ARCHIVIO 2

Dalle periferie del mondo alle periferie dell’isola

Si va diffondendo la convinzione che l’umanità si stia sempre più dividendo tra “ centri” e “ periferie”. Quella che una volta si definiva marxianamente “lotta di classe” tra chi detiene la ricchezza ( capitalisti o lobby finanziarie) e una grande massa di diseredati, sta assumendo un volto più geo-localizzato. Il contrasto sembra essersi focalizzato tra grandi metropoli del benessere e una moltitudine di “ villaggi” degli esclusi. E molti pensano, di fronte agli avvenimenti odierni di violenza e terrore di matrice jihadista, che sia una logica conseguenza dell’emarginazione mondiale di popoli, di tribù, di comunità etniche. Ecco,allora, che Francesco, il Papa dei cattolici, si reca nella Repubblica Centro Africana ad aprire, per il Giubileo straordinario della Misericordia, una Porta Santa scarna e povera, come la popolazione locale. Ecco, allora, che il Premier italiano Renzi, su ispirazione della star dell’architettura Renzo Piano, lancia il progetto “ per ogni euro speso in sicurezza, un altro euro per la cultura”, a partire dall’emancipazione e dal progresso culturale delle periferie. Renzo Piano è da tempo che insiste su questo tasto. E’ andato a dare una “ lectio magistralis” sul tema alla Colombia University di New York. Egli è convinto che agglomerati di immigrati ed emarginati, come le banlieues di Parigi siano i nidi naturali ove cova la rabbia sociale del terrorismo, anche islamico. L’architetto parte dalla constatazione che una città come Parigi, su una popolazione di 6.000.000 di abitanti, ne ha solo 600.000 che vivono nel centro città. Un corpo centrale piccolo e concentrato nella ricchezza e una periferia enorme, costituita di tanti nuclei ed agglomerati etnici. Per superare queste sperequazioni, diseguaglianze, contrasti economico-sociali, sia il Premier Renzi che Renzo Piano ritengono necessario un “ rammendo” tra città e periferia. Tutto chiaro, tutto spiegabile e spiegato? Penso di no. Credo che abbia visto bene un altro architetto, milanese, meno noto di Piano, ma ugualmente valoroso: Stefano Boeri che, in un intervento su Repubblica del 29 novembre scorso, ha scritto: “ Se dobbiamo trovare un gradiente spaziale del terrorismo, questo non sta nelle periferie, ma nelle zone dove si concentrano popolazione con una cultura, una religione, un’origine geografica omogenea. Dove si addensano famiglie con la stessa origine geografica, le stesse tradizioni, aspettative e frustrazioni. La virata nel terrorismo non è la reazione folle di una sofferta marginalità sociale, ma – al contrario – il rifugio entro una identità fortissima e semplificata e parte dai giovani – a volte anche benestanti.” Questo stesso concetto ho avuto la fortuna di sentire ribadire, dal vivo, dal bravissimo corrispondente di Repubblica dagli Stati Uniti, Federico Rampini, in una dotta esposizione a Bologna, nella sala della Libreria Coop. Rampini presentava il suo ultimo libro “ L’età del caos”. Ha dimostrato quanto sbagliato sia l’equivalenza emarginazione sociale=terrorismo. Gli attentatori di Parigi, ad esempio, non erano né poveri né risiedevano, in Francia o in Belgio, in quartieri periferici e fatiscenti. Cerchiamo, adesso, di tradurre tutto ciò in termini strettamente locali. Ischia è socialmente ed economicamente omogenea e coesa? O è spezzata tra centri di vitalità e periferie della depressione ( in tutti i sensi)? E’ vero o non è vero che gran parte dei giovani dei Comuni di Barano, Serrara, Casamicciola, Lacco Ameno, orbitano verso il centro, più stimolante, del Comune d’Ischia o, in subordine, in quel di Forio? Per quale motivo? Per un sostrato storico, per la concentrazione delle infrastrutture più importanti nel Comune d’Ischia. E ciò prescinde totalmente dalle attuali capacità amministrative delle sei diverse amministrazioni comunali. Tant’è che – in questo momento storico – il Comune d’Ischia non è assolutamente in grado di ergersi a guida dell’isola. E non lo è Forio. Paradossalmente, sono più convincenti alcuni dei Comuni in apparenza meno pretenziosi, come può essere il Comune di Serrara Fontana. Forse la storia pregressa dei sei Comuni ha determinato lo sbilanciamento, forse l’apertura del Porto d’Ischia fu una delle prime motivazioni della divisione tra “ centro” e periferie dell’isola. O forse la storia imprenditoriale e privata vide la prevalenza di soggetti del Comune d’Ischia. Fatto sta che il giovane di Casamicciola non sente di vivere e di avere le stesse opportunità del giovane di Ischia. La mancanza, purtroppo, di statistiche serie, ci impedisce di conoscere, alla perfezione, la divisione del disagio per territorio comunale, di sapere l’esatta distribuzione territoriale dei reati “ moderni” ( ad esempio lo spaccio della droga), di conoscere in quali Comuni si sono maggiormente verificati suicidi ( comunque troppi per l’isola), di conoscere dove maggiormente si manifestano le dipendenze da alcol o da gioco d’azzardo. Persino uno dei mali peggiori della nostra isola: il traffico automobilistico, appare in parte figlio della necessità di connessione tra centro e periferie. Cosa fare, allora, per rendere l’isola più coesa ed equilibrata? Operare un “ rammendo” come sostiene Renzo Piano, razionalizzando il centro ( rappresentato dal Comune d’Ischia) e rinvigorendo le periferie  con adeguate infrastrutture? Oppure, seguendo le indicazioni di Stefano Boeri e Federico Rampini, è necessario che si intensifichi l’interscambio tra le popolazioni dei sei Comuni isolani? Un gruppo di giovani di Casamicciola che si chiude a riccio in quella realtà locale che, soprattutto d’inverno, offre poco o niente, tende ad amplificare i motivi individuali di depressione e di insoddisfazione, con conseguenze incalcolabili. Una frequentazione più ricca e più variegata tra giovani isolani, di diversa provenienza, è motivo di arricchimento e di maggiore fiducia nella vita. Se poi, condizioni familiari ed economiche permettendo, tali giovani possono aprirsi ad esperienze in Italia o all’estero, ovviamente le chances aumentano e l’equilibrio individuale e sociale è più facilmente perseguibile. L’architetto Renzo Piano, lui che è di Genova, città portuale, nella lezione tenuta all’Università di New York, ha detto: “ Quando quotidianamente hai il mare di fronte, ti viene voglia di vedere che cosa c’è al di là”. Figurarsi quando il mare, come è il caso dell’isola d’Ischia, ti circonda. Ti viene un’irrefrenabile voglia di navigare verso l’altrove.

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Back to top button
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex