CRONACA

Dieci mesi per la truffa all’anziano, l’amarezza del poliziotto

Maurizio Pinto, in servizio presso il commissariato di Ischia, pubblica una amara e acuta riflessione sul suo profilo fb dopo la condanna light inflitta a Samuel Ciannella e al suo complice di Ponticelli

“Breve storia triste: Guardie e ladri”. Si intitola così un’amara riflessione che l’ischitano Maurizio Pinto, in servizio presso il commissariato di polizia di Ischia, ha voluto postare sul suo profilo facebook all’indomani dell’arresto di Samuel Ciannella e del suo complice, che sono stati bloccati dai carabinieri dopo che con l’inganno avevano sottratto quasi 15.000 euro ad un anziano casamicciolese. Le parole del tutore dell’ordine, sia pure scritte in maniera ortodossa, lasciano trasparire tutta l’amarezza soprattutto per l’epilogo della vicenda, che ha visto i due giovani di Ponticelli essere processati per direttissima, vedersi inflitta una condanna ad appena dieci mesi di reclusione e soprattutto tornare subito liberi. Che, detto per inciso, non può non suonare come una beffa per chi opera per garantire sicurezza e tutela dei cittadini ventiquattro ore su ventiquattro.

Scrive Pinto: “Una mattina due mariuoli, uno già pregiudicato e l’altro no, spacciandosi per Carabinieri, decidono di truffare un anziano signore, un dolce nonnino, facendogli credere che la nipote era piena di debiti e che, se non avesse pagato subito, sarebbe stata arrestata. Il nonnino, innamorato della nipote più di come si può amare un figlio, senza pensarci due volte, prende tutti i soldi che ha in casa e li consegna al falso maresciallo dei carabinieri. Gli consegna tanti euro (infatti reduci dalle vicende note di banca Etruria e altre, il saggio nonnino sa che non conviene affidarsi alle banche ma è più sicuro il vecchio materasso: magari il denaro non frutta, ma almeno non lo perde). Davvero tanti euro, i risparmi di una vita.

Dopo pochi minuti, caso vuole che il vecchino si accorge di essere stato truffato e con la famiglia avverte subito il 112, fornendo una accurata descrizione degli autori e dell’auto”.

Il racconto di Maurizio Pinto prosegue così: “Con grande professionalità, veri Carabinieri – i nostri eroi normali- intercettano l’auto e con non poca fatica riescono ad arrestare i due balordi, che oppongono pure resistenza sperando di sottrarsi alla cattura, ma i Carabinieri sono bravi e riescono persino a recuperare tutto il bottino.

La legge è legge e, per questo tipo di ‘reati minori’, non è prevista la traduzione in carcere: i due balordi vanno processati con rito per direttissima. Così, in nome della legge, un Giudice – applicando la norma – gli consente di patteggiare la pena a 10 mesi di reclusione, con il beneficio della sospensione della stessa e, ovviamente, l’immediata liberazione. La legge è legge e giustizia è fatta”. Insomma c’è tanta amarezza nelle parole di Pinto che non la nasconde soprattutto nella parte finale della sua riflessione: “Anche stavolta i balordi torneranno a casa prima dei Carabinieri che, stanchi -tra scartoffie, avvisi ai difensori, traduzione dei fermati ed una notte insonne- avranno la consolazione di aver applicato la legge, di aver fatto giustizia: fedeli al giuramento prestato. Giustizia è fatta, grazie agli EROI NORMALI che, quotidianamente, nonostante tutto e tutti, con il solito stipendio a fine mese, saranno sempre pronti a contrastare balordi come questi (e anche peggiori), mettendo a rischio la vita (anche un inseguimento può costare caro) , la famiglia (le forme di tutela sono inesistenti e le spese di difesa sono interamente a carico) e i balordi, invece, saranno già dinuovo all’opera… avendo introiti di migliaia di euro al mese. Oggi più che mai, appartenere alle Forze dell’ordine è una missione di pace, è il mettere in atto una passione, è saper ingoiare le amarezze e andare subito oltre: che nessuno osi definirlo un semplice lavoro”. Beh, dopo questo racconto diventa davvero difficile dargli torto e non essere d’accordo punto su punto.

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