CULTURA & SOCIETA'

Dal Majestic di Ischia a Dusseldorf: il noto albergatore Gianni Di Bello rilancia l’ usanza del buon caffè mattutino contro l’emergenza

L’impressionante “esplosione” del caffè espresso in tempi normali nei bar della nostra isola: dalla storica “tazzulella ‘e cafe” di “fiurinda” al largo consumo in famiglia

Ricordate Gianni Di Bello dell’Hotel Majestic degli anni ’60, ’70 e ’80 a Ischia? Ora, ottantunene vive con serenità, dopo aver superato alcuni acciacchi, la sua “vecchiaia” in Germaia a Dusseldorf. Su facebook è uno dei più attivi, pubblica post con foto bellissime e cose che sembrano sempre delle primizie, Insomma i suoi post, sono post di classe, e considerata la natura e la personalità del personaggio raffinato a noi familiare, non potevano essere diversamente. Non a caso l’amico Giovanni da ragazzo è stato educato in collegi svizzeri.

GIANNI DI BELLO CHE VIVE A
DUSSERDORF IN GERMANIA

Gianni Di Bello qui ad Ischia oltre ad essere stato un noto albergatore, è stato anche consigliere comunale al Comune ed
una indimenticabile voce a Radio Ischia insieme a Beppi Banfi. Ma a noi Gianni Di Bello in questo servizio ci interessa per un altro motivo: e cioè per come descrive e si beve il caffè al risveglio del mattino. Ammirarlo sul suo post è come ce lo avessi davanti con ‘a tazzulella ‘e cafè in mano, insieme, l’uno accanto all’altro, a gustare il buon caffè ed a commentarlo come faceva il grande Eduardo De Filippo seduto fuori al balcone di casa sua. Ecco, tutto questo ci ha fornito l’idea di parlarvi del caffè, del suo profumo e gusto e della sua storia. Dagli anni ’20 in avanti, tanto per non andare troppo indietro nel tempo, erano poche le famiglie sull’isola che disponessero in casa del caffè, quello da macinare s’intende.

L’ uso corrente era dell’orzo più alla portata delle finanze del nucleo familiare locale. Del tè, che rappresentava un lusso, manco a parlarne, sostituito però dalla amomilla, e nell’occasione eccezionale della festa, sia essa del santo patrono, della prima comunione o di altra ricorrenza festiva particolare , in tavola per la colazione del mattino compariva per la gioia dei bambini e non solo, la tazza di cioccolata. Il caffè se lo concedevano quelle poche famiglie benestanti del centro: del medico, del farmacista, del prete, del notaio, del commerciante e di qualche altro notabile del paese. Qualche scatola di caffè macinato arrivava nelle case degli ischitani solo quando l’uomo di famiglia, marittimo (padre o figlio) imbarcato sui transatlantici per l’America, di ritorno a casa dopo il primo imbarco, portava con sé una scorta di caffè conosciuto ed acquistato a buon prezzo e avvolte anche alla borsa nera, nei porti di Boston e New York.

Il gusto e l’abitudine al caffè ono arrivati dopo, verso gli anni ’30 e ’40, quando a Ischia sono giunte le prima macchine per il cosiddetto caffè espresso. A quel tempo Napoli faceva scuola e la nostra isola assimilò in fretta,tanto che i pochi bar di Ischia Ponte, Porto d’Ischia e Casamicciola non solo si dotarono della “moderna” macchina dalla quale usciva il caffè bollente in tazzina, ma diventarono tutti Bar- Caffè o semplicemente Caffè di fronte al pubblico che ne apprezzava la novità. Il primo ad installare la macchia del caffè nel proprio locale ubicato a Ischia Ponte di fronte alla chiesa cattedrale, fu il maresciallo Vezzuti con le sue parenti le sorelle De Luca dette “Fiurinde”, che significa “fiorite”, un soprannome dialettizzato e dovuto alla loro prima giovinezza, successivamente diventate “signorine” mature molto note in zona per la gentilezza e l’impegno con cui gestivano lo storico Bar Caffè peraltro molto frequentato dai corrieri e da quegli ischitani che di primo mattino si recavano a Napoli per commissioni e spese speciali.

BAR CAFFE DIAZ PIAZZA CROCE

Sostare sulla via dell’imbarco con le vecchie motobarche “Ondina” e “Rondine” e con la motonave “Vittoria”,al Caffè di “Fiurinda” in Via Luigi Mazzella per gustare il primo caffè della giornata, era diventato quasi per tutti un rituale irrinunciabile. Altri bar aprirono i battenti nei successivi venti anni come il Bar Pilato, il Bar Ischia di Emilio Di Meglio e Bebè Lauro, il Bar Cocò Gelo, il Bar Castello dei fratelli Carlo e Giovan Giuseppe Curci nel Centro Storico tutti con la nuova macchina per il caffè. Poi fu la volta del Bar Vittoria, Bar Diaz, Bar Minicucci, Bar Gino, Bar Italia,Bar Diana, Bar Grottino, Bar Dolce Sosta, Bar Enea, Bar dell’800, Bar Rispoli. Negli altri comuni dell’isola i Bar- Caffè in particolare al centro, aprirono l’uno dopo l’altro con discreti profitti, specie a Forio dove sul corso si distinse l’apertura del Bar denominato della famiglia Regine,“il Re del Caffè”. Dagli anni ’60 in avanti sono sorti sull’isola una marea di altri bar-caffè della cosiddetta era moderna, arricchendo un settore che per evolversi sempre di più, non si è fermato alla presenza consolidata delle sole attività storiche della categoria. Il caffè innanzitutto, come principale punto di riferimento delle attività di ristoro, è considerato sull’isola, a Napoli, in tutta Italia e nel mondo intero la bevanda più amata e consumata di tutti i tempi.

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IL CAFFE’ DI GIANNI DI BELLO

La sua universale esplosione ha reso impossibile la conta delle tazzine di caffè che si consumano sul pianeta. Sull’isola d’Ischia annualmente, nei bar e nelle abitazionI il calcolo è a milioni. Indicativamente, i maggiori produttori mondiali di caffè sono, nell’ordine, il Brasile, il Vietnam, la Colombia e l’Indonesia. Seguono, con ordine variabile secondo le annate, Messico, Guatemala, Honduras, Nicaragua, El Salvador, Etiopia, India, Ecuador. Storia e leggenda del caffè sulla base di un a ricerca che va peso con rispetto. Fino al XIX secolo non era certo quale fosse il luogo di origine della pianta del caffè e, oltre all’Etiopia, si ipotizzava la Persia e lo Yemen. Pellegrino Artusi, nel suo celebre manuale La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, sostiene che il miglior caffè sia quello di Mokha (città nello Yemen), e che questo sarebbe l’indizio per individuarne il luogo d’origine. Esistono molte leggende sull’origine del caffè. La più conosciuta parla di un pastore chiamato Kaldi che portava a pascolare le capre in Etiopia. Un giorno queste incontrando una pianta di caffè cominciarono a mangiarne le bacche e a masticarne le foglie. Arrivata la notte, le capre, anziché dormire, si misero a vagabondare con energia e vivacità mai espressa fino ad allora. Vedendo questo, il pastore ne individuò la ragione e abbrustolì i semi della pianta come quelli mangiati dal suo gregge, poi li macinò e ne fece un’infusione, ottenendo il caffè.

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antoniolubrano1941@gmail.com

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