DALL’EMERGENZA ALLA RICOSTRUZIONE DI CASAMICCIOLA, LA RINASCITA POSSIBILE
Di GINO BARBIERI
L’articolo di Giuseppe Mazzella intitolato “Ischia, il terzo commissario e gli onori a Giuseppe Luongo” toccano il cuore del problema “ricostruzione” a un anno dal terremoto del 21 agosto 2017, affrontando organicamente una tematica complessa e farraginosa che trae origine da un affastellamento di leggi e decreti (regolarmente disattesi e non attuati dagli Enti Locali) di carattere urbanistico, che ha caratterizzato gli ultimi venti anni dell’allegra repubblica italiana.
Mazzella è un fideista di natura e uno scrupoloso “osservante” della legislazione corrente, che vorrebbe vedere applicata in modo costante e nei tempi stabiliti da quelle autorità delegate allo scopo. L’intero articolo di cui si fa cenno è sostanziato da numerosi riferimenti alle leggi urbanistiche in vigore che “fanno obbligo agli Enti Locali di dotarsi di nuovi strumenti attuativi e di pianificazione territoriale”, considerato che per il recente passato, analoghe disposizioni statali sono state completamente disattese, senza purtuttavia richiamare l’intervento di un potere sostitutivo o addirittura sanzionatorio, necessario per punire l’inerzia o la “disobbedienza” dell’autorità inadempiente.
Ci dilunghiamo su questo aspetto non secondario della questione “ricostruzione”, perché i malanni amministrativi e gli ostacoli futuri peseranno enormemente su di un piano di risanamento urbanistico delle zone colpite dal terremoto proprio per le accennate criticità normative relative alla mancata adozione del Piano Urbanistico Comunale (Puc) , prima Piano Regolatore, poi Piano di Assetto Territoriale, poi PUT, infine Piani di Dettaglio, Piani di Recupero, Piani di Trasformazione Urbana, ecc.
Ci si sono “divertiti” in tanti (dai vari ministeri preposti, alle Regioni) per rendere difficile la vita agli enti Locali, peraltro refrattari a qualsiasi progetto di pianificazione del Territorio e sordi alle accuse del potere centrale, della regione e della magistratura sugli enormi ritardi (ma io li chiamo omissioni dei doversi di ufficio) accumulati nell’esaminare le pratiche di condono edilizio che risalgono ad appena 33 anni fa!
L’ampio preambolo è servito per introdurre il tema della ricostruzione nei comuni di Casamicciola, Lacco Ameno e Forio, con cui ci si dovrà confrontare nei prossimi mesi a venire fra gli Enti Locali, il commissario di governo, gli uffici preposti all’Ambiente e alla Sicurezza del Territorio e le forze politiche centrali e periferiche. Tema molto controverso e spinoso perché non esiste al momento un Piano di Intervento Generale per gli edifici pubblici, le scuole, i luoghi di culto e le abitazioni danneggiati dal sisma, orientato ad una ricostruzione responsabile, possibile e non lesiva dei diritti, ma anche degli obblighi dei cittadini. Si potrebbe partire da uno “stato di fatto” fotografato dalle schede Aedes e dalla mappatura eseguita dagli UTC dei tre comuni interessati e dal corpo del vigili del fuoco, che hanno eseguito una ricognizione abbastanza precisa delle zone rosse e zone verdi dove ricadono le abitazioni danneggiate in modo variabile e suscettibili di interventi differenziati.
Potremmo già azzardare una statistica molto aderente alla realtà Casamicciola Terme: Schede Aedes circa 1200. Abitazioni danneggiate in modo irreversibile e da demolire 50/60. Case danneggiate gravemente ma suscettibili di restauro strutturale antisismico 200/300. Case lievemente danneggiate, ma da mettere in sicurezza antisismica 400/500. Case con leggere lesioni e distacco di intonaci e cornicioni da ristrutturare in sicurezza antisismica 150/250. Sfollati 1.806. Di cui alloggiati in alberghi 450, in abitazioni private 810. Edifici pubblici danneggiati 3. Scuole inagibili 7. Luoghi di culto inagibili 7. Esercizi alberghieri colpiti dal sisma in modo variabile 15. Aziende commerciali ferme 90.
Lacco Ameno. Schede Aedes 475. Abitazioni danneggiate 250 di cui una ventina in modo irreversibile. Dai dati diramati nel Rapporto della Presidenza del Consiglio dei ministri del novembre 2017 sull’entità dei danni riportati dai comuni di Lacco Ameno e Forio, le risultanze risultano “gonfiate” in modo del tutto evidente, non sappiamo per “merito” di chi! Allo stato, nel comune di Lacco Ameno vi sono 350 sfollati, 212 persone ammesse al Cas e poche unità in hotel. Scuole inagibili n.3, alberghi inagibili n.2, chiese n. 2. Pochissimi esercizi commerciali chiusi. Interventi emergenziali di puntellamento affidati al corpo dei Vigili del Fuoco. Spesi fino ad oggi 2,5 milioni di euro per lavori di “ristrutturazione” delle scuole. Per Forio, si parla di piccole cifre. Case danneggiate n. 49, alloggiati Cas n. 11, altri dati forniti dal consiglio dei ministri non sembrano corrispondenti alla realtà dei fatti!
I POTERI PER LA RICOSTRUZIONE
Il panorama politico ad un anno dal terremoto non è affatto incoraggiante, vuoi per il forte ritardo accumulato nell’approntare gli strumenti legislativi idonei per “sorreggere” un piano ricostruttivo, vuoi per le risorse economiche adeguate (si parla di 200 milioni di euro) che sono ancora in mente deis, vuoi per l’assenza di uno studio conoscitivo preciso del territorio, vuoi infine per le profonde divergenze esistenti in seno all’amministrazione comunale sugli orientamenti da consacrare in delibere e progetti di fattibilità relativi agli interventi da realizzare nella zona rossa. Attualmente il governo Gentiloni ha stanziato all’incirca 27 milioni di euro per affrontare la fase emergenziale (pagamento straordinario unità impegnate nell’opera di soccorso e di gestione del sisma pari a 750 uomini; messa in sicurezza di centinaia di abitazioni variamente danneggiate, realizzazione di n, quattro ponti in tubolari di ferro per consentire la viabilità a Cava dello Scialicco, Piazza del Fango, via Spezieria e via Casa Mennella, lavori di somma urgenza ritenuti indifferibili e acquisti vari di materiali e veicoli di cui abbiamo ampiamente parlato nel corso delle corrispondenze giornalistiche del 2017 e 2018, sistemazioni abitative presso strutture alberghiere e abitazioni private), a cui vanno aggiunti 2,5 milioni stanziati dalla regione Campania, sei milioni da parte del Miur e altre provvidenze della Città Metropolitana per la messa in sicurezza delle scuole.
Sempre in tema di risorse economiche impegnate per il terremoto vanno ricordati i 360.000 euro stanziati dalla Curia Vescovile di Ischia, le somme non quantificate impegnate dalla Conferenza Episcopale Italiana per ripristinare l’agibilità delle chiese di san Gabriele e Buon Consiglio (chiesa dei marinai), il contributo economico devoluto dalla Santa Sede attraverso l’Elemosiniere del Vaticano e la somma di cinquantamila euro raccolta dal Comitato “ Risorgeremo Nuovamente”.
Il punto nodale della ricostruzione – a parte l’impegno economico notevole e uno studio serio di fattibilità ricostruttiva- resta senza dubbio quello legato ai poteri decisionali che la legge attribuisce al commissario, ma anche agli Enti Locali e alla Regione. Tutto ciò richiama la problematica dei “poteri decentrati” che spesso vanno in rotta di collisione con le leggi e i decreti legislativi appositamente varati in occasione dei ricorrenti terremoti italiani. Il decentramento amministrativo, politico e legislativo, orientato per attribuire maggiori poteri ai Comuni, alle ex Province e alle Ragioni, non ha fatto altro che creare guasti irreparabili, con invasioni improprie di campo, arbitrarietà decisionali, adozioni di leggi incostituzionali e sovrapposizioni di competenze. Un marasma normativo che ha creato contrapposizioni fra il potere centrale e periferico, spesso sfociate in annullamenti di atti, ricorsi alla Consulta, ritardi nelle decisioni e incertezze nelle procedure adottate da enti territoriali e governo della repubblica.
Ha fatto bene Peppino Mazzella, nel caso terremoto che ci occupa, a parlare di “clausola di supremazia” da applicarsi in presenza di eccezionali interessi nazionali. E’ il commissario alla ricostruzione ad assumere i poteri decisionali –sentiti gli enti interessati- avendo ampie facoltà di scelte, indirizzi, e iniziative atte ad accelerare gli iter burocratici e pervenire CON RAPIDITA’ alla risoluzione del problema abitativo che riveste priorità assoluta sull’intera materia sociale, economica e del lavoro. Qualcosa di simile fu fatto a L’Aquila, dove il commissario di governo, d’intesa con il presidente del Consiglio e il capo della Protezione Civile Bertolaso, superata la fase emergenziale, riuscì a ricostruire una città in tempi brevissimi, spezzando i legacci della burocrazia e mandando a quel paese politici e “maneggioni” locali che sono la vera causa dei ritardi e degli imbrogli dei…terremoti! Parlare di ricostruzione con autentica cognizione di causa, equivale ad affrontare un disegno urbanistico generale di Casamicciola (il problema non si pone per Lacco Ameno e Forio, con un intervento circoscritto e ben delimitato) che si è fermato agli anni in cui il Piano Regolatore Beguinot avrebbe potuto organizzare gli intervento sul territorio in modo mirato e da un punto di vista programmatico. I danni riportati da Casamicciola nel terremoto dello scorso anno sono direttamente correlati ad insediamenti molto vecchi che dovevano essere messi in sicurezza negli anni Cinquanta e a quelli più recenti, realizzati con materiali scadenti e con tecniche costruttive inadeguate per una mitigazione sismica per almeno il settanta per cento del totale. Inoltre il danno è rilevabile lungo un’area molto “frastagliata”, che si allunga con intensità variabile nei quattro punti cardinali del territorio comunale, fatta eccezione nei terminali di Perrone e del monte Epomeo, dove sono stati risparmiati ampi insediamenti (rione Genala e quartiere Arenale) che per tipologia costruttiva appaiono assai vulnerabili (baracche sopraelevate, case popolari impastate con terra lota e cemento ormai sfibrato e fabbricati realizzati in pochi giorni con difetti strutturali).
PROPOSTE LINEE GUIDA
Il compito che attende il commissario Schilardi è semplicemente ciclopico! In primis si tratta di decidere la “fine” che deve fare la zona rossa, laddove il rischio sismico è elevatissimo e dove il piano di faglia “promette” nel corso degli anni ulteriori movimenti tellurici di notevoli intensità. Liberate alcune aree dai fabbricati da demolire, occorre valutare un piano di insediamento abitativo attraverso il “salvataggio” delle abitazioni poco compromesse dal sisma, basato sull’adeguamento alla normativa antisismica e sulla eliminazione dei piani in sopraelevazione che nel futuro costituiscono il punto debole della intera costruzione. Operazione dolorosa, ma necessaria onde evitare l’incostruibilità completa nel perimetro contrassegnato in rosso. Gli assi viarii dovranno essere ampliati e realizzata una “via di fuga” con la costruzione di una bretella via Borbonica- Pantano, con annessi spazi verdi e parcheggi rispondenti alle necessità di via d’Aloisio e La Rita. Anche il viottolo di via Epomeo, un autentico scandalo costruttivo che assolve alla funzione di servire 500-600 persone residenti, dovrà essere necessariamente ampliato e messo in sicurezza sul canalone di deflusso delle acque meteoriche provenienti dall’alta montagna.
Il vallone di La Rita merita un discorso a parte. La distruzione totale di ben tre stabilimenti termali di antica rinomanza (Castagna, Monti, Castagna), serviti dalle più famose sorgive dell’isola d’Ischia, va totalmente messo in sicurezza e raggiunto da una strada da costruirsi sul vecchio progetto Parodi, sfruttando l’alveo in leggera pendenza che raggiunge la Fundera in territorio lacchese.
L’ampio insediamento ipotizzato da chi scrive e da Peppino Mazzella in uno studio di fattibilità e che andrà a far parte di un Puc adottato da nuovi amministratori comunali insieme ad un Piano di Trasformazione Urbana, rappresenta infine il vero processo di modernizzazione dell’intero litorale casamicciolese inteso come l’unica area sicura dal punto di vista sismico e suscettibile di un ampio intervento mirato sfruttando volumetrie esistenti senza aggiungere un nuovo carico urbanistico. Si fa riferimento, naturalmente, all’ex ospizio termale del Pio Monte della Misericordia, complesso grandioso di 18.000 metri quadrati di copertura su di una superficie, in parte alberata, di 25.000 metri quadrati. L’enorme fabbrica è in completo disfacimento ed è interessata da fantomatici interventi di riconversione alberghiera –made in Germany- che secondo il nostro punta di vista è semplicemente irrealizzabile per tuta una serie di motivi ampiamente sviscerati in articoli di stampa e, ultimamente, nel libro “Sisma nell’Isola d’Ischia”. Ebbene lungo l’intera fascia costiera di Casamicciola potrebbe rifiorire la “Belle Epoque” in versione moderna, di una stazione di Cura, Soggiorno e Turismo d’avanguardia!
Nel progetto che sarà presentato alla fine di ottobre del corrente anno insieme alla seconda parte del libro sul terremoto, si parla di un insediamento polivalente che l’Ente Locale dovrà realizzare con i fondi europei e quelli del sisma (tutto è legato ad una ipotesi “di un cambio della guardia” al comune di Casamicciola Terme e ad una procedura espropriativa del “Monte”, nella eventualità che il complesso non venga donato dai governatori dell’istituzione filantropica!) dalle seguenti caratteristiche: Corpo centrale sul lungomare adibito a Municipio, villa comunale, due parcheggi, sei palazzine per civili abitazioni e centro commerciale. Di fronte al complesso residenziale costruzione del bacino portuale già in parte esistente per destinazione ad approdo turistico. Sul prolungamento della via Monte della Misericordia, due aree verdi a servizio pubblico con rampe di scale di accesso a via Iasolino. A piazza Bagni ripristino delle Antiche sorgive termali del Pio Monte e creazione di un
Parco Termale esteso sulle aree verdeggianti a ridosso delle fabbriche semidistrutte del Pio Monte.
Il piano di intervento relativo alla ricostruzione prevede l’acquisizione di due aree pianeggianti che partono da via Eddomade e vanno verso il mare (in prossimità della proprietà Parodi) e un’area molto estesa, in località “Chianitelli” (via Cretaio), dove già esiste una buona urbanizzazione. Fra le altre proposte, potrebbe essere fattibile la destinazione di parte dell’ex convento dei padri Passionisti a Scuola Elementare, mentre per l’ex Osservatorio Geofisico, se acquisito dal pubblico Demanio, è stata indicata l’originaria destinazione con dotazione di strumentazioni moderne e personale specializzato alle dirette dipendenze dell’OV di Napoli.
In conclusione, si dovrà necessariamente partire da un decreto legislativo speciale per l’isola d’Ischia in cui vanno recepite le linee guida della ricostruzione così come con tutta umiltà abbiamo indicato.