Da procida alla ricerca dell’ identità dei tre marinai ischitani Sebastiano Buono, Aniello Mattera e Ventura Boccanfuso: imbarcati sul Brigantino Buenios Aires, scamparono agli orrori della prima guerra mondiale
Il procidano Giosuè Scotto Di Santillo sta ricostruendo la storia di un brigantino procidano catturato e affondato il 9 febbraio 1917 dal famoso corsaro Tedesco felix Von Luckner, nella sua indagine storica sul tramonto della marineria velica procidana - Scotto Di Santillo si è posto e noi con lui le seguenti domande: esiste traccia dell'episodio? Ad Ischia si pubblicava già qualche foglio informativo? C'è qualche altro studioso isolano che può aiutarci nella ricerca? - Il soprannome di Seeteufel, “Diavolo del mare”, non poté essere più opportuno per uno dei più grandi corsari moderni, al Secolo felix Nikolaus Alexander Georg Graf Von Luckner o più semplicemente il Conte Luckner. Felix Von Luckner nacque a Dresda nel 1881 da una famiglia nobile, pronipote di quel Nicolas Luckner, maresciallo di Francia e comandante in capo dell’esercito francese del Reno

Da Procida Giosuè Scotto Di Santillo, nella sua indagine storica sul tramonto della marineria velica procidana sta ricostruendo la storia di un brigantino procidano catturato e affondato il 9 febbraio 1917 dal famoso corsaro tedesco Felix von Luckner, al comando dell’incrociatore ausiliario Seeadler, camuffato da mercantile norvegese. Il brigantino si chiamava Buenos Aires e l’equipaggio era composto, dal capitano Vincenzo Scotto di Perrotolo, diversi procidani e tre marinai dell’isola d’Ischia: Sebastiano Buono, Aniello Mattera e Ventura Boccafuso. L’indagine storica di Scotto Dì Santillo punta anche nella identificazione, dopo 108 anni, dei tre marinai ischitani morti imbarcati sul brigantino procidano. Fin’ora ogni indagine per capire ciascuno a quale ceppo familiare distinto dei Buono dei Mattera e dei Boccanfuso sparsi per la nostra isola appartenesse, non ha prodotto nessun risultato positivo sperato. Del resto questi cognomi sono abbastanza comuni a Ischia. Secondo la ricostruzione storica di Giosuè Scotto di Santillo, si era in piena ‘Grande Guerra’ e sui mari imperversavano sottomarini e navi corsare tedesche.
La campagna del Seeadler durò circa tre mesi e le prede furono più di 10. Il capitano von Luckner risparmiava gli equipaggi catturati, li accoglieva a bordo e affondava le navi. Il numero di prigionieri, prima dell’ultima cattura aveva raggiunto il numero di 260. Il 20 marzo toccò al veliero francese Cambronne. Von Luckner ebbe cura di trasbordare i 260 prigionieri e li spedì col Cambronne, in Brasile, dove giunsero nel porto di Rio de Janeiro, nella serata del 30 marzo 1917. Il nostro consolato accolse l’equipaggio italiano e dopo un paio di giorni, col piroscafo italiano Indiana, provvide a spedirlo in Italia, dove il 20 aprile giunse a Genova.
Certamente, ad Ischia, la notizia del ritorno dei tre marinai isolani Buono Mattera e Boccanfusodovette rimanere nella memoria collettiva. Pertanto Scotto Di Santillo si è posto e noi con lui le seguenti domande: Esiste traccia dell’episodio? Ad Ischia si pubblicava già qualche foglio informativo? C’è qualche altro studioso isolano che può aiutarci nella ricerca? Il soprannome di Seeteufel, “diavolo del mare”, non poté essere più opportuno per uno dei più grandi corsari moderni, al secolo Felix Nikolaus Alexander Georg Graf von Luckner o più semplicemente il conte Luckner. Felix Von Luckner nacque a Dresda nel 1881 da una famiglia nobile, pronipote di quel Nicolas Luckner, maresciallo di Francia e Comandante in capo dell’esercito francese del Reno che nel XVIII secolo era stato elevato al grado di conte dal re di Danimarca. Nonostante Felix avrebbe potuto aspirare ad una vita agiata e tranquilla, sognava di diventare un marinaio, al punto che per non seguire la tradizione di famiglia ed entrare in cavalleria, si fece bocciare agli esami e, all’età di tredici anni, scappò di casa per imbarcarsi, con la promessa alla famiglia che non sarebbe ritornato a casa finché non avesse indossato “l’uniforme navale dell’Imperatore, e con onore“. Fu così che, sotto falso nome, si imbarcò su un veliero russo come “mozzo senza paga” per apprendere il mestiere del marinaio, in un lungo viaggio da Amburgo all’Australia. Una rotta pericolosa, attraverso mari tempestosi, in cui era sottoposto come tutti i marinai ad una dura disciplina.
Durante la lunga traversata cadde nel mare in tempesta e la sua vita sarebbe finita miseramente quel giorno se il primo ufficiale non avesse sfidato il capitano (che non voleva rischiare altri uomini per salvarlo) mettendo a mare una scialuppa. Arrivato a Fremantle, nell’Australia occidentale, Luckner abbandonò la nave ed abbracciò l’arte dell’arrangiarsi, cambiando diversi lavori per sopravvivere e fare esperienza. All’età di vent’anni rientrò in Germania per frequentare una scuola nautica per poter entrare prima nella marina mercantile e quindi, acquisiti i titoli necessari, arruolarsi nella marina imperiale tedesca. Terminato l’iter previsto, Luckner fu finalmente accettato dalla Marina imperiale tedesca e prestò servizio sulla cannoniera SMS Panther, partecipando nella prima guerra mondiale alla battaglia di Helgoland Bight (1914) e, nella battaglia dello Jutland (1916) a bordo della corazzata Kronprinz Wilhelm ome si ricorda la Germania trasformò un numero considerevole di navi mercantili in navi corsare dotandole di cannoni per attaccare le navi mercantili alleate; un’attività che, pur non avendo durante la I guerra mondiale un grande successo, tenne impegnate le forze alleate per dargli la caccia. Di fatto, all’inizio del 1915, la maggior parte delle navi corsare erano state affondate oppure bloccate per mancanza di carburante nei porti neutrali. La Marina Imperiale tedesca equipaggiò un veliero a tre alberi da 1.571 tonnellate, il Pass of Balmaha, con due cannoni da 105 mm nascosti dietro dei parapetti incernierati e due motori ausiliari da 500 HP. La bellissima nave fu ribattezzata incrociatore ausiliario Seeadlere Luckner, essendo l’unico ufficiale della marina tedesca in possesso di adeguata esperienza su questi grandi velieri, fu nominato come comandante.
Il SMS Seeadler della Marina Imperiale Tedesca a vele spiegate in alto mare. Da libro fotolitografato di un dipinto di Chistopher Rave – Spurling, J. riproduzione a colori del dipinto della nave [London, Blue Peter Publishing Company forse 1921] (PUBL-0137). La Seeadler lasciò il porto il 21 dicembre 1916, e sfuggì abilmente al blocco britannico facendosi passare per un mercantile norvegese. L’equipaggio, composto da sei ufficiali e 57 uomini erano tutti in grado di parlare norvegese ed a sud-est dell’Islanda riuscirono persino ad ingannare una squadra di ispezione dell’incrociatore mercantile armato britannico Avenger. La sua prima preda avvenne il 9 gennaio 1917, quando il Seeadler si imbatté in un piroscafo, la Gladys Royle da 3.268 tonnellate; dopo aver alzato l’insegna tedesca, la nave corsara sparò tre colpì per convincere il piroscafo a fermarsi ed arrendersi. L’equipaggio fu messo in salvo e la nave affondata. Il giorno successivo, il Seeadler incontrò un’altra nave a vapore, Lundy Island, che trasportava zucchero dal Madagascar ma, in questo caso, il mercantile si rifiutò di identificarsi. Ancora una volta, fu alzata l’insegna tedesca e venne sparato un colpo di prora e poi altri quattro contro lo scafo. Luckner si avvicinò per abbordare la nave e prelevare l’equipaggio ma il capitano della nave mercantile si rifiutò di sbarcare. Una squadra di abbordaggio tedesca fu inviata sottobordo e scoprì che in realtà l’equipaggio l’aveva già abbandonata, lasciando il capitano solo a bordo. Luckner rimase colpito dal comportamento del Comandante e lo accolse a bordo con il consueto rispetto (che comunque non faceva mai mancare a nessuno dei suoi prigionieri). Il Seeadler continuò la sua missione verso sud collezionando numerose prede senza ricevere nessuna risposta. Quel diavolo di comandante colpiva e scompariva senza lasciare traccia … ma in realtà qualcosa stava succedendo; la mattina del 26 febbraio 1917, un veliero a quattro alberi francese, il Le Rochefoucauld, fu catturato con le solite modalità e la squadra di abbordaggio scoprì sui registri di bordo che la nave era stata fermata di recente da un incrociatore britannico che stava proprio cercando il Seeadler; a questo punto Luckner comprese che il cerchio incominciava a stringersi ed era quindi necessario alleggerirsi degli oltre 300 prigionieri.
Di conseguenza, quando il 20 marzo fu catturato il brigantino a quattro alberi francese Cambronne, Luckner trasferì i suoi prigionieri a bordo della nave, assegnandogli un comandante per farli rientrare nel porot più vicino. Quello che forse non aveva ancora intuito era che la Royal Navy, consapevole della posizione del Seeadler, stava preparando una trappola con gli incrociatori mercantili armati Otranto e Orbiter e l’incrociatore corazzato HMS Lancaster proprio nei pressi del tempestoso Capo Horn. La fortuna volle che proprio una forte tempesta spinse la nave corsara molto più a sud. Fu così che il Seeadler entrò nell’Oceano Pacifico il 18 aprile e indisturbato poté continuare la sua navigazione verso nord lungo la costa cilena. Scampato al pericolo, all’inizio di giugno, il Seeadler si trovò ad est dell’Isola di Natale e apprese che anche gli Stati Uniti erano entrati in guerra: questo comportava da un lato nuove prede in quel grande oceano, dall’altro maggiori difficoltà a trovare porti sicuri per le manutenzioni necessarie. Luckner si diresse quindi verso la piccola isola di Mopeha, un atollo corallino di circa 10 km di diametro nelle Isole della Società, a circa 450 km da Tahiti, per fare carenaggio. Non sapeva che quel punto sulla carta sarebbe stato la fine della sua avventura sul Seeadler. Il 2 agosto la nave, all’ancora nei pressi dell’isola, fu gravemente danneggiata da un urto contro la barriera corallina. Le circostanze non furono mai chiarite: Luckneraffermò che l’incaglio avvenne a causa di un’onda anomala causata forse da uno tsunami ma alcuni prigionieri americani affermarono che la nave si era incagliata malamente sui bassi fondali ed aveva incominciato ad affondare mentre il comandante ed il suo equipaggio e i prigionieri erano sulla spiaggia a festeggiare. Bloccati sulla piccola isola, oltre a tutto con 46 prigionieri, Luckner decise di salpare con cinque dei suoi uomini con una delle scialuppe per raggiungere le Fiji passando per le Isole Cook. L’idea del corsaro era di catturare un nuovo veliero per poi ritornare a Mopeha, raccogliere il resto del suo equipaggio ed i prigionieri e riprendere quindi la sua missione. Intraprese quindi un viaggio avventuroso su quella scialuppa armata a sloop percorrendo oltre 2300 miglia fino all’isola figiana di Wakaya dove, per ironia della sorte, vennero arrestati dalla polizia locale e confinati in un campo di prigionieri di guerra sull’isola di Motuihe, al largo di Auckland in Nuova Zelanda.
Per uno spirito libero come quello di Luckner era una situazione non accettabile e, con la scusa di voler allestire uno spettacolo natalizio con i suoi uomini, utilizzò le provviste per lo spettacolo per pianificare una fuga rocambolesca sulla barca del comandante dl campo, dirigendosi, quindi verso la penisola di Coromandel. Usando solo un mitra, Luckner sequestrò un’imbarcazione da 90 tonnellate e, con l’aiuto di un sestante “fatto a mano” e di una mappa copiata da un atlante scolastico, si diresse verso le Isole Kermadec. Le sue intenzioni furono però comprese da una nave ausiliaria, la Iris, che lo raggiunse il 21 dicembre catturandolo. Il grande corsaro tedesco trascorse quindi il resto della guerra in vari campi di prigionia in Nuova Zelanda, prima di essere rimpatriato in Germania nel 1919. Ma la sua fama per la sua abilità marinara ma anche per la condotta cavalleresca in mare che aveva provocato una minima perdita di vite umane da entrambe le parti si sparse e Luckner divenne un eroe di guerra in Germania. Durante la seconda guerra mondiale, Adolf Hitler cercò di sfruttare la sua fama per propaganda ma il vecchio corsaro rifiutò di essere usato, astenendosi da qualsiasi contatto con il regime, cosa che gli comportò il congelamento dei suoi conti bancari. Nel 1943 il conte von Luckner salvò la vita a una donna ebrea tedesca, Rose Janson, alla quale fornì un passaporto ritrovato tra le rovine di una casa che permise alla donna di fuggire negli Stati Uniti. Verso la fine della guerra decise di non ritornare nella sua città natale dopo aver saputo che alcuni nazisti locali intendevano giustiziarlo senza processo. Dopo la seconda guerra mondiale Luckner si trasferì in Svezia, dove visse fino alla sua morte a Malmö, avvenuta nel 1966 all’età di 84 anni. Le spoglie del grande corsaro riposano nel Cimitero Ohlsdorf di Amburgo. Andrea Mucedola. Alcune delle foto presenti in questo blog possono essere state prese dal web, citandone ove possibile gli autori e/o le fonti. Se qualcuno desiderasse specificarne l’autore o rimuoverle, può scrivere a infoocean4future@gmail.com e provvederemo immediatamente alla correzione dell’articolo.


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