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Disabilità sull’isola d’Ischia: tutto quello che c’è da sapere

Grazie alla tesi di Laurea Magistrale del dott. Giovanni Lamonaca abbiamo oggi un quadro più chiaro sul fenomeno della disabilità che sulla nostra isola meriterebbe più attenzioni

Da pochi giorni il giovane foriano Giovanni Lamonaca ha brillantemente conseguito la Laurea Magistrale in Pedagogia e formazione continua: scuola, comunità, territorio, discutendo un’interessante tesi in sociologia dell’educazione extrascolastica dal titolo “Disabilità ed inclusione sociale: uno sguardo sull’isola d’Ischia”, scritta sotto l’attenta supervisione del prof. Ciro Pizzo. Quello della disabilità è un tema sociale che non può più essere sottaciuto o trattato con superficialità sulla nostra isola.In questo senso abbiamo voluto riportare i punti salienti della tesi del dott. Giovanni Lamonaca perché funzionali a comprendere il fenomeno nella sua interezza, calandoli poi nella realtà ischitana.

Nel primo capitolo si parla principalmente di definizioni su cosa si intenda con il termine disabilità.Secondo l’ICF (International Classificationof Functioning, Disability and Health), documento tracciato nel 2001 dall’OMS, la disabilità è “la conseguenza o il risultato di una complessa relazione tra la condizione di salute di un individuo, i fattori personali, e i fattori ambientali che rappresentano le circostanze contestuali in cui vive l’individuo”. Il criterio base dell’ICF è dunque il seguente: non è l’individuo che deve essere adatto all’ambiente, ma è l’ambiente che deve adattarsi alle esigenze dell’individuo. Un esempio può essere un centro cittadino con barriere architettoniche che rende disabile chi deambula in carrozzina. Se, però, negli attraversamenti, i marciapiedi hanno il necessario livellamento, chi si sposta in carrozzina non è disabile, ma assolutamente capace di muoversi. Sempre all’interno del primo capitolo abbiamo la definizione di un altro aspetto importante, ovverol’inclusione sociale. Tale definizione, redatta dall’accordo partenariato 2014-2020, recita: “Il concetto di inclusione sociale, affermatosi a livello comunitario, comprende l’accesso di tutti i cittadini alle risorse di base, ai servizi sociali, al mercato del lavoro e ai diritti necessari, per partecipare pienamente alla vita economica, sociale e culturale, e per godere di un tenore di vita e di un benessere considerati normali nella società in cui vivono.

In altri termini, per inclusione sociale si intende il superamento, per la più grande quota di persone possibile, di livelli di servizio socialmente accettabile nelle molteplici dimensioni del proprio vivere: istruzione, sicurezza, salute, abitazione, ambiente, rispetto di sé, etc”. Il termine inclusione conduce, dunque, al riconoscimento di un diritto come forma di contrasto al suo opposto: l’esclusione. Mira ad affermare che le strategie e le azioni da promuovere debbano tendere a rimuovere quelle forme di esclusione sociale di cui le persone con disabilità soffrono nella loro vita quotidiana, come ad esempio l’esperienza scolastica. Quest’ultima molto spesso viene vissuta ai margini della classe con conseguenze estreme come l’abbandono scolastico, che conduce inevitabilmente al mancato apprendimento di competenze sociali. Ciò, molto spesso, porteràanche all’esclusione dal mondo del lavoro. A queste vanno aggiunte le esperienze affettive, spesso relegate all’ambiente familiare a cui si accompagnano una scarsa partecipazione alle attività collegate al tempo libero.

All’interno del secondo capitolo l’attenzione è posta sulla situazione generale in Italia. Si mette in evidenza come le politiche a sostegno della disabilità non siano sempre efficaci nel ridurre o eliminare le condizioni di svantaggio delle persone disabili e delle loro famiglie. Gli ambiti più sensibili al fenomeno, dove emergono le maggiori differenze rispetto al resto della popolazione sono i settori della sanità, l’autonomia e il lavoro, l’educazione, lo sport, l’istruzione e l’integrazione sociale, la mobilità e non per ultimo l’affettività e la sessualità.

Gli ultimi due capitoli (il terzo e il quarto), invece,sono il cuore della tesi perché incentrati sull’isola d’Ischia. Si è cercato di individuare quante persone con disabilità vivano sul tutto il nostro territorio. Su una popolazione di oltre 60mila abitanti, vista l’impossibilità di ricevere un dato preciso sul numero totale di persone con disabilità, si è proceduto a chiedere agli uffici comunali e di Comando Vigili quanti contrassegni H (permette ai veicoli a servizio delle persone disabili la circolazione in ZTL e di usufruire delle zone di parcheggio destinate alle persone con disabilità) sono attivi in ognuno dei sei comuni dell’isola ed il risultato è il seguente: Ischia 1126, Forio 1670, Barano d’Ischia 400, Casamicciola Terme 81, Lacco Ameno 230 e Serrara Fontana 30. Il totale sull’intera isola è di 3.537 contrassegni H. Un numero che va preso con le dovute cautele, ma che serve a rendere l’idea di quante persone con disabilità ci siano sull’isola d’Ischia e di quanto sia diffuso il fenomeno.

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Al fine di tracciare un quadro sulla percezione sociale del mondo della disabilità e del relativo nesso con l’inclusione sociale sull’isola d’Ischia, si è deciso di raccogliere dei dati provenienti dalla somministrazione di un questionario su tutto il territorio isolano. Il questionario è articolato in 18 domande che mirano a valutare tutte le problematiche che ruotano intorno al mondo della disabilità. Come criterio di risposte, per una questione di semplicità ed efficacia, si è scelto di adottare le opzioni “per niente”, “poco”, “abbastanza” e “molto”.In primo luogo bisogna evidenziare come la disabilità e l’inclusione sociale sull’isola d’Ischia siano un tema sicuramente molto vivo e presente e che colpisce tante persone.Al questionario hanno risposto 146 persone residenti ad Ischia (31,1%), 131 a Forio (27,9%), 75 a Barano d’Ischia (16%), 60 a Casamicciola Terme (12,8%), 35 a Lacco Ameno (7,4%) e 23 a Serrara Fontana (4,9%). Per un numero totale di risposte pari a 470 di cui 280 donne (pari al 59,6%) e 190 uomini (pari al 40,4%). Per quanto riguarda invece le fasce di età: 176 risposte di persone tra 21 e 39 anni (pari al 37,4%), 155 risposte dalla fascia di età che va dai 40 anni in su (pari al 33%) e infine per la fascia dei più giovani quella al di sotto dei 21 anni hanno risposto in 139 persone (pari al 29,6%). Si è riuscito quindi a rispettare lo 0,75% di abitanti per comune e in qualche modo a non differire troppo con le altre discriminanti del questionario tra genere e fasce di età. La partecipazione al questionario è stata attiva da parte della popolazione e molti hanno voluto sapere i risultati delle indagini. Nonostante l’entusiasmo sia stato tanto, l’esito della ricerca non è proprio confortante visto che ancora oggi si è ben lontani dall’avere una vera e completa concezione delle persone con disabilità.

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Basti pensare che a una delle prime domande, “Il mondo della disabilità viene visto come una risorsa per migliorare la società?” circa l’85% degli intervistati ha risposto “poco” e “per niente”.Possiamo poi riportare la domanda riguardante gli investimenti fatti sull’isola: “Quanto si investe in termini di risorse ed educazione sulle potenzialità che ha da offrire una persona con disabilità?”. In questo caso ben il 60% del campione intervistato ritiene che si investa “poco”. A questo si somma un 26% di “per niente”.La maggioranza degli isolani crede che si possa e si debba fare di più.Altro spinoso problema è quello legato alle barriere architettoniche, ovvero scuole, uffici, parchi, centri ricreatvi e simili presenti sull’isola. È significativo il fatto che il 70% del campione ritenga che ci siano strutture cheoggettivamente limitano o addirittura annullano la possibilità delle persone con disabilità di accedere a dei luoghi pubblici. Sull’ isola d’Ischia tale problematica è centrale e particolarmente sentita e molto deve essere fatto permettere a tutti di fruire degli spazi pubblici.Altra domanda interessante proposta agli intervistati è la seguente: “Le persone con disabilità godono di una rete di amicizie?”. In questo caso la metà esatta delle persone intervistate ha espresso come opzione “poco”. Il dato raggiunge quasi il 60% se si va ad aggiungere l’8,7 delle persone che hanno scelto “per niente”. Va comunque osservato che una buona fetta di persone ritiene che le persone con disabilità abbiano una buona rete di amicizie. Infatti il restante 40% circa ha risposto con “abbastanza” e “molto”. Resta un dato più tendente a un giudizio negativo, ma sembrerebbe che qualcosa di buono ci sia dal momento che un numero cospicuo di intervistati si è orientato verso una risposta positiva.Domanda pertinente alla sfera affettiva è quella riguardante la sessualità: “Il tema della sessualità viene affrontato nel modo giusto o per lo meno discusso con le persone con disabilità?”. In questo caso i dati raccolti sono estremamente significativi e totalmente schiaccianti. Le persone che hanno risposto “poco” e “per niente” sono veramente tantissime e vanno a toccare quasi il 90%, un plebiscito totale. Il tema sessualità resta ancora un tabù per il mondo delle disabilità. Argomento sicuramente ritenuto di secondo piano da parte di molti, forse superfluo e inutile. Per questo disinteresse marcato alcuni soggetti con disabilità diventano aggressivi visto che la loro sessualità viene inibita e non tenuta in considerazione.Assai attuale è poi la domanda fatta agli intervistati circa il mondo del lavoro. È la seguente: “Il mondo del lavoro è aperto ad accettare di assumere persone con disabilità?”.Secondo l’85% degli isolani chiamati in causail mondo del lavoro non è aperto ad accettare e far lavorare persone con disabilità. In particolare il 54,3% ha risposto al quesito con “poco” e il 31,3% con “per niente”. Minoranza netta per gli “abbastanza” mentre veramente nullo il “molto”. Il lavoro è sicuramente un aspetto assai importante e rappresenta la chiave principale affinché le persone con disabilità si possano inserire nella società e giocare un ruolo attivo. I dati fornitipurtroppo segnano tutta la distanza dal raggiungimento di questo obiettivo. Una delle ultime tematiche affrontate dal questionario riguarda le persone con disabilità rinchiuse in casa e che possono essere definite segregate. Ecco la domanda: “Quanto è ancora presente il fenomeno di persone con disabilità rinchiuse nelle loro case?”.Sono veramente pochi coloro che ritengono estinto tale fenomeno. Il dato è ancora una volta schiacciante, dal momento che l’85% ha risposto al questionario con “abbastanza” e “molto” ritenendo che tale fenomeno sia ancora tristemente presente sull’isola d’Ischia e verosimilmente anche nel resto del paese. Purtroppo spesso si adotta la soluzione più semplice per far fronte a una problematica dettata dalla disabilità, ovvero quella di emarginare ed escludere la suddetta persona dalla vita esterna, facendo così prevalere l’idea che queste persone non possano vivere una vita come le altre e che debbano essere tenute “nascoste”. Si crede, a torto, che la disabilità sia un limite che non si possa abbattere, mentre invece la convivialità potrebbe aiutare questi soggetti.I numeri sciorinati sono estremamente chiari, ma al netto di tutti i quesiti posti il 77% degli isolani si dichiara accanto alle persone con disabilità. Sicuramente è dato da prendere con le pinze e che fa riflettere non poco circa la reale comprensione del fenomeno. A questo punto possiamo tirare le somme: l’opinione pubblica dell’isola si dice accanto ai problemi che attanagliano le persone con disabilità, ma se poi si scende nei particolari con le domande fatte e con le risposte in nostro possesso, possiamo dire che c’è una visione superficiale e distorta del fenomeno. La sensazione generale è che tutti conoscano il problema, ma che poi non si faccia niente per offrire soluzioni. Il problema viene solo evidenziato, ma non viene affrontato a dovere, e spesso non vengono fatti nemmeno dei tentavi per affrontarlo.

In conclusione, per capire cosa si intenda veramente per disabilità, è necessario tornare alla definizione iniziale. La disabilità dipende dall’incontro tra un deficit come dato di fatto, caratteristica personale, e le condizioni contestuali. Più la società permette l’integrazione del deficit al suo interno, più si riduce il grado di disabilità. Per questo il fenomeno si delinea e si declina nella quotidianità e nelle sue specifiche realtà, esattamente nel contesto in cui è inserita.

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