CULTURA & SOCIETA'

Sbattevano porte con strane voci nel cimitero delle monache sul Castello d’Ischia

Si racconta che dagli anfratti della vecchia fortezza , all’improvviso e in lontananza, spuntavano dei nani mendicanti. Che, man mano che si avvicinavano, si trasformavano, diventando dei gitanti vestiti in maniera elegantissima. La loro risata era agghiacciante

Per chi non è a conoscenza, facciamo un po’ di storia su questo Halloween che in passato per certi versi ha interessato anche il Castello Aragonese e che da qualche tempo ha attecchito di brutto nella nostra isola, coinvolgendo ragazzi ed adulti in perfomance a volte anche di pessimo gusto, quando per lo scherzo si esce al di fuori dei binari. Per fortuna la festa quest’anno 2022 è annunciata più moderata per via della pandemia che sull’isola è ancora motivo di preoccupazione. Diciamo che è chiamato in causa, il luogo simbolo di tutti i tempi, dell’isola d’Ischia, il Castello Aragonese. Quel Castello con la sua storia ed i suoi antichi misteri racchiusi in un alone di fascino che ha smosso non poche intelligenze per descriverne gli effetti tenebrosi e non.

ASPETTO TENEBROSO DEL CASTELLO D’ISCHIA

Nel corso dell’Ottocento, fu praticamente distrutto, poi adibito a carcere, infine quasi del tutto abbandonato. C’è chi l’ha visitato quando era in questo stato. E i loro racconti sono degni di Halloween. A cominciare dal cimitero delle monache. Che sembrava fatto apposta per essere visitato ad Halloween. Era un putridarium, anche conosciuto con il nome molto più d’impatto di scolatoio: vi venivano posti i corpi senza vita delle monache affinché i fluidi corporei defluissero attraverso il foro che si trovava al centro dei sedili. Anche se sono passati secoli da quando veniva usato, ci si respira ancora un’atmosfera cupa e opprimente nonostante la bella cura dei proprietari Mattera Nicola, Cristina e Giovanni. Secondo una leggenda, voci e corpi si materializzavano per proteggere il riposo delle monache defunte. Sono tanti i viali interni che attraversano il Castello, come un reticolo, come un sistema vascolare. Tali viali non erano sempre silenziosi. Soprattutto di sera. Quando apparivano completamente deserti e sembrava che non ci fosse nessuno. Ma era possibile sentire pietre che sbattevano l’una contro l’altra o lamenti che provenivano da una direzione indefinita. La sagoma del Castello, se vista da una particolare angolazione, è spigolosa, irregolare, screziata da anfratti, sia all’interno sia all’esterno. Da questi anfratti, all’improvviso e in lontananza, spuntavano dei nani mendicanti. Che, man mano che si avvicinavano, si trasformavano, diventando dei gitanti vestiti in maniera elegantissima. La loro risata era agghiacciante. Suono di zoccoli sul selciato dei cortili o del viale di accesso: un enorme cavallo nero arrivava. Il suo sguardo era terrorizzante. E non era nemmeno il solo. Il passante si sentiva gli occhi addosso, occhi indagatori e scrutatori. Occhi che potevano essere solo di un cane o di una capra corvina che, d’un tatto, apparivano da un muro.

michelelubrano@yahoo.it

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Vincenzo

Che dire,se vi racconto quanto vissuto da me all’età di otto anni e precisamente nel lontano 1959,abitavamo in un appartamento della v cchia Pozzuoli,la rocca del Rione Terra,a poca distanza della Basilica di San Procopio,alloggio composto da un terrazzo panoramico,con vista penisola Sorrentinae,sullo sfondo Capri.era il mese di giugno,in un primo mattino,mi accingo ngevo a raggiungere uno stipo per il pane,avendo voglia di un piccolo cozzo di quel bel pane ,che mia madre comprava ancora caldo,per dieci figli,una bella quantità di pane,perdieci fratelli,pensavo che non se ne accorgesse chi aveva staccato quel cozzetto di pane,nel mentre mi accingevo a prelevare uno dei tanti pezzi di pane,improvvisamente la porta di accesso alla grandissima cucina,dove quella porta piccola ,mai chiusa perché incastrata alla parete per via della pavimentazione con piastrelle divelte,si chiuse con violenza,senza che ci fossero spifferi violenti di vento né tantomeno la presenza dei miei fratelli o mia madre, intenda nelle altre stanze,anche esse enormi,tutt’oggi mi chiedo come quella porta sia sbattuta violentemente al punto che per uscire fuori dalla cucina ci fu bisogno di un falegname.Lascio a voi la risposta????

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