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Cyberbullismo, la scuola Scotti raccoglie l’appello del Censis

ISCHIA – E’ diventato un fenomeno sempre più pericoloso e diffuso, che si sta espandendo a macchia d’olio soprattutto tra i giovani ed i giovanissimi. E dunque è logico che la scuola lo segua con particolare attenzione. Ci riferiamo al cyberbullismo, che spesso ha causato tanti problemi ed in alcuni casi ha avuto anche conseguenze drammatiche per tantissimi adolescenti, evidentemente ignari delle trappole che si possono nascondere dietro il mondo virtuale e tecnologico. E allora il mondo didattico si muove anche per farsi un’idea di questa piaga e di come si può lavorare per arginarne una diffusione sempre più marcata. La dirigente della Scuola Secondaria di I grado Giovanni Scotti di Ischia, la dott.ssa Lucia Monti, ha trasmesso una nota ai docenti coordinatori di classe ed ai genitori degli alunni avente ad oggetto “Indagine Censis-polizia postale, utilizzo consapevole di internet”.

Nella sua nota la dirigente scolastica scrive che “il Censis sta conducendo un’indagine sul fenomeno del bullismo e dei rischi correlati ad un poco consapevole uso dei mezzi di comunicazione digitale. La prima fase dell’indagine ha comportato la somministrazione ai dirigenti scolastici di un questionario i cui risultati sono stati opportunatamente tabulati e resi disponibili all’opinione pubblica sul sito www.censis.it con un comunicato stampa. La successiva fase del progetto si pone l’obiettivo di approfondire gli stessi argomenti anche con i genitori degli alunni per analizzare il loro punto di vista, capire le difficoltà e i dubbi che riscontrano nell’affrontare queste problematiche. Pertanto al fine di costituire un panel abbastanza ampio e distribuito sul territorio, si invitano i coordinatore di classe a distribuire agli alunni il modello allegato alla presente, per farlo firmare ai genitori i quali, se interessati, saranno contattati via email dal Censis che fornirà loro tutte le istruzioni per accedere alla compilazione del loro questionario ed alla relativa informazione sulla privacy. I dati verranno utilizzati in forma anonima ed ai soli fini statistici”. Insomma, un’iniziativa importante e significativa alla quale si spera i genitori isolani possano dare il loro contributo perché è chiaro che nulla meglio di un attento studio legato ad una preoccupante fenomenologia può tornare utile ad individuare soluzioni e strategie da apportare per poter quantomeno limitare i danni.

E non a caso, nel modello in cui si concede il consenso per poter essere contattato dal Censis, c’è anche l’appello della Fondazione che ricorda che “sta istituendo un panel di genitori per approfondire le tematiche relative agli studenti a partire da quelle connesse all’utilizzo consapevole di internet da parte di questi ultimi. Per questo le chiediamo di partecipare alla ricerca, acconsentendo ad essere contattato via mail dal Censis per rispondere alle domande previste dai questionari on line appositamente sviluppati per queste indagini. La sua collaborazione è fondamentale per mettere in luce l’opinione di chi è direttamente interessato e coinvolto in queste tematiche”.

Secondo l’ultimo rapporto dell’Istat (Il bullismo in Italia: comportamenti offensivi e violenti tra i giovanissimi), pubblicato a dicembre dello scorso anno, tra i ragazzi che usano cellulare e Internet, il 5,9 per cento ha denunciato di avere subìto ripetutamente azioni vessatorie tramite sms, mail, chat o social network. Vittime, più di tutti, sono le ragazze: il 7,1% contro il 4,6 dei ragazzi. Si parla di statistiche che riguardano soprattutto adolescenti di età tra i 14 e i 17 anni. Più di nove adolescenti su dieci usano un telefono cellulare, la metà usa un personal computer, sette su dieci usano Internet. Due ragazzi su tre, poi, ritengono che il cyberbullismo sia un fenomeno in crescita. Dati che non tengono conto di chi non denuncia. In Italia non esiste un reato di cyberbullismo, così come non ne esiste uno per il bullismo in generale. “Un comportamento bullo – si legge sul sito dei Carabinieri – è un tipo di azione che mira deliberatamente a far del male o a danneggiare. Spesso è persistente, talvolta dura per settimane, mesi, persino anni ed è difficile difendersi per coloro che ne sono vittime. Alla base della maggior parte dei comportamenti sopraffattori c’è un abuso di potere e un desiderio di intimidire e dominare”. I reati, di solito, sono quelli che derivano da questo comportamento: stalking, diffamazione online, ingiurie, molestie, furto di identità digitale sui social network. E secondo i dati della Polizia Postale, in Italia nel 2015, ci sono state 6 denunce per stalking, 36 per diffamazione online, 18 per ingiurie, 16 per molestie e 59 per furto di identità digitale. In Senato, a maggio del 2015, è stato approvato con voto unanime un disegno di legge che è attualmente in esame alla Camera, assegnato alle commissioni riunite di Giustizia e Affari Sociali. Mira a mettere dei paletti in una materia ancora troppo nebulosa ma senza assumere posizioni sanzionatorie: definisce il fenomeno di cyberbullismo, regola la rimozione dei contenuti offensivi dalla rete, stabilisce quando debba intervenire il Garante della privacy e, soprattutto, introduce una misura di ammonimento nel caso di reati commessi da minorenni ma con età superiore ai 14 anni (il questore convoca il ragazzo insieme ai genitori e lo ammonisce sulla sua condotta).

 

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