CRONACA

Gianpaolo Buono e le falle della giustizia: «Adesso l’astensione sarebbe un controsenso»

Il commento del presidente dell’Assoforense ai troppi interrogativi sulla ripartenza: «Quella del Governo è solo un’operazione di facciata. L’autunno sarà caldo, ma spero fruttuoso»

Avvocato Buono, finalmente è stata convocata l’assemblea.

«Abbiamo indetto, come direttivo, l’assemblea straordinaria per il giorno 29 giugno con modalità telematiche per discutere e confrontarci con gli iscritti sul tema della possibile ripresa della attività giudiziaria, a partire dal 1° luglio. Purtroppo, l’evoluzione della situazione non ci ha consentito di svolgere l’assemblea prima, vigendo misure precauzionali troppo severe, per informare tutti i colleghi circa l’attività che stiamo portando avanti costantemente, in maniera anche frenetica, recandoci frequentemente a Napoli e, comunque, avendo contatti giornalieri con i vertici delle Istituzioni giudiziarie».

Nonostante il rallentamento delle attività, le polemiche non sono mancate.

«Ho letto alcune interviste, anche sul vostro giornale, in cui qualche collega ha assunto un atteggiamento critico verso la Associazione forense, chiedendo quali fossero state le iniziative intraprese. Comprendo il senso di scoramento che serpeggia nell’Avvocatura isolana, ma purtroppo gli effetti dell’epidemia sono drammatici anche nel comparto Giustizia: regna una situazione caotica a tutti i livelli e non è agevole in questa fase pianificare una seria ed effettiva ripresa della attività giudiziaria perché gli stessi vertici istituzionali non dispongono di dati certi».

L’assemblea on line sarà una prima assoluta.

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«Proprio perché le possibilità di comunicazione tra la base e il direttivo dell’associazione è stata fortemente limitata e penalizzata dalle misure anti-covid19 varate a più livelli ed avendo constatato l’insufficienza delle chat digitali come strumento di informazione, confido fino all’ultimo, appurata la impossibilità di disporre di aule del Tribunale, di avere a disposizione per lo svolgimento dell’assemblea una sala che consenta il distanziamento per garantire un incontro fecondo e fruttuoso, che consenta a tutti gli iscritti di esprimere liberamente ed a pieno le proprie idee ed i propri punti di vista, senza le limitazioni che la piattaforma digitale inevitabilmente imporrebbe. Mi sono da sempre battuto per assicurare la più ampia partecipazione possibile dei colleghi a qualsiasi forma di dibattito incentrato sulle tematiche della Giustizia sull’isola d’Ischia e continuerò a farlo, nella piena consapevolezza che soprattutto in un momento così difficile come quello che stiamo vivendo solo una partecipazione che sia la più ampia ed un confronto serio e leale potranno assicurare soluzioni anche innovative per risollevare la penosa condizione in cui versano gli uffici giudiziari della nostra isola».

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Come giudica l’azione del Governo nel gestire l’emergenza nel settore giudiziario?

«Come dicevo, nel settore giudiziario, a livello governativo e in particolare presso il Dicastero di Giustizia,l’impressione è che si navighi a vista, con provvedimenti poco chiari, anche schizofrenici nella loro portata, che generano incertezze che poi si ripercuotono sui fragili equilibri sia dei nostri uffici giudiziari. E’ incredibile rilevare che i Presidenti del Tribunale e della Corte di Appello si stiano preoccupando di adottare provvedimenti tesi a disciplinare lo svolgimento delle udienze in forma tradizionale a partire dal 1° luglio, quando – siamo al 20 giugno – non è stato adottato ancora un provvedimento che disponga la ripresa dell’attività per tale data. Il direttivo ha denunciato anche con toni polemici le incredibili incongruenze contenute nel provvedimento che aveva disposto la cessazione della sospensione delle attività a partire dal 12 maggio ed è altrettanto critico in questa fase, perché è impensabile che possa essere assicurata una effettiva ripresa quando è prevista la presenza dei dipendenti nelle cancellerie solo per qualche giorno della settimana, con predilezione per lo smart working (un modo per sottrarre il necessario contributo agli uffici giudiziari senza alcuna assicurazione che lavorino effettivamente). Continuando ad applicare questa misura in piena fase 2, il risultato sarà quello che è sotto gli occhi di tutti, e cioè la paralisi della Giustizia; un vero colpo mortale inferto ad un settore che richiederebbe ben altre risorse, ma soprattutto una seria programmazione. Ed invece? Opacità normativa, assenza di una corretta informazione e adozione di provvedimenti insensati e non calibrati da parte del Governo, potere sconfinato di molte sigle sindacali che da tempo hanno abdicato alla loro funzione storica, per rendersi responsabili di iniziative deprecabili che con la tutela del lavoro non hanno nulla a che fare, costituiscono fattori che indeboliscono sempre più un settore già in gravissima difficoltà, rappresentando una odiosissima zavorra».

Problemi che si aggiungono a quelli noti.

«A questo è dovuto il problema del mancato funzionamento delle cancellerie, comprese quelle degli uffici giudiziari ischitani. Venerdì mi sono recato a Napoli per l’ennesimo incontro con il Presidente del Tribunale, dottoressa Garzo. Subito dopo ho partecipato con il presidente del Consiglio dell’Ordine ad un incontro interassociativo, cui hanno partecipato tutte le associazioni forensi del distretto, incentrato proprio sulla drammatica situazione degli uffici giudiziari nella presente fase storica. Anche gli altri uffici giudiziari della terraferma non stanno funzionando o comunque funzionano a scartamento ridotto, venendo garantita la presenza nelle cancellerie soltanto del 20% del personale. Mi chiedo se sia possibile affrontare una guerra senza esercito. Lo smart working in questa fase è una vera tragedia. È un modo per impedire ai dipendenti di lavorare e questo non è eticamente accettabile perché lo Stato paga le retribuzioni a persone che nella maggior parte dei casi non hanno prestato la loro attività».

Come si muoverà il presidente del Tribunale di Napoli?

«Per tutte le ragioni che le ho esposto, il presidente del tribunale non può fare molto, è letteralmente “imprigionato” da misure che impediscono una seria e reale pianificazione. D’altra parte, è una vera follia pensare di riprendere l’attività giudiziaria quando le cancellerie sono praticamente chiuse, quando i dipendenti amministrativi non operano con continuità, la Pec del Tribunale è intasata in quanto non viene “svuotata” e di conseguenza tutti gli atti del processo telematico non vengono scaricati. Non possiamo non bollare con la parola “fallimento” tutta l’azione del Governo, che continua a brancolare nel buio, dimostrando di non avere chiari gli obbiettivi da conseguire».

Dunque, una bocciatura completa per il Governo.

«Quella del Ministero è un’operazione di facciata, di marketing, se non di propaganda. Come si può continuare a fare proclami sulla ripresa delle attività se il sistema giudiziario non viene oleato e non viene garantito ciò che serve per il suo funzionamento?»

Gli avvocati sono comunque in fermento.

«L’Avvocatura, compresa quella ischitana, è pervasa da un profondo senso di scoramento, ma in momenti come questi bisogna mantenere fermezza e coesione. Invito i colleghi tutti a continuare a resistere, a non cedere, perché i sacrifici di oggi potranno essere premiati in un futuro non troppo lontano. Auspico per settembre una ripresa effettiva con una diversa organizzazione degli uffici, ma soprattutto con una azione più lucida e con una programmazione seria. Da mesi tutti gli studi legali stanno affrontando enormi e dolorosi sacrifici, ma adesso dobbiamo cercare di non vanificarli, sperando che la situazione cambi. Se ciò non dovesse accadere, è chiaro che non potremo più assumere un atteggiamento collaborativo e responsabile come quello che abbiamo tenuto finora; punteremo i piedi, utilizzando strumenti evidentemente più pervasivi. L’Avvocatura e l’intera comunità isolana meritano rispetto, quello che la politica da parecchio tempo non ha più riconosciuto. L’autunno sarà caldo, ma spero fruttuoso».

Alcuni invocano l’astensione come segnale forte.

«Parlare di astensione in una fase come questa è un controsenso. Naturalmente deciderà l’assemblea, ma secondo me proporre l’astensione significherebbe soltanto togliere le castagne dal fuoco a chi invece dovrebbe impegnarsi per garantire il funzionamento degli uffici giudiziari e la loro produttività, in una fase in cui di fatto la attività giudiziaria è già ferma. Non avrebbe nessuna utilità una tale iniziativa, perché nessuno la comprenderebbe e soprattutto correremmo il rischio di disperdere la credibilità conquistata dalla categoria».

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