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Deficit di Ischia Ambiente, rinviato l’esame dei primi testimoni

ISCHIA. Nulla di fatto in quella che sarebbe stata la prima vera udienza nel processo che vede coinvolti due dirigenti della società partecipata Ischia Ambiente e quattro dirigenti comunali. L’assenza dei testimoni chiamati a deporre, un esponente della Guardia di Finanza e un consulente della Procura, hanno imposto il rinvio al prossimo ottobre. I sei imputati, Luciano Bazzoli, Silvano Arcamone, Ciro Cenatiempo, Gaetano Grasso, Antonio Bernasconi e Marco Raia, sono chiamati a difendersi dalle accuse di abuso d’ufficio e falso ideologico, nell’emissione di alcuni provvedimenti diretti secondo l’accusa a ripianare impropriamente il deficit della società. Gli episodi contestati risalgono agli anni 2010 e 2011. Non è il primo ritardo che il procedimento incontra: lo scorso dicembre l’assenza di alcuni giudici posticipò la prima udienza di tre mesi, fino a marzo, quando si procedette come da prassi all’ammissione dei mezzi di prova richiesti dalle parti, per poi aggiornare il processo all’udienza  di ieri. Tra un mese, dunque, si comincerà a dipanare la complicata matassa per la quale sono in ballo cifre importanti, nell’ordine di alcune centinaia di migliaia di euro, con la difesa chiamata a dimostrare che tali somme non erano state liquidate in modo illegittimo, bensì a titolo di spettanze per i servizi che erano stati effettivamente realizzati, nell’ambito del rapporto tra il Comune di via Iasolino e la società partecipata, di cui l’ente detiene la totalità delle quote. In sostanza, secondo i difensori, non è esistito alcun illegittimo vantaggio per la società, né alcun detrimento per il Comune, affermazione che si basa sul rapporto tra le due entità, il cui scopo primario è la gestione dei rifiuti e dei servizi cimiteriali, oltre che dei compiti manutentivi di giardini e strade. Il dibattimento sarà dunque estremamente tecnico, come accade ogni volta che si discute di presunti reati contro la pubblica amministrazione, con l’accusa convinta del fatto che le operazioni contestate fossero un paravento per “sistemare” il bilancio secondo le normative vigenti, mentre la difesa cercherà di dimostrare la correttezza e regolarità dell’operato della partecipata.

 

 

 

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