DAI MARONTI A POGGIOREALE, STOP ALLA LATITANZA
La storia di Candido Bruni, originario di Roma e residente in Svizzera: riesce dalla terra elvetica a giungere fino a Ischia per una vacanza, ma è ricercato perché deve scontare una condanna a 1 anno e 2 mesi. I poliziotti lo acciuffano in albergo a Barano e lo spediscono a Poggioreale. E la sua compagna di viaggio resta basita, non conosceva la condizione del partner…
Un tempo sarebbe stato anche comprensibile. E in fondo, di casi del genere la cronaca italiana e non soltanto ne ha romanzati parecchi. Erano definiti gli inafferrabili, soggetti ricercati un po’ ovunque e che pure si muovevano tranquillamente indisturbati. In alcuni casi godendo di una serie di protezioni (pensiamo ai soggetti vicini alla malavita che per anni sono stati latitanti ma con una serie interminabili di complici anche tra i comuni cittadini) o magari i banditi di una volta che quando serviva riuscivano davvero ad essere dei fantasmi. Storie di una volta che oggi, con le moderne tecnologie e banche dati consultabili in tempo reale in ogni angolo del pianeta, sembrano ormai decisamente passate di moda. Anche se ogni tanto, probabilmente per “distrazione”, forse per chissà quale altro oscuro motivo, c’è sempre l’eccezione che conferma la regola. E stavolta questa eccezione ha attinenza con una storia decisamente incredibile che parte dalla Svizzera e si conclude proprio qui sulla nostra isola.
Tutto ha inizio quando Candido Bruni, classe 1965, originario di Roma ma ormai residente da tempo in terra elvetica decide di concedersi una vacanza a Ischia. Niente di male, in fondo ci potrebbe stare dopo un’estate in cui magari non è stato possibile staccare la spina. E così l’uomo decide di programmare questo viaggio in compagnia di una donna, presumibilmente la sua compagna. L’unico problema è che parliamo di un soggetto pregiudicato per una serie di reati (tra questi spiccano per armi, violenza e tentato furto con scasso) e sui cui capo pende una condanna di un anno e due mesi da scontare nel nostro paese perché passata in giudicato. Non è dato sapere come abbia fatto, ma al 59enne riesce una vera e propria prodezza. Si presenta in aeroporto registrato con le sue generalità, arriva tranquillamente a salire sull’aereo, sbarca a Capodichino, si imbarca per l’isola e vi giunge comodamente nonostante il suo “status” lo renderebbe monitorabile ad ogni movimento. Poi si sistema in un albergo ubicato a Barano, non lontano dalla spiaggia dei Maronti. Ed è proprio qui che la sua vacanza finisce prima ancora di cominciare: effettuando il check in, i dati di Candido Bruni finiscono automaticamente alle forze dell’ordiffne e qui la posizione dell’uomo viene chiaramente segnalata col classico “bollino rosso”. Sul posto giungono gli agenti del commissariato di polizia di Ischia, guidati dal vicequestore Ciro Re che – muovendosi con la maggiore discrezione possibile trovandosi in una struttura ricettiva ma in modo tale che il soggetto non potesse sfuggire alla cattura – stoppano il soggiorno dell’italo svizzero, che improvvisamente si sposta presso gli uffici di via delle Terme. Esauriti gli adempimenti di rito, il Bruni viene tradotto presso il carcere di Poggioreale dove sconterà la sua pena. Da sole e mare a passare al fresco, c’è voluto veramente poco. Una curiosità: secondo alcune indiscrezioni, pare che dopo l’arresto a chiedere spiegazioni in commissariato si sia recata anche la compagna di Candido Bruni, che evidentemente non era a conoscenza della condizione nella quale si trovava il partner, che nonostante tutto credeva di potersi muovere e rimanere impunito. Una leggerezza pagata a caro prezzo.