizione di Gianluigi Porta ma anche una ulteriore ed importante precisazione: il vigile, infatti, precisava “di aver appreso dal collega sovrintendente Ignaro Domenico che era precisa volontà del colonnello sanzionare disciplinarmente tutti coloro che avevano congiurato contro di lui”. Ed effettivamente il 17 agosto 2012, Giuseppe Trotta con lettera prot. n. 1861, contestava manco a farlo apposta al Porta un addebito “… per omissioni atti d’ufficio (art. 328 c.p.) per non aver verbalizzato tre autovetture… in sosta alle strisce blu senza esporre il grattino di pagamento ed in zona disco senza il medesimo”, assegnando cinque giorni per la presentazione delle controdeduzioni. In quegli stessi giorni, per la cronaca, venivano effettuati, sempre con le stesse modalità, ulteriori controlli nei confronti degli agenti Raffaele Fiumicello, Nicola Intartaglia e Biagio Ciro Mammalella, parimenti tutti escussi dai carabinieri e nei riguardi dei quali venivano intrapresi dal comando altrettanti procedimenti disciplinari. Agli investigatori, ad esempio, Fiumicello racconta di essere stato sottoposto nell’arco di due sole giornate a ben quattro controlli da parte del colonnello Trotta e di alcuni suoi “fedelissimi”, che però non rilevavano alcuna irregolarità. Il 22 agosto 2012 veniva sentito l’agente Vincenzo Intartaglia che, si legge nell’ordinanza, “confermava di aver ricevuto analogo controllo preceduto dalla chiara richiesta di Maria Grazia Costagliola di Polidoro (finalizzata a conoscere il contenuto delle dichiarazioni rese ai carabinieri) la quale gli faceva presente che in considerazione della sua condotta, avrebbe potuto anche perdere il posto di lavoro”. Pressioni non da poco, come potrete facilmente intuire. Subito dopo i predetti “fedelissimi” di Trotta avevano avvicinato il Porta, intimandogli di incontrare entro due giorni il comandante per dargli esatta cognizione delle eventuali rivelazioni fornite agli inquirenti, intimidazione che indirettamente e per il tramite di questi era rivolta anche a lui.
Ecco uno stralcio del verbale delle dichiarazioni rese all’epoca da Intartaglia ai carabinieri: “… (omissis) … sempre nella giornata di ieri, dopo le ore 17.00 venivo raggiunto presso la mia abitazione da Porta Gianluigi che mi risulta essere stato colpito da analogo controllo ed addebito disciplinare. Il Porta mi rivelò che poco prima era stato avvicinato da Lubrano Lavadera Salvatore e Scotto Di Tella gli intimavano che entro due giorni sia io che il Porta dovevano prendere diretti contatti con il colonnello Trotta al fine di metterlo ad esatta e precisa conoscenza delle dichiarazioni già rese ai carabinieri, altrimenti le contestazioni mosse a me ed al Porta sarebbero sfociate in una censura con contestuali danni economici e professionali. Inoltre il Porta mi riferiva che le domande postegli dai due interlocutori avevano come obiettivo centrale le eventuali dichiarazioni rese da me e dal Porta nel merito delle firme apposte negli anni addietro sui verbali predisposti dal Trotta e che contenevano false accuse nei confronti di Intartaglia Vincenzo. Corre comunque l’obbligo di precisare che, come narrato dal Porta, dal tenore delle domande pare che i due non sapessero il contenuto esatto delle dichiarazioni già rese da me ai carabinieri nel merito e che il loro intento era proprio quello di sapere se eventualmente io ed il Porta avessimo ritrattato le dichiarazioni rese al Trotta sul conto dell’Intartaglia Vincenzo … (omissis) …
Ma attenzione, perché all’insaputa degli interlocutori, questa conversazione era stata registrata dal Porta che la consegnava spontaneamente alla polizia giudiziaria. E dall’ascolto di tale conversazione si percepisce chiarimenti che i controlli eseguiti nei confronti dei dipendenti e gli annessi procedimenti disciplinari erano stati esocigati a chiaro scopo intimidatorio. Ecco uno stralcio della registrazione incriminata:
SCOTTO DI TELLA – “Allora, se il comandante ha colpito te e ha colpito Nicola è perché siete i due più fragili… in modo da farvi parlare, da farvi dire le cose…”
LUBRANO LAVADERA SALVATORE – “… se ti prendi la censura… allora o dai le dimissioni o quello ti fa fare tre ore per i prossimi cinque anni … (omissis) … perché legalmente nel momento in cui prendi la censura… sei finito… per cinque anni non puoi prendere nessun aumento di contratto!”.
SCOTTO DI TELLA – “Dovete vomitare quello che avete detto là… Nicola quello che ha detto là! Cazettone quello che ha detto là! E Michele Cerase quello che ha detto là! Il comandante ha le carte in mano… voi puttanate non ne dovete dire… a me non le dovete dire… il comandante… allora il comandante vuole un colloquio con te, ha detto ‘io butto tutte le carte nel cesso’ e dopo di tolgono di mezzo come fanno fatto a me e hanno fatto altri altri… stamattina ha detto che ti mandava la cosa e non te l’ha mandata… e uno… perché a te ti vuole solo far prendere paura… quello va trovando la capa di Cazettone… forse la testa di Cazettone… e Michele non so ancora perché non sappiamo Michele come è coinvolto… perché se noi… (omissis)… perché lui a te stamattina la censura già l’avrebbe mandata perché le carte tutte tue sono già tutte pronte… quindi non te l’ha mandata perché per noi… quando io gli ho detto stamattina sopra che te ne sei andato… che abbiamo parlato io tu e Mario…”.
Dal contenuto di questa conversazione risultava del tutto naturale la conseguente sanzione disciplinare irrogata dal comandante della polizia municipale di Procida, Giuseppe Trotta, nei confronti dell’agente Nicola Intartaglia, a cui con lettera n. 2053 datata 6 settembre 2012, veniva inflitta la sanzione disciplinare del “rimprovero verbale”.