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Da Napoli a Ischia, così sbarcava la droga sull’isola

ISCHIA – C’è tanto di Ischia nell’operazione condotta dalla Procura della Repubblica di Napoli e che ha portato all’emissione di una serie di ordinanze di custodia cautelare emesse a carico anche di esponenti vicini al clan camorristico Vanella Grassi. Due delle quali hanno riguardato anche Carmelo Patrizio Antonio Palumbo e Ruben Barbato. Un vero e proprio impero della droga, che per il tramite di questi soggetti veniva smerciata anche sulla nostra isola. Le indagini svolte hanno consentito, secondo l’autorità giudiziaria, di acquisire elementi per provare l’esistenza di un’associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti. A capo della stessa e comunque quale suo organizzatore, decidendo quando e cosa acquistare, si collocava Rube Barbato, mentre partecipi della stessa sono senza dubbio alcuni indagati. Dalle intercettazioni emergerebbe chiaramente che Barbato acquistava le sostanze stupefacenti (sicuramente cocaina, hashish e marijuana) a Napoli attraverso esponenti del sodalizio malavitosi facente capo a Ferrante tramite i suoi complici Rande, Longo e Palumbo, sostanze che successivamente provvedeva a vendere e comunque ad offrire in vendita, specie per il tramite di Adrian Nadja, a terzi acquirenti. E non è un caso che nell’ordinanza sono indicati in maniera analitica tutti i numerosi viaggi che gli indagati hanno effettuato, specie di notte, nel solo periodo in cui sono state effettuate le intercettazioni, partendo dal porto di Ischia alla volta di Napoli (ma anche Pozzuoli) dove si approvvigionavano di stupefacenti: in pochi casi, si sono registrate consegne di stupefacenti che venivano effettuato da Antonio Russo, partecipe del sodalizio di Antonio Ferrante, direttamente sulla nostra isola.

Nello specifico la Procura ribadisce che l’associazione facente capo a Ruben Barbato ha tutti gli elementi costitutivi di un’associazione criminosa anche perché le indagini avrebbero dimostrato nell’ordine: “L’esistenza di un gruppo, i cui componenti sono consapevoli di essere aggregati per il compimento di una serie indeterminata di reati in materia di stupefacenti, già dalle prime intercettazioni emerge che gli indagati si muovono con la consapevolezza di essere un aggregato di uomini e mezzi; il gruppo è organizzato tramite attività personali e disponibilità economiche per lo svolgimento delle illecite attività in attuazione del programma criminoso; le intercettazioni dimostrano che Barbato era costantemente in ritardo nei pagamenti a Ferrante che più volte lo sollecitava a tale fine offrendosi finanche di recarsi ad Ischia per recuperare i crediti che Barbato vantava nei confronti dei suoi acquirenti di stupefacenti; ciascuno dei componenti ha fornito un contributo apprezzabile e non episodico per il conseguimento del programma criminoso”. L’ordinanza ribadisce poi che i gravi indizi “rinvengono prevalentemente dalle intercettazioni telefoniche ed ‘a cornetta alzata’, dai controlli eseguiti dalla p.g., dagli arresti, dai sequestri delle sostanze, dalle relazioni tossicologiche che hanno confermato la natura stupefacente di esse.

Il contenuto delle intercettazioni, secondo gli inquirenti, è chiaro, univoco e sicuramente riconducibile agli indagati alla luce di tutti gli accertamenti svolti dalla polizia giudiziaria. Si legge che “nel corso delle conversazioni intercettate gli indagati, invero, hanno il più delle volte fatto ricorso all’uso di termini e frasi convenzionali con l’intento di dissimulare l’oggetto delle loro conversazioni; così, per indicare lo stupefacente, hanno usato termini quali pacchetti di sigarette o sigarette, coperte, ecc… Tali termini e/o frasi convenzionali, però, si chiariscono subito se interpretati in aderenza alla tesi accusatoria, mentre essi non avrebbero senso logico e coerente con riferimento al contesto del colloquio ed ai soggetti interlocutori, sicchè è legittimo, in questi casi, attribuire il vero significato alle parole usate dalle persone intercettate. Le conversazioni sono altresì spontanee e genuine posto che non vi sono elementi per cui ritenere che gli indagati e i loro interlocutori, avendo consapevolezza di essere intercettati, abbiano adottato particolari accorgimenti per sviare le indagini ovvero per accusare ingiustamente dei fatti persone ad esse estranee. Ci sono intercettazioni chiarissime, ad esempio quella tra Ruben Barbato ed Adrian Najda, col primo che riceve una telefonata dal secondo ed in ambientale si sente quest’ultimo parlare chiaramente di “panetti” (hashish) con altro uomo ed una donna; nella circostanza il Barbato non risponde alla chiamata.

In un altro caso però si registra una telefonata tra lo stesso Barbato e Patrizio Palumbo, l’altro indagato residente ad Ischia. Ancora una volta questi non risponde mai in ambientale si sente proprio Palumbo dire che prima o poi fregheranno lo Stato: “Vendendo la coca per tutta la vita io non sto sotto a loro”. Il ruolo di Barbato si evidenzierebbe anche nel momento in cui questi riceve la telefonata da un acquirente, tale Gennaro, ed il dialogo tra i due non lascia adito a dubbi di sorta:

RUBEN – Gennaro….

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GENNARO – Oh…

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RUBEN – Tutto a posto?

GENNARO – Eh… come qualità è buona?

RUBEN – Eh

GENNARO – Però il trattamento è “loffio”… eh.. te l’ho detto che non è un “quattro”

RUBEN – Va bene… poi parliamo da vicino, chiamami dopo se è qualcosa…

GENNARO – Eh… vedi tu…

RUBEN – Eh, me la vedo io…

Una volta raggiunta l’isola d’Ischia ed effettuata la consegna di droga a Ruben Barbato, Antonio Russo provvedeva unitamente al predetto barbato al taglio della sostanza col bicarbonato ed al relativo confezionamento, come si evince dalla successiva intercettazione in ambientale sull’utenza proprio di Russo. Il quale prova a contattare il Najda senza ottenere risposta e poi lo si sente dialogare in ambientale con Ruben Barbato:

OMISSIS…

BARBATO – Hai buttato il bicarbonato?

RUSSO – Sta lì…

BARBATO – Dove l’hai buttato, l’hai buttato o no…???

RUSSO – L’ho in mano… nel bicchiere di carta…

L’intercettazione che segue ha ad oggetto l’acquisto di marijuana da parte di Patrizio Palumbo in quanto inviato in terraferma da Barbato che invece era rimasto sull’isola d’Ischia.

PALUMBO – ooooohhh

BARBATO – oooooohhh

PALUMBO – dici…

BARBATO – Ma fammi capire guagliò… ma non te ne venire a mani vuote… cioè non ve ne venite a mani vuote!

PALUMBO – aspè… eehhhh…  e che faccio?

BARBATO – … come è scusa?

PALUMBO – … e che faccio, scusa?

BARBATO – Scusa… lui che ti ha detto (Ferrante Antonio, ndr)?

PALUMBO – ahhhh?

BARBATO – Che ti ha detto lui, Patrì?

PALUMBO – Lui ha detto che ci vuole tempo… ci vuole tempo perché… perché non ha trovato a nessuno… sia per uno sia per un altro… sia per quell’altro

BARBATO – Nooo… per il fatto là mi ha detto che lo ha preparato a me!

PALUMBO – Quale?

BARBATO – Il verde!

PALUMBO – ehhh… non lo sa

BARBATO – ehhh… sì diglielo… per lo meno quella o frat!

PALUMBO – Va buono, dopo ci torniamo a passare… ehhhhh mandami qualcosa… dammi qualcosa di soldi… come devo fare?

OMISSIS

Nella stessa giornata, siamo al 29 giugno 2012, sempre Rubem Barbato con una scheda telefonica in uso a Patrizio Palumbo, chiama Antonio Ferrante:

FERRANTE – Pronto

BARBATO – Oh… li hai presi? Li hai trovati? (i soldi, ndr)

FERRANTE – Eh, tutto a posto… se ne è andato (Longo Gennaro, ndr), vedi… parte domani (inteso che il Longo avrebbe raggiunto l’indomani l’isola d’Ischia al fine di effettuare la consegna di stupefacente, ndr)

BARBATO – Va bene, no, va bene, mi ha detto che non è cosa… me lo ha fatto il discorso!

FERRANTE – No, gliela ha data, comunque, la “roba”

BARBATO – quello (Longo Gennaro, ndr) ha detto di no… si può sapere?

FERRANTE – No, una “sola”, Ruben , poi parliamo da vicino, al fratello, dai, ti voglio bene…

BARBATO – Ah… allora ce la fa? Viene?

FERRANTE – … come, gliela ho data… Ruben, domani vedi di venire tu, comunque, dai…

BARBATO – Eh va bene… dai, ciao

FERRANTE – Eh, un bacio, ciao

Quanto ai ruoli dei singoli indagati si deve evidenziare che Ruben Barbato è colui che dirige le attività del gruppo ed organizza ripetutamente gli acquisti di droga da Antonio Ferrante a Napoli, acquisti che esegue personalmente ovvero tramite Luigi Rande o Gennaro Luongo ma anche tramite il predetto Patrizio Palumbo. Diverso invece il ruolo di Adrian Nadja, che non risulta si sia mai recato a Napoli per tali acquisti, rimanendo sull’isola intento a vendere gli stupefacenti o in alcune circostanze intento a preparare le dosi che avrebbero poi dovuto essere smerciate. Anche questo emerge in maniera chiara da una telefonata che lo stesso Barbato fa proprio al Nadja e relativa alla consegna di una dose di droga, caratterizzata anche da un imprevisto:

NADJA – Chi è?

BARBATO – Oh…

NADJA – Chi è… oh

BARBATO – Sta venendo quell’amica mia… che ti ho detto… prima quando ti… chiama da questo numero…

NADJA – Ah…

BARBATO – Oh, ma mi stai ascoltando?

NADJA – Sì…

BARBATO – Quando ti chiama da questo numero esci fuori al cancello, perché lei conosce la discesa ma non sa il cancello!

NADJA – Ma… fratello… il display è rotto, non posso vedere il numero

BARBATO – Non ho capito…

NADJA – Non posso vedere il numero…

BARBATO – Ah… non puoi vedere il numero

NADJA – Sì…

BARBATO – Allora ti chiama proprio… ti faccio telefonare… ti chiama Adrian… hai capito?

NAJDA – Che cosa?

BARBATO – Lei ti telefona e tu scendi… le scale (per la consegna, ndr=

NADJA – Sì, ho capito…

BARBATO – Ah…

NADJA – Ma se l’è vista con te? (ti ha pagato, ndr)

BARBATO – No… no… non si è visto niente con me… no, no… zitto!

NADJA – Sì, va bene

 

 

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