CULTURA & SOCIETA'

Dalle vecchie “passeggiate turistiche” agli attuali itinerari nei sentieri

Con settembre più fresco e riposante, torna anche “andar per sentieri”, in un profumato clima di vendemmia, prossimamente, dopo la escursione di gruppo per le Cantine dell’isola. Va detto che da qualche anno, una parte degli ischitani, sia pur esigua, sta “scoprendo” i vecchi sentieri dell’entroterra isolana, in una sorta di escursione pre-autunnale di gruppo, in coda all’estate che sta andando via, che certamente fa bene allo spirito, al corpo ed alla conoscenza delle zone inesplorate della propria terra.

Prima di questi volenterosi e moderni “esploratori”con un discreto numero di tedeschi del nostro turismo della prima ora, chi ha battuto la campagna e le zone boschive dell’isola verde in lungo ed i largo alla scoperta di nuovi paesaggi e sentieri per lo più nascosti, sono stati, poco più di sessanta anni fa, lo scrittore e cantore autentico ed appassionato delle bellezze naturali di Ischia, di terra e di mare con i suoi tipici personaggi , Giovan Giuseppe Cervera del Borgo di Celsa e il sottoscritto, a quel tempo quasi diciottenne, che gli collaborava nella realizzazione della prima guida dell’isola di Ischia col suo articolato stradario mai tracciato in mappature fino a quegli anni vissuti. Andare per sentieri, come si dice oggi, di cui l’isola abbonda, quindi ha una sua storia che incomincia, almeno per ciò che ci riguarda, diversi decenni addietro allorquando si andò alla riscoperta di essi per annoverarli fra i percorsi naturali attraverso i quali poter accedere a fondi boschivi e di campagna mai esplorati prima. Già nel passato Andar per Sentieri significava, per quei pochi che lo sperimentavano, prodursi in escursioni ben definite di matrice vulcanologica visto che i percorsi toccavano vecchi crateri nascosti e passivi. Si partiva da Faiano, ci si imbatteva nelle zone di Marecoppo, Monte Trippodi, Buceto, Carusiello, Cretaio, Fondo Ferraro, Casa Arcamone, Bosco dei Conti, da cui, oltre a godere di una vista panoramica su Ischia e sul Castello Aragonese, era possibile, lo stesso anche oggi, ammirare la Sorgente di Buceto, il cratere di Fondo Ferraio e la Lava di pietra scura dell’Arso, la quale testimonia l’ultima eruzione del 1302 che distrusse la cittadina medievale di Geronda.

Nei primi anni ’60 l’E.V.I, l’Ente Autonomo per la Valorizzazione dell’isola d’Ischia, allo scopo di realizzare una mappatura di tutti o quanto meno dei maggiori sentieri dell’intero territorio isolano, con l’intenzione di pubblicizzarli e renderli fruibili ad un certo tipo di turismo camminatore che proprio in quello tedesco, trovava la sua maggiore propensione, si rivolse all’ultimo sensibile e vero cantore delle bellezze naturali dell’isola, che qualche anno prima e in quel periodo come ho detto in apertura, stava lavorando con la collaborazione del sottoscritto, alla realizzazione di una documentata Guida di Ischia con la maggiore attenzione proprio ai sentieri, specie quelli più nascosti dell’intera isola d’Ischia. Il personaggio in questione è il compianto Giovan Giuseppe Cervera per le cui conoscenze inconfutabili sulla natura dell’isola, andava proprio a pennello per i desiderata dell’organismo turistico isolano. Infatti il Cervera, fine scrittore e poeta, in poco tempo elaborò e consegnò all’EV.I. una dispensa esauriente nel suo contenuto, corredata per altro, da una serie di foto e grafici per indicare senza confusione lo stato effettivo dei luoghi. Il fascicolo, dattiloscritto, recava la seguente prefazione: “ Dovendo approntare, su ordinazione dell’E,V.I, , un elenco delle passeggiate turistiche e precipuamente di quelle più riposte, allo scopo di indirizzare e ben guidare il forestiero desideroso di conoscere le ricchezze dell’isola verso quei luoghi che, per la loro caratteristica fisionomia o per la dovizia di cose belle e utili che detengono, assurgono a bellezze naturali dell’isola d’Ischia, ed onde consentire all’E.V.I. la possibilità di renderle accessibili curandone la manutenzione, e rintracciabili mediante una opportuna segnaletica, colgo l’occasione per suggerire allo stesso E.V.I. di rendersi interprete verso i Comuni della permanenza di una toponomastica squisitamente indigena di alcune strade, e di preoccuparsi, anche in sede di Piani Regolatori, di stabilire certi punti fermi in materia di salvaguardia delle bellezze naturali, che non possono non essere assunti come patrimonio di tutti i cittadini dell’isola, affinchè quel che rimane ancora del ricco paesaggio d’Ischia, non vada sottratto agli isolani, naturali proprietari, o irrimediabilmente distrutti”. Cervera in questo lavoro commissionato dall’EVI, si addentra all’interno dell’isola, alla scoperta dei viottoli più inesplorati per ritrovarsi al cospetto di agglomerati di case nascoste da una vegetazione rigogliosa. Ci parla della zona di Matarace tra il Vatoliere, la Scarrupata e Chiummano attraverso Pieio e la Convalle del cratere. Ci si arriva per via Terranera, per l’omonimo casolare, ci si arrampica subito sulla collina, passando per il Cavone delle Rose. E’ uno degli itinerari campestri, suggeriti per la mappatura dei sentieri turistici che già 60 anni fa si voleva offrire al turista amante dei percorsi a piedi all’interno dell’isola. A distanza di tanto tempo l’iniziativa, ufficialmente è di nuovo di attualità.

antoniolubrano1941gmail.com

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