Dateci un programma o cambiate canale
di Graziano Petrucci
L’anno prossimo, a maggio, ci saranno le elezioni a Ischia. Lo sappiamo tutti ormai e già da un po’. Ci stiamo avvicinando nel vivo della competizione che, quasi certamente, si farà più chiara in questo passare di mesi e dopo la fine di dicembre. Non è delle prossime elezioni che voglio parlare. Per niente. Voglio affrontare invece un tema che normalmente passa sottotraccia rispetto agli argomenti sulle dichiarazioni e le alleanze che stanno popolando il presente nelle discussioni tra registi, futuri governanti, prossimi attori, o di chi al governo del comune capoluogo vorrebbe andarci per mostrare, in modo definitivo e svincolato da certe dipendenze, di che pasta è fatto. Ciò nonostante non voglio premere sul nervo scoperto della gara anche se trame e incanti cominciano a svelarsi a poco a poco lasciando trasparire il quadro –triste, in alcune sfumature- della situazione. Oltre certe affermazioni rese ai media su chi potrà essere il candidato sindaco non fatevi illudere da questa specie di silenzio. Non avrà la potenza dei comizi e delle parole gettate come fiori dai balconi durante la campagna elettorale, ma è pur sempre una parte essenziale per la lotta di culi da salvare e poltrone da conquistare. Tuttavia il dato più sorprendente è che se uno si gira un poco intorno, la maggior parte delle energie di chi parteciperà alla battaglia con la propria squadra e con il proprio tifo al seguito, sono investite in maggior percentuale per stringere alleanze. Vero. Senza un piano per realizzare e legare collaborazioni, diciamo così, in politica si rischia di non andare da nessuna parte o, nel peggiore dei casi, di non essere eletti. In questa platea di partecipanti l’unico dato inequivocabile è che nel tessuto di quelli che saranno i nuovi accordi, l’attività principale diventa questa: stringere rapporti, formare liste sulla base della famiglia più forte o numerosa, regalare posti che in caso di vittoria diventeranno, allo stesso tempo, assegni da riscuotere e il momento per gustarsi il dolce in santa pace. Ebbene, però, una critica su tutte che assume un proprio valore, specie da qui ai prossimi mesi, si può rivolgere alla politica che, pure a livello locale, diciamolo, esprime certe “perle di amministratori”. A volte sarebbe il caso di buttarle di nuovo in acque profonde per evitare di ripescarle e lanciarle di nuovo ai porci (“che siamo noi”, diceva Totò). Il fatto che ci siano quelli che la politica la fanno da anni, o da meno tempo, non giustifica comunque l’immobilismo mentale e neppure significa che alla gente non interessi ascoltare qualcosa di nuovo e innovativo nei programmi come i temi della pianificazione e lo sviluppo. Forse il punto è questo. Mancano i programmi che spesso arrivano da copia-incolla sempre buoni per le grandi occasioni. Invece dovremmo imparare, noi, gente comune oltre che cittadini ed elettori, a fare domande. A chiedere al candidato, che domani ci troveremo in lista e dopodomani con le chiappe su uno scranno, si proprio a lui, che idea ha di futuro perché dalla sua dipenderà la nostra. Che scenario immagina per il comune e dove ha intenzione di condurlo e perché i cittadini dovrebbero scegliere lui e non qualche altro. Dovremmo finalmente imparare a essere esigenti nei confronti di chi dipinge tele e distribuisce fiori dai balconi, e chiedergli conto se non fa quello per il quale gli abbiamo regalato il voto. La presenza di un programma, tanto per l’albergatore come per l’avvocato, che dedicano il loro tempo alla politica, è necessaria tanto quanto lo sono le alleanze e le collaborazioni. In ultima analisi serve adesso e non “domani” una lista di priorità, e non solo una lista di persone, perché ciò corrisponde alla capacità di previsione e lettura di eventi che dovranno per forza esser calati in una visione più ampia e non soltanto in quella geograficamente limitata di un’isola. Corrisponde alla presenza di un’idea, di territorio, di futuro, e all’effettiva voglia di risolvere questioni importanti come la mobilità, il trasporto pubblico, o la tutela dell’ambiente, l’uso delle risorse umane e l’indirizzo di quelle economiche. E visto che si parla nuovamente della possibilità di realizzare – d’idea si tratta, per il momento- il Comune Unico, chiedere a chi sta per occupare una parte della vita pubblica, che cosa pensa su questo punto. Appare indispensabile, attraverso la presentazione del programma, sapere subito con chi abbiamo a che fare e quale asse ereditario ci troveremo nei prossimi cinque anni. Persone, idee e programmi, sono questi gli elementi per avviare una fase di rilancio di Ischia cui si ricollega, per forza, il futuro dell’isola intera. Senza una proposta seria, o un vero dibattito, in questo canale, rischiamo di affondare. E in uno scenario che diventa sempre più “glocal” (a un tempo globale e locale) non ci salveranno certo le elezioni.
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