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Cpl Concordia: no alle richieste dell’accusa,  a dicembre le conclusioni delle parti

Sta per concludersi il dibattimento nell’ambito del processo sulle presunte tangenti nella metanizzazione dell’isola d’Ischia. Ieri mattina, nell’udienza celebrata dinanzi la prima sezione, collegio c del Tribunale di Napoli, sono state rigettate tutte le residue richieste del pubblico ministero. L’accusa aveva infatti facoltà di chiedere ai magistrati giudicanti l’ammissione di nuove prove secondo quanto previsto dall’articolo 507 del codice  di procedura penale, ma il collegio presieduto dal dottor Francesco Pellecchia ha ritenuto insussistenti i motivi a base delle richieste. In particolare, il pubblico ministero aveva avanzato quattro istanze. La prima era relativa a una nuova deposizione di Giulio Lancia, responsabile di cantiere e capo commessa della società Cpl Concordia per la Campania, che era già stato ascoltato lo scorso 28 febbraio come “teste assistito”, in quanto imputato in un procedimento connesso, riguardante la metanizzazione dell’agro aversano. Lancia negò ogni favoritismo da parte dell’amministrazione guidata da Giosi Ferrandino.

Su tale richiesta il Tribunale ha ritenuto che il teste avesse già ampiamente deposto, e che quindi non fosse necessaria una seconda escussione. Il pubblico ministero ha inoltre chiesto di ascoltare in qualità di testimone anche Nicola Monti, dipendente della società Ambrosino. Per tutta risposta il collegio ha ritenuto che il signor Antonio Pinto, titolare della società, avesse già ampiamente deposto sui rapporti con la Cpl Concordia. Pinto illustrò l’evolversi delle relazioni tra l’azienda e l’amministrazione, nonché con la società emiliana dalla quale si ritenne boicottato a causa della concorrenza portatagli da una ditta collegata alla cooperativa (la Coopgas) che si occupava della distribuzione del gas e che avrebbe ottenuto le operazioni di allaccio in tempi più ristretti, a tutto danno della Ambrosino. Il pubblico ministero Celeste Carrano si è vista respingere anche la richiesta di ascoltare alcuni operai della Cpl addetti alle opere di metanizzazione, i quali avrebbero dovuto riferire in merito alla famosa convenzione stipulata tra la società emiliana e l’Hotel Le Querce, l’albergo della famiglia dell’allora sindaco di Ischia Giosi Ferrandino, con la modalità “vuoto per pieno”, che secondo l’accusa avrebbe celato lo scambio di favori alla base della presunta corruzione tra il primo cittadino e la cooperativa.

Tuttavia secondo il Tribunale l’istanza del pubblico ministero era troppo generica e ha finito per essere respinta. L’ultima richiesta, che ha avuto lo stesso destino, era quella relativa al riascolto della nota telefonata in cui l’avvocato Massimo Ferrandino, fratello dell’ex sindaco del Comune capofila, avrebbe pronunciato la frase “ha detto Giosi che andiamo tutti in galera”. Nell’udienza del 24 gennaio la difesa aveva invece evidenziato come non fosse affatto sicura l’attribuzione a Giosi di tale affermazione, e che anzi in uno dei verbali di trascrizione il nome era dichiarato come “parola incomprensibile”. L’accusa avrebbe desiderato che un perito procedesse a una nuova analisi della telefonata intercettata, ma come detto il Tribunale è stato di avviso diametralmente opposto, ritenendo esauriente l’istruttoria sul punto. Prima della conclusione dell’udienza, il collegio ha stilato il calendario per la conclusione del processo.

Il 14 dicembre toccherà al pubblico ministero formulare le conclusioni, mentre la difesa di Giosi Ferrandino e Silvano Arcamone terrà la propria discussione finale il 19 dicembre. Secondo una valutazione delle parti, la sentenza potrebbe arrivare con ragionevole approssimazione subito dopo il periodo natalizio, nella prima decade di gennaio. La difesa, formata dagli avvocati Tortora, Vignola, Furgiuele e Guida, non ha nascosto la propria soddisfazione per l’esito delle richieste formulate dall’accusa: «Finalmente siamo giunti al termine di questo processo», ha dichiarato l’avvocato Gennaro Tortora: «La sentenza è ormai vicina». Un traguardo, quello della conclusione del procedimento, fortemente voluto anche dagli imputati, desiderosi di vedere riconosciuta la propria estraneità ai fatti, dopo oltre due anni e mezzo da quella mattina del 30 marzo 2015. Una data che segnò in profondità la storia recente isolana, a partire dall’ultimo biennio di sindacatura dell’ex primo cittadino.

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Francesco Ferrandino

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