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DHC, otto disabili restano ancora senza terapie

«Ci sentiamo presi in giro. Cosa dobbiamo fare? Ci dobbiamo sparare o uccidere i nostri figli perché una volta che hanno raggiunto la maggiore età sono trattati come spazzatura?» Sono parole forti quelle di mamma Luisa, nome di fantasia ma genitore in carne ed ossa di uno degli otto diversamente abili isolani che in questi giorni stanno vivendo momento difficili. Da settimane, infatti, come riportato già sulle colonne di questo giornale, questi ultimi sono stati estromessi dai servizi di riabilitazione del centro diurno del DHC di Ischia, dopo aver ricevuto una comunicazione da parte della direzione sanitaria della struttura di non doversi più recare in sede per il proseguimento delle attività riabilitative. Il motivo? Per problemi – volendo sintetizzare – apparentemente burocratici, ma la situazione pare essere alquanto complessa e se le cause sono ben chiare agli addetti ai lavori, di certo risultano esserlo meno per gli utenti e non del centro.  Inizialmente, infatti, ci era stato segnalato che l’estromissione degli otto disabili dalle terapie del centro diurno fosse da addebitare a mancate autorizzazioni da parte dell’azienda sanitaria napoletana per problemi di natura logistica e più precisamente a causa degli spazi delle struttura non propriamente adeguati ad accogliere tutti gli utenti, sia in età adulta che bambini in terapia. Questa, però, non sembra essere la motivazione “ufficiale”. Dal centro, infatti in queste ore ci è stata dato una spiegazione differente, anche se, non molto dettagliata né tanto meno completamente chiarificatrice. «Stiamo cercando di capire – ci ha detto, infatti, il dottor Ciaramella responsabile della struttura – se c‘è un budget assegnato per l’erogazione delle prestazioni. Per un accreditamento completo bisognerebbe esserci una nuova struttura che sull’isola però non ci sarà mai perché è impensabile di dover reperire una nuova sede per soli otto utenti. La nostra struttura è comunque adeguata.

L’Asl, infatti, ci ha dato le autorizzazione per continuare ad operare come abbiamo fatto fino ad oggi. La situazione, è complessa, ma ripeto, al momento dobbiamo solo capire se ci è stato assegnate il budget per la prosecuzione di tali servizi. Una volta appurato questo, non avremo nessuno problema a riprendere le attività per gli otto utenti». Tutto chiaro? A noi, onestamente, non proprio del tutto, ma  aldilà  di ogni possibile motivazione e  della  complessità del caso, l’unica cosa certa è che da un mese a questa parte, mentre è stata risolta almeno momentaneamente la problematica relativa all’erogazione delle prestazioni domiciliari che pure avevano rischiato di subire un taglio a causa delle decisioni intraprese dalla Regione Campania, per otto famiglie, con a carico ragazzi diversamente abili in età adulta, la situazione è ancora in stallo. Per l’ennesima volta. Già, perché anche lo scorso anno, gli stessi avevano rischiato di essere tagliati fuori dalle attività del DHC per un disguido burocratico e la cui problematica si era poi fortunatamente risolta, non senza però molteplici proteste e vertenze. Ancora una volta, quindi, il destino di questi diversamente abili sembra esser appeso a un filo con le famiglie lasciate in balia di molteplici problemi. Qualche mamma, stanca della situazione e di questi continui tira e molla ha cercato perfino di mettersi in contatto con il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, per un incontro ad hoc per far presente le continue criticità che di anno in anno si ripetono sempre ai danni degli stessi utenti del centro isolano, ma ovviamente invano.

«È da un anno e mezzo – ci dicono, infatti – che cerco di avere un appuntamento con il presidente Vincenzo De Luca, ma non ho mai avuto riscontri. Certo, magari preferisce parlare soltanto con i rappresentanti istituzionali della nostra isola, ma perché non possiamo essere ascoltati anche noi genitori che viviamo ogni giorno sulla nostra pelle questi continui disagi e disservizi? Che colpa ne abbiamo se siamo su isola e non abbiamo altre possibilità? Fanno tutti soltanto chiacchiere ma zero fatti concreti e chi ne soffre sono i nostri ragazzi. Ogni anno è sempre la stessa tarantella!! Non ne possiamo più di questa situazione!!». Momenti, insomma davvero difficili per queste famiglie che ormai sono sempre più scoraggiate, ma restano  ugualmente in attesa di poter usufruire nuovamente di questi servizi di primaria importanza. Notizie confortanti a riguardo, comunque, almeno stando a quanto ci ha riferito il dottor Ciaramella potrebbero arrivare  già nei prossimi giorni. L’auspicio, però, è che sia davvero così, perché è chiaro ormai che  questi genitori e i loro figli si sentono sempre più allo sbando e lasciati soli.

«Con che coraggio – concludono le mamme affrante con un’emblematica domanda – dovremmo mettere al mondo questi ragazzi con problemi di disabilità se una volta cresciuti vengono lasciati soli dalle istituzioni?»

Sara Mattera

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