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Decreto sicurezza, Francesco Del Deo : «Il problema esiste, servono norme certe»

Il decreto tocca varie questioni. Per quanto riguarda il problema-migranti, per taluni aspetto credo che Salvini abbia ragione: non sono certo tutti classificabili come “rifugiati”. Spesso essi non scappano dalle guerre, ma scappano dalla fame, e una volta arrivati in Libia sono pure vittime di violenze da parte dei trafficanti di uomini. Su questo non si discute, ma è un dato di fatto che troppo spesso l’Italia è l’unico Paese europeo che viene chiamato a farsi carico del problema. E qui lancio una riflessione più generale: anche gli altri Paesi occidentali, non solo europei, devono capire che il problema va risolto a monte, laddove esistono focolai di guerra come in Nordafrica, che giova solo ai trafficanti di uomini ma anche di armi. Ho sentito anche di alcuni eventuali profili di incostituzionalità, come il delinearsi di un tipo di cittadinanza che può essere revocata, in casi estremi, per coloro che non sono nati in Italia: la cosa andrà analizzata, ma in ogni caso potrebbe essere un segnale di inversione di rotta, un deterrente, soprattutto per coloro che, anche arrivando dall’est dell’Europa, considerano vantaggiosa l’Italia come meta perché , come emerge da molte intercettazioni, il nostro sistema sanzionatorio è considerato molto mite, favorendo dunque la criminalità. Non è giusto bollare di inospitalità il nostro Governo: piuttosto, i Paesi occidentali dovrebbero inviare una forza internazionale in Libia, d’accordo coi due governi locali. Se non si pacifica quella zona, il problema continuerà e anzi aumenterà. Non è pensabile di poter accogliere milioni di persone provenienti dall’Africa. Inoltre, aiutare e accogliere gli immigrati ha comunque un costo, che complessivamente aumenta: ecco perché sono convinto che queste genti vadano aiutate nei loro paesi d’origine. Lasciando da parte la geopolitica e tornando al decreto-sicurezza, credo che eventualmente qualche previsione un po’ più drastica circa i criteri di accoglienza potrà anche essere rivista, ma ripeto: il problema è grave. Problema che, ad essere franchi, viene amplificato anche dalla forte crisi economica che dura ormai da troppo tempo e che influisce anche sulla percezione che la gente comune ha delle dinamiche migratorie. Il decreto comincia a porre dei punti fermi. La contestazione dei sindaci mi appare come una mossa politica, ma chi fa politica deve comunque proporre valide alternative».

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