«Dissi no al ripetitore rinunciando a un mucchio di soldi»
La storia di Mario Romano, imprenditore casamicciolese, che aveva concesso alla Tim l’autorizzazione ad installare un ripetitore nella sua proprietà: aveva firmato un contratto che gli aveva fruttato 200.000 euro in nove anni, ma poi si tirò indietro
Dire di no al denaro, anche a un bel gruzzoletto, perché c’era il dubbio che l’installazione di un’antenna potesse nuocere alla salute propria e del prossimo. Non solo, anche perché c’era il concreto rischio di essere inviso alla cittadinanza o a gran parte della stessa, con tutto quello che ne sarebbe conseguito anche nel momento in cui si trattava di vivere la quotidianità in una realtà circoscritta come la nostra isola ed in particolare in quel di Casamicciola, Mentre in questi giorni a rubare le scene della cronaca locale sono i reiterati contenziosi tra il Comune di Casamicciola e la Tim, con l’ente locale e il colosso della telefonia mobile che se le suonano di santa ragione (da una parte si vuole che il ripetitore in via Pio Monte della Misericordia venga rimosso, dall’altra non vogliono sentire ragione e vorrebbero averlo già messo in funzione da un bel pezzo), ecco che arriva una storia/testimonianza che rappresenta a dir poco il rovescio della medaglia. E che viene corredata anche da atti e documenti ufficiali, proprio per dare maggiore vigore alla vicenda.
Ad inviare una nota al nostro giornale è stato Mario Romano, patron dell’albergo La Magnolia, una struttura seriamente danneggiata e resa inagibile dal terribile terremoto del 21 agosto 2017. L’imprenditore ci ha trasmesso alcune righe (accompagnate da corposa documentazione) nelle quali scrive testualmente: “Gentile Direzione, con la presente allego copia del contratto, giusto per dare più forza e vigore a coloro che si stanno battendo per evitare danni dovuti alla propagazione delle onde elettromagnetiche. Forse disdicendo, e quindi non portato a termine il contratto di locazione, a fronte di una ottima remunerazione, sarò stato uno stupido o meglio un cattivo imprenditore ma dal momento che mio figlio mi disse che ci potevano essere problemi, per i miei nipoti e per i residenti di Piazza Maio, a causa di una maggiore propagazione di onde elettromagnetiche, non esitai a fare in modo che la pratica venisse bloccata. Sono fiero ed orgoglioso del mio operato perché credo ed ho sempre creduto che la salute dei miei figli, nipoti e concittadini sia una dei tanti valori del senso della vita”. Una testimonianza significativa che lascia intendere come Mario Romano non ci abbia pensato su due volte, anche su suggerimento dei suoi congiunti, a cestinare un accordo che vantaggioso lo sarebbe stato per davvero.
Ma qual era l’accordo che aveva raggiunto il Romano per far installare alla Tim un ripetitore nella sua proprietà ubicata in località Maio? Lo si legge proprio nella copia trasmessa in allegato alla nostra redazione e nella quale ad esempio si riferisce che il proprietario dell’immobile ubicato alla via Epomeo n. 5 concedeva il locale di 10 metri quadrati annesso all’area garage, oltre la facoltà di installare sul tetto della sala ristorante dell’albergo due antenne per la telefonia mobile “il tutto come meglio evidenziato nei grafici che sono parte integrante del presente contratto e quindi controfirmati da ambo le parti”. Il locatore inoltre concedeva al conduttore l’accesso alle aree locate secondo un percorso ad hoc che pure veniva riportato nei grafici, oltre al diritto di passaggio per la posa della canalina contenente cavi elettrici, telefonici, di terra ed altro che, dai rispettivi punti di prelievo, raggiunge le apparecchiature poste in apposito locale e da queste il sistema radiante attraverso un percorso parimenti definito. Anche la durata del contratto sarebbe stata decisamente conveniente per il locatore, dal momento che lo stesso avrebbe avuto una durata di nove anni, rinnovabili tacitamente di sei anni in sei anni se una delle parti non avesse inviato disdetta a mezzo raccomandata dodici mesi prima della scadenza contrattuale. Nel contratto si leggeva anche che la locazione avrebbe avuto inizio a decorrere dal primo giorno del mese successivo al rilascio da parte della pubblica amministrazione delle autorizzazioni necessarie per l’installazione delle antenne oppure in alternativa a decorrere dal giorno di avvio dai lavori. Il contratto si sarebbe inteso risolto se le predette autorizzazioni non fossero state in possesso dell’affittuario entro un anno.
A convincere il patron dell’Hotel La Magnolia a recedere da un vantaggioso accordo già siglato furono i suggerimenti dei congiunti, che temevano per l’incolumità dei residenti della zona: «Sono fiero ed orgoglioso del mio operato perché credo ed ho sempre creduto che la salute dei miei figli, nipoti e concittadini sia una dei tanti valori del senso della vita»
Ma attenzione alla parte più interessante, quella che evidenzia a quanto effettivamente abbia rinunciato Mario Romano. Il contratto di locazione infatti era convenuto in 23.000 euro annuale (da pagarsi in due rate semestrali da 11.500 euro), che in nove anni di fatto avrebbero fruttato all’albergatore casamicciolese 200.000 euro, che certo non sono bruscolini. E con un pagatore come la Tim che certo non ha problemi a mettere mano alla tasca, insomma anche soldi sicuri e garantiti. Al quale però ha inteso rinunciare per una serie di motivazioni espresse anche in maniera chiara in quelle poche ma significative righe indirizzate alla nostra redazione. Nelle quali Romano, con stile ed eleganza, non stigmatizza né tantomeno giudica la strada perseguita da terzi, ma racconta soltanto la sua storia. Invitando chi sta lottando per avere quell’antenna a pochi passi dalla propria abitazione, a continuare nella battaglia e a non arrendersi. Ma la sua, dopo quello che vi abbiamo raccontato, non è certo una storia di vita vissuta qualsiasi.