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Gli “schiavi di Ischia” nascosti nei social

ISCHIA. Nei giorni scorsi sul noto social network Facebook una pagina ha attirato l’attenzione di molti isolani, focalizzandola sull’annosa situazione di sostanziale sfruttamento subìta dalla gran parte dei lavoratori nel settore alberghiero ischitano. “Gli Schiavi di Ischia”, questo il nome della pagina, non fa altro che ribadire le gravissime ma ben note storture dell’industria turistica locale, i cui addetti finiscono per perdere di fatto anche i più elementari diritti, come quello sancito dalla Costituzione al giorno di riposo settimanale, che nei mesi di punta della stagione viene sostanzialmente abolito. Ingoiato nel gorgo delle massacranti ore giornaliere di lavoro (anche più di dieci). Una situazione dove quei diritti si trasformano in “concessioni” benevolmente rilasciate dal padrone di turno. Tuttavia, la pagina è seguita da relativamente pochi utenti (molto meno di cento) e la maggior parte di essi non lavora nel comparto alberghiero. Insomma, numeri insignificanti a fronte dell’enorme numero di isolani che lavorano nel settore. In ogni caso, stante l’annosità della piaga, di cui ogni anno si torna sterilmente a parlare, l’iniziativa della citata pagina facebook non è affatto una novità, perché come ha segnalato il noto attivista Davide Iacono già ben quattro anni fa la piattaforma Ischiaforum aveva pubblicato un’iniziativa, ancora oggi consultabile sul web, intitolata  “Schiavi d’Agosto e l’ispettorato del lavoro latitante”, dove l’obiettivo pratico era di creare una “white list” di operatori alberghieri isolani rispettosi dei diritti dei lavoratori (giorno libero settimanale, ferie pagate, orario legale), e una “black list” composta da quelle strutture che invece calpestano tali diritti. Ma, come Iacono ha annotato, finora in 4 anni non c’è stata alcuna segnalazione, né in un senso né nell’altro.  Restano quindi i dubbi sulla reale efficacia della citata pagina facebook rispetto all’enorme problema denunciato: abbiamo cercato di intercettare il pensiero di una parte dell’opinione pubblica locale: fra coloro che ci hanno rilasciato un parere, si avverte la piena solidarietà per coloro che subiscono tale situazione, e lo scetticismo circa l’effettiva utilità di una pagina virtuale a cui fa difetto l’iniziativa concreta. Soprattutto, emerge il pessimismo verso ogni possibile “ribellione” contro un “sistema” che, con la pendente minaccia della perdita del posto di lavoro, riesce a disinnescare ogni legittima recriminazione.

 

 

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