CULTURA & SOCIETA'

Cuono Barbato, immagine reclusa e liberata del carcere di Procida

Commovente storia disegnata da Giacomo Retaggio nel vol. “L’isola nell’isola”

L’esordio del coinvolgente volume descrive il bel porticciolo -ove campeggia il faro col Simulacro di Maria SS della Libera al saluto: “O Maria, Procida è vostra”- col “bianco” traghetto della Caremar all’attracco sul “mare azzurro e sotto il sole limpido” di un bel giorno d’agosto. Così appare Procida vestita di speranza nel riscatto della cupa memoria a un passeggero particolare che sbarca in silenzio tra la folla di turisti e viaggiatori: una motoretta l’accompagna lassù a Terra Murata, scambiato forse per un industriale interessato all’acquisto dell’ex-penitenziario borbonico, un tempo residenza di divertimento dei re e prima ancora del feudatario cardinale Innico D’Avalos quale castello roccaforte pur a difesa dalle temibili incursioni islamiche che infestavano il Mediterraneo. Ma quel signore calvo, anziano e claudicante è un ex detenuto all’ergastolo, Cuono Barbato (nome artefatto dallo grande Scrittore Giacomo Retaggio medico per venticinque lunghi anni in quel carcere, ora da molti anni chiuso) che sosta lassù a contemplare lo stupendo panorama, ma soprattutto -è il motivo del ritorno- a rivedere con gli occhi, con la mente e col cuore l’ingresso con la tremenda scritta “Istituto di pena” sormontata dalla nicchia col fulgido Simulacro della Madre di Dio, Rifugio dei peccatori e Consolatrice degli afflitti. La feconda penna chiara e scorrevole del dr. Retaggio apre e penetra i segreti della memoria (anche sua) per cogliere i trent’anni trascorsi da Cuono, addirittura un giovane avvocato, tormentato dall’omicidio della consorte, dal ricordo della figlia, della madre e della sorella. Una drammatica miscela di sentimenti che l’Autore riesce a cogliere con sincera e partecipe esperienza storica“de visu” e, nel contempo, con riflessioni legittime, condivisibili: è -ripeto con piacere- l’autentica tensione ontologica dell’essere etico verso il dover-essere che da eticità spontanea diviene moralità nella consapevolezza e attuazione dei Valori. Sì, il carcere è oggi tuttora “un’isola” e la visita di recente del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al carcere minorile di Nisida con l’impegnativo discorso ai giovani e alle Autorità -“reclusione ma non preclusione”-, confermano la Memoria di Giacomo Retaggio, cognome che significa: eredità ! Testi da adottare anche a Scuola! E Cuono rammenta la stessa nave allora Span “che veniva da Napoli-carcere di Poggioreale col brutto rollìo del mezzo al mare di libeccio”, i ferri ai polsi, la sacca di tela, con due carabinieri: una traversata verso Procida e tutti sofferenti il mal di mare, perché giovani “uomini di terra”.

Retaggio Giacomo
Retaggio Giacomo

Sì, “uomini di terra” e chi non lo è ?… Cuono aveva iniziato da poco la professione di avvocato, ricorda gli studi religiosi presso i Salesiani…Con la camionetta dei militari sbarcò lassù, padiglione n. 5 sotto la fredda finestra a “bocca di lupo”, il tanfo del “bugliuolo” con gli escrementi, il lavoro di scrivano in Direzione, l’incontro col compagno ora agente Giovannino Speranza; la zuffa sanguinosa tra due detenuti puniti nel famigerato 4°padiglione; il suono della cupa sirena; lui soprannominato “o’ signurino” per disprezzo (circa cinquecento reclusi), riposava accanto al primitivo “Zi’ Agostino, il mostro” che aveva ammazzato e fatto a pezzi l’intera famiglia “perché non gli portavano rispetto”; “o maragià” scoperto addirittura con la pistola carica; Cataldo con la lametta in bocca; lo spostamento privilegiato in una cella singola al 6° padiglione (ove fu recluso Graziani); il suicidio di “Paternò il calabrese” ; “Totonno o’ nfame” sanguinante; la toccante lettera di Cuono alla sorella che lo aveva visitato; il cappellano don Michele e il Venerdì Santo; Totonno o’ lione che si era cucito le labbra; l’arrivo di esponenti del clan Giuliano; la fuga e cattura di alcuni detenuti attraverso un sottopassaggio; Cadeddu coperto di tatuaggi anche nelle parti intime; Cardano cinico ucciide il giovane Vandomini e la disperazione della madre e familiari (importante: “carte a posto”); le gamelle dei pasti; il rumore dei telai e della macchina per scrivere; Degli Esposti che inscena il suicidio; il comico scopino Cedrangolo; le partitelle di calcio; Luise che masticava chiodi; il vicino curato don Luigi; la scomparsa nel nulla di Totore Assolo…In quell’antico castello-carcere, che sta rovinando, Cuono aveva trascorso lassù la sua giovinezza con quali effetti ed affetti ?…Se lo chiede scettico il dr.Retaggio. (continua)

*Pasquale Baldino – Responsabile diocesano Cenacoli Mariani MSM; docente Liceo; poeta; emerito Anc-Ass Naz Carabinieri (e-mail: prof.pasqualebaldino@libero.it)

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