CULTURA & SOCIETA'

Don Agostino Iovene e i 30 anni di parroccato

Domenica sera una festa a sorpresa nel nuovo centro parrocchiale adiacente la Chiesa: abbracci, commozione e tanti ricordi

Non è riuscito a trattenere l’emozione Don Agostino Iovene che, domenica sera, è stato  festeggiato  nell’auditorium sottostante la Chiesa per i suoi primi 30 anni come parroco nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie di San Pietro. 30 anni di parroccato, 50 di sacerdozio 75 di vita sono questi i numeri che hanno accompagnato il momento a sorpresa per un parroco tanto amato.

In un video messaggio i tanti amici che, non potendo essere presenti, hanno lasciato un ricordo per Don Agostino, tra questi Suor Rosa Lupoli accanto al quadro della Madonna delle Grazie, «il tuo ingresso in parrocchia – ha detto la suora ischitana delle Trentatré– è stato per me un girono indimenticabile: io festeggiavo la mia laurea e tu entravi  qui in Chiesa. Ho perso tanti pezzi del tuo ministero, ma una cosa la so per certa: hai fatto tutto con un cuore aperto e attento alle necessità di quelli che erano della parrocchia, con  spirito di ascolto, una docile e profonda fede, una ricerca instancabile della verità».

Tanti i bambini che gli hanno dedicato poesie e dolci auguri, tra i messaggi, però, non poteva mancare quello del Vescovo Pietro Lagnese, «per la nostra parrocchia è un anno speciale, il nostro carissimo parroco celebra 30 anni di parroccato,  50 anni di sacerdozio e 75 anni di vita. È  bello aver voluto questo momento tutti insieme per rendere grazie al Signore, per esprimere al carissimo Don Agostino la nostra gratitudine per l’impegno grazie anche da parte del tuo Vescovo del servizio che rendi a questa comunità e alla nostra diocesi come Vicario Generale, grazie per lo zelo e il lume instancabile. Ti auguro di lavorare ancora tanto per il nostro popolo, per la chiesa e per la comunità di cui sei pastore, che insieme possiate crescere in santità».

Tra gli applausi e l’emozione la promessa di festeggiare, il prossimo 12 luglio,i 50 anni di sacerdozio con una messa solenne. «In veste ufficiale, do il benvenuto al Sindaco e a tutti voi, personalmente devo dire che sono nato in questa parrocchia, 30 anni con Don Pietro da adolescente, adulto e fidanzato, con Don Agostino mi sono sposato e sono 30 anni di matrimonio, è il parroco della mia famiglia, ha visto nascere i miei figli ed è stato una guida e lo sarà per molto, resta sempre con noi».Così  l’avvocatoNisio Buono del Consiglio Parrocchiale e affari economici.In una lettera, letta ad alta voce, il grazie di tutta la comunità parrocchiale per aver guidato tutti loro nel ricevere i sacramenti, per aver organizzato  tante edizioni di “Settembre sul sagrato”, manifestazione che ha fatto nascere amicizie meravigliose, il grande supporto nell’ organizzazione di musical e rappresentazione artistiche.

L’inaugurazione del nuovo altare, del centro parrocchiale, tutti segni tangibili di un amore di un  parroco per la sua parrocchia “Il nostro grazie accompagna i tuoi 30 anni, giornate indelebili perché piene d’amore. Non ti ringraziamo solo per quello che ai fatto, ma perché ci hai donato una certezza: le emozioni che con te abbiamo vissuto non hanno né spazio né tempo, ma sono destinate a durare per sempre».Con tanta emozione Don Agostino è poi salito sul palco del nuovo auditorium prendendo la parola, «in questi giorni di riflessione guardavo la chiesa pensando che, 30 anni fa,se ne cadeva a pezzi. Anche la costruzione di questo centro per me è stato un tentativo per i ragazzi perché abbiamo bisogno di spazio.

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Rappresenterò le dimissioni, un atto dovuto che faccio con piacere, non perché non voglio star qua, ma perché esistono anche sentimenti negativi. In questa serata non ne parlerò, ma è una decisione che ho preso seguendo anche la legge della chiesa che vuole che a  75 anni si diano le dimissioni di tutti gli incarichi. Questo non significa che non vi voglio bene, ma sarò libero di continuare, se il vescovo vorrà, a fare qualcosa qui e per me che fino a ora non ho fatto».Don Agostino si è detto poi pubblicamente contento di questi trent’anni, «è un po’ di tempo – ha detto ancora – che rifletto su quest’ esperienza e penso che, forse, avrei dovuto fare qualcosa di diverso, ma non mi pento. I punti neri del mio operato in parrocchia ci sono, ma  se ho sbagliato è per eccesso di bontà e questo basta, ho ancora un desiderio che spero di poter presto esaudire».

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Da prete ha poi ricordato l’esperienza di Padre Mario Lauro, di Suor Rosa Lupoli e di Paolo Buono, «per me – ha continuato – è stato motivo di gioia sacerdotale. Ognuno di voi che ha bussato alla mia porta, ha ricevuto sempre una risposta, non solo parrocchiani e neanche diocesani  e questo, per me, è motivo di tranquillità. Non sono per carattere “dolce di sale”, ma tante volte mi sono dovuto vincere, tuttavia la mia soddisfazione più grande, in questi 30 anni, è quella di aver visitato ogni mese gli ammalati che per me rappresentano la parte più importante della parrocchia». La parola è poi passata al Sindaco Enzo Ferrandino che, con grande stima e affetto, ha donato al parroco una pergamena a nome dell’intera amministrazione.

«Sono particolarmente emozionato – ha detto il Sindaco Enzo Ferrandino- di partecipare a questa festa. Il grazie che porto a Don Agostino ha una doppia valenza, da parrocchiano, perché quando tu sei venuto qui avevo 18 anni, e da Sindaco. Ti sono grato perché sia da parrocchiano che da uomo delle istituzioni ho riscontrato una grande concretezza anche nei tempi in cui viviamo, dove trova spazio la forma e la concretezza si perde. Avere dei riferimenti come te – ha continuato il Sindaco – è importante per la nostra comunità; non sei mai stato retorico, non ti sei mai perso in parole inutili, sei stato il faro che ha indicato la retta via con l’esempio. Hai vissuto questi 30 anni cercando di non abbandonare mai gli ultimi e te lo dico da uomo delle istituzioni, avere un sostegno come te è importante.

Non ti dimettere hai ancora la forza, hai energia e tanto amore intorno. Se ti senti stanco appoggiati a queste stampelle, ne hai tante in questa sala. Continua a essere nostro punto di riferimento tutti noi ti amiamo in maniera concreta e autentica come ci hai insegnato tu».«Togliete dalla pergamena il titolo di  vicario generale!», ha scherzato Don Agostino che non è riuscito a trattenere l’emozione nell’ascoltare una musica a lui tanto cara per poi riprendere nuovamente la parola. Questa volta lanciando un messaggio duro, ma fortemente onesto. «Capita, a noi parroci, di innamorarsi. Non di una donna, ovviamente. Nella vita ho incontrato persone che mi hanno insegnato molto, nel ‘76 ho iniziato questo cammino e ho conosciuto sacerdoti che mi hanno fatto capire come bisogna vivere.

Un ricordo per tutti quello di un sacerdote che non c’è più, Don Giussani, mi aveva chiesto anche di lavorare a livello nazionale, ma Pagano mi disse di no. Con il Sindaco Enzo Mazzella, invece, non ho avuto un’amicizia subalterna, ma paritetica, non immaginate la gioia di poter conservare la mia idea e lui la sua e dopo, nel tempo, confrontarci di nuovo. Sindaco, – ha detto poi rivolgendosi ad Enzo Ferrandino – quello che tu stai vivendo è deprimente e non lo dico in senso offensivo, bisogna avere l’onestà di lavorare e di riconoscere il vero dov’è non dal colore politico, ma dalla verità. Ricordo quando la DC fece due liste o una lista con due gruppi e io a un certo punto andai dall’allora sindaco Enzo Mazzella chiedendogli di  togliere di mezzo questa banda. Lui mi rispose che dovevo imparare che nella vita non si fa mai cosi.

Anzi, chi è contro di noi,non bisogna distruggerlo, ma convincerlo. Questa è stata una linea che io, socialmente, ho utilizzato sempre. La società odierna non è più quella degli anni ’70 e per questo mi trovo a disagio. C’è forte il sentimento dell’invidia, della gelosia, noi sacerdoti questi pensieri non li dobbiamo avere. Quello che a noi interessa è fare il bene e farlo bene. Se sbagliamo è perché siamo umani, ma abbiamo detto “Obbedisco” e le linee devono restare queste». Il discorso di Don Agostino, a seguito del quale c’è stato un momento di festa, è culminato proprio con un consiglio politico al Sindaco, «tra noi, caro Enzo, c’è un rapporto di stima. Questa è casa tua, non casa mia e ti auguro di fare il bene del paese 24 ore su 24. Se uno ti chiede ed è tuo nemico, tu fai il bene e non ti preoccupare».

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