Dalla Veglia Pasquale alla Vittoria del Risorto Pasquale

di Pasquale Baldino e i suoi Tralci
La Veglia Pasquale è il vertice di una sequenza celebrativa unitaria che si articola su tre giorni senza soluzione di continuità. Dalla Messa in cena domini (giovedì Santo) alla conclusione della Veglia Pasquale non c’è l’abituale congedo dell’assemblea. Insomma la Veglia non è una celebrazione come tante altre, ma è la più importante celebrazione della comunità cristiana. Si commemora la Risurrezione di Cristo,non solo, ma si celebra il nostro inserimento nel mistero Divino Pasquale di morte al peccato e risurrezione alla vita divina con Lui, ci accostiamo e partecipiamo al Banchetto celeste, per mangiare la “nostra trasfusione d’amore pasquale”. Il Triduo Sacro non è la somma di tre giorni o di tre celebrazioni ma è un Mistero unico Pasquale.
È la Pasqua stessa, cioè il Mistero di Cristo Pasquale crocifisso, sepolto, celebrando i tre momenti che si succedono secondo una logica naturale in tre diverse fasi, che si svolgono nello spazio di tre giorni (giovedì, venerdì, sabato) e che ha il punto culminante nella Veglia Pasquale. Termina con i Vespri della domenica di Risurrezione. Non sono giorni autonomi, ma uniti insieme da un legame nativo interiore, così da formare un tutt’uno assolutamente inseparabile. Ognuno di essi richiama all’altro e si apre all’altro, come il fatto della Risurrezione si oppone a quello della morte. Il Triduo Pasquale, dunque, è la Vittoria Pasquale vista e celebrata in tutta la sua realtà e totalità: passione-morte-risurrezione di Cristo Risorto Pasquale. Pasqua implica perciò inscindibilmente la Passione, la Morte e la Risurrezione di Gesù Cristo, di Maria, Vero Dio e Vero Uomo. Per il credente l’elemento predominante è dato dal fondamento originario e sempre vivo che è il passaggio dalla penitenza e dal digiuno alla gioia, dalla morte alla vita dei Cieli nuovi e Terra nuova. È la festa delle feste, la solennità delle solennità. Tutto il mondo cosmico è rinnovato dal Mistero Pasquale. La sola Veglia di Pasqua sarebbe insufficiente per poter comprendere e approfondire tutto il mistero di Gesù che risorge da morte. E infatti la Chiesa vi dedica ben cinquanta giorni (Pentecoste), che sono come un unico giorno del Signore, un’unica domenica; e quindi una Pasqua che continua. Questo tempo risente tutto degli accenti della Veglia e del giorno di Pasqua. Vi ricorre il tema della nuova vita scaturita da Gesù risorto; del Battesimo che è comunione con la morte e la Risurrezione di Cristo; della condotta ormai libera dal peccato, dal momento che il Signore lo ha vinto morendo sulla croce; dello Spirito, che è il principio della rigenerazione e la cui venuta sarà commemorata nella solennità di Pentecoste; della carità e della sincerità, che appartengono allo stile di vita di chi , pur essendo ancora sulla terra, già è in reale comunione con Gesù asceso al cielo e glorioso alla destra del Padre. Ma non si tratta solo di ricordare il mistero della Pasqua: bisogna renderlo evidente nella nostra testimonianza, di parole e di condotta, in attesa che si compia la promessa di essere conformi al Signore risorto, quando a nostra volta risorgeremo. Dovrebbero capire tutti che non abbiamo trascorso invano la Quaresima; che la Settimana santa ha lasciato in noi un’impronta; che il Sacro Triduo si è impresso così realmente in fondo al cuore, che un nuovo tipo di vita è iniziato. Non perché all’esterno ora compiamo chissà quali imprese: continuerà tutto come prima nei nostri impegni quotidiani, e tuttavia qualcosa di nuovo deve apparire: una gioia più grande e più vera, che viene dalla certezza che Gesù è Vivente ed è con noi tutti i giorni; un’attenzione più premurosa per gli altri, visto che lui è morto per noi sulla croce. In tal modo si realizza quello che chiediamo in una preghiera del tempo pasquale, cioè di rivivere nelle opere il mistero celebrato.