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De Siano, Ciummo, Rumolo: il pm li voleva in carcere

ISCHIA – Una notizia che, magari appresa a posteriori dai diretti interessati, avrà fatto correre soltanto un brivido durato un attimo sulla schiena di tre personaggi coinvolti a vario titolo nell’inchiesta sugli appalti dei rifiuti che ha “fatto tappa” nei Comuni di Forio e Lacco Ameno oltre che nella vicina Monte di Procida. E che testimonia, nell’ambito di un’attività investigativa tanto lunga quanto complessa, fatta di intercettazioni telefoniche ma anche ambientali oltre che di appostamenti e pedinamenti protrattasi davvero per diverso tempo, quanto la pubblica accusa fosse sicura di aver raccolto elementi probatori schiaccianti a carico di alcuni degli indagati in quello che è il nuovo terremoto giudiziario che ha letteralmente sconquassato l’isola verde. Da fonti ed indiscrezioni assolutamente attendibili, si apprende infatti che il pubblico ministero, nel chiudere di fatto l’attività degli inquirenti, aveva richiesto tra le misure cautelari la custodia in carcere per il senatore e coordinatore regionale di Forza Italia Domenico De Siano, per l’amministratore della Ego Eco Vittorio Ciummo e per il funzionario (e storico braccio destro dello stesso De Siano) Oscar Rumolo. Provvedimenti che sarebbero stati pesantissimi, richieste che però non sono state accolte dal giudice per le indagini preliminari dott.ssa Picciotti che ha invece optato per la misura meno afflittiva quale quella degli arresti domiciliari, ovviamente sospesi per Domenico De Siano in quanto munito di immunità parlamentare (e per cui bisognerà attendere nulla osta da parte del Senato della Repubblica, cui l’autorità giudiziaria ha presentato l’apposita richiesta, come da prassi).

Insomma, fosse stato per il pm, adesso tanto Rumolo quanto Ciummo si ritroverebbero nella posizione decisamente più scomoda di detenuti in una cella del carcere di Poggioreale, lontani dai comfort che – al netto della privazione della libertà personale – garantisce comunque la permanenza all’interno delle mura domestiche. Una circostanza ed una richiesta, quella di cui vi abbiamo appena raccontato, di cui adesso – dopo gli interrogatori di garanzia – sono certamente a conoscenza anche i difensori degli indagati e questo spacca ancora di più i due fronti: da una parte la magistratura inquirente convinta di avere tra le mani una serie di riscontri oggettivi e incontestabili in grado di provare la condotta criminosa dei soggetti coinvolti nell’inchiesta, dall’altra i difensori che affilano le armi nella certezza di poter dimostrare l’assoluta estraneità ai fatti contestati per i loro assistiti o meglio per alcuni di essi e relativamente ad alcuni capi di imputazione. E in questa logica va inquadrata anche la scelta di molti indagati, la quasi totalità, di avvalersi della facoltà di non rispondere nel corso dell’interrogatorio di garanzia che si è svolto martedì scorso. L’impressione è che – dopo il teorema accusatorio costruito in Procura – gli avvocati attendano dapprima l’esito del Tribunale del Riesame per giocare a carte scoperte. Per la serie, va bene la teoria, ma ora… fuori i riscontri. E l’impressione è che anche in prospettiva futura la partita si giocherà tutta qui, con un esito ovviamente allo stato dell’arte ancora di difficile (se non impossibile) pronostico. Il Riesame, tra l’altro, sarà un crocevia importante non solo sotto l’aspetto squisitamente giudiziario ma anche politico. Silvio Berlusconi, infatti, per adesso ha ribadito la sua fiducia in Domenico De Siano “stoppandone” le dimissioni dalla carica di coordinatore regionale di Forza Italia proprio nella speranza che lo stesso possa essere “scagionato in tempi brevi.

Dal punto di vista delle accuse indirizzate ai tre – che vanno anche al di là delle specifiche vicende oggetto di contestazione – e della pluralità degli episodi illeciti, agli indagati Ciummo, Antifono, Romolo e De Siano è altresì contestata la partecipazione  ad  una  associazione a delinquere finalizzata finalizzata alla corruzione ed alla turbata libertà degli incanti; secondo la già ricordata ricostruzione  dei fatti operata dalla Procura e fatta propria dal GIP, vi sarebbe una perfetta coincidenza di interessi tra il versante imprenditoriale (rappresentato da Ciummo ed Antifono) ed il versante politico (rappresentato da Rumolo e De Siano), testimoniato  anche dalla diuturna attività di procacciamento di tesserati -anche falsi od oggetto di compravendita- operata da Rumolo in vista delle elezioni del 2012 al congresso provinciale della compagine politica cui appartiene De Siano, al fine  di far apparire la corrente di quest’ultimo come la più votata all’interno del partito.

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