CRONACA

Demolizione a Procida, il Consiglio di Stato conferma la sospensiva

La decisione paradossalmente arriva dopo la conclusione delle operazioni di abbattimento dell’abitazione della famiglia Ambrosino, ormai rasa al suolo: una vera beffa per i proprietari dell’immobile

Il Consiglio di Stato ha confermato la sospensiva per le operazioni di demolizione dell’abitazione della famiglia Ambrosino. Lo hanno reso noto i legali di fiducia della famiglia, a quattro giorni di distanza dall’udienza del collegio dei magistrati amministrativi che ha esaminato l’istanza. In sostanza vengono mantenuti in vita i titoli abilitativi dell’edificio in attesa che il Tar si pronunci definitivamente nel merito della vicenda. Un risultato giuridicamente significativo, ma il paradosso è che l’iter giudiziario d’ora in poi avrà ad oggetto una casa che nei giorni scorsi è già stata completamente rasa al suolo dalle ruspe inviate dalla Procura.

Una casa che era stata abitata da circa trent’anni dalla famiglia Ambrosino. L’edificio fu infatti ultimato nel 1992, e per il quale venne presentata istanza di condono nel 1994. Come si ricorderà, il figlio degli anziani proprietari, Nicola, spiegò che la richiesta di autodemolizione era stata rigettata dal comune perché si pretende l’abbattimento di tutto l’immobile e non solo degli 80 mq quadrati previsti dalla Resa, per una sentenza passata in giudicato nel 2013 quando fu notificato dalla procura un provvedimento relativo soltanto ad una parte del fabbricato. Successivamente, forti del condono ‘94, nel 2016 la famiglia ottenne la sanatoria dietro parere favorevole della sovrintendenza e parere paesaggistico. Ma pochi mesi fa dal comune arrivò la revoca in autotutela di tutti i permessi in sanatoria, cioè sei anni dopo il rilascio delle sanatorie che facevano riferimento al condono del ‘94. La procura comunicò poi che il giorno 15 aprile avrebbe provveduto alla demolizione con le ruspe. Ci fu una richiesta di autodemolizione, concessa, ma anticipando le operazioni al 12, giorno in cui il Ctu e l’Ufficio tecnico del comune di Procida sostennero che la demolizione non riguardasse solo l’oggetto della resa, ma bensì tutto il fabbricato, circostanza che indusse la Procura a dichiarare l’annullamento dell’autodemolizione.

Un grosso guazzabuglio, che ha provocato uno stillicidio di giorni e settimane, con le ruspe pronte ad abbattere, le manifestazioni della popolazione locale, fino alla riattivazione dei permessi edilizi dallo stesso ufficio tecnico che li aveva revocati, creando l’ulteriore paradosso di una demolizione per una casa ormai legittima. Eppure, la Procura non si è fermata nonostante avesse ricevuto il documento approvato all’unanimità dal consiglio comunale in seduta straordinaria in cui veniva spiegato l’errore che avrebbe condannato l’intera abitazione quando in realtà soltanto la metà della superficie era sprovvista di titoli in sanatoria. Adesso, con la nuova pronuncia del Consiglio di Stato, che per la seconda volta riconosce le ragioni della famiglia Ambrosino, e in attesa di leggerne le motivazioni, resta da capire quale sarà l’effettivo valore di una pronuncia di merito del Tar, con una casa già abbattuta. Un paradosso, se non unico, di sicuro rarissimo, e che il problema delle demolizioni incombenti sui nostri territori potrebbe rendere persino tristemente frequente.

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