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Di Scala, la Cassazione conferma la misura cautelare

Di Francesco Ferrandino

ISCHIA. La Corte di Cassazione, nel respingere il ricorso presentato dai legali di fiducia dell’avvocato e consigliere regionale Maria Grazia Di Scala, ha di fatto confermato la lieve misura cautelare che nei suoi confronti era stata disposta dal Giudice per le indagini preliminari, Pasqualina Laviano. Il magistrato peraltro aveva già mitigato l’iniziale obbligo di dimora, mutandolo nell’attuale obbligo di firma presso la polizia giudiziaria.  L’originaria misura era stata applicata lo scorso 9 ottobre, quando l’inchiesta denominata “Free Market” deflagrò scuotendo la tranquillità della comunità di Barano. Il coinvolgimento del consigliere regionale, come è noto, non riguarda le vicende che dettero il via alle indagini, incentrate sulla figura del tenente della polizia municipale Antonio Stanziola e su una serie di episodi collegati alla gestione dei mercatini del Testaccio, bensì quelle del ramo parallelo riguardante una struttura alberghiera situata presso la grande spiaggia dei Maronti, l’hotel “Casa Bianca”. Già all’atto di emanare l’ordinanza con cui venivano disposte le misure cautelari nei confronti dei vari indagati, il Gip respinse la richiesta del pubblico ministero Giuseppina Loreto, che aveva chiesto i domiciliari anche per l’avv. Di Scala. Alcune settimane dopo, precisamente il 27 ottobre, l’obbligo di dimora venne commutato nel solo obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria: un passo avanti significativo, perché anche se rimaneva una misura cautelare a proprio carico, non c’è dubbio che la modifica della stessa ha poi consentito all’avv. Di Scala di poter riprendere a svolgere appieno tanto l’attività professionale quanto quella politica presso la Regione Campania, dove è stata eletta lo scorso giugno risultando in assoluto la prima donna dell’isola d’Ischia a ricoprire l’importante ruolo, sia pure con un impegno da assolvere.  Fra l’altro, di fatto l’obbligo di dimora non corrispondeva nemmeno a quella che da tempo è la realtà quotidiana della consigliera regionale, che da anni vive prevalentemente nel comune di Casamicciola, pur conservando formalmente la residenza nel paese d’origine. La decisione del giudice per le indagini preliminari leniva così, sia pure soltanto in parte, la delusione dello stop patito dinanzi al Tribunale del Riesame, che aveva confermato la statuizione del Gip e che di fatto aveva costretto Maria Grazia Di Scala ad andare a bussare alle porte della Suprema Corte di Cassazione per ottenere l’annullamento di una misura che i suoi difensori hanno sempre ritenuto assolutamente sproporzionata rispetto a quelli che sono i fatti contestati alla loro assistita. È superfluo ricordare che la Cassazione esegue esclusivamente una verifica di  legittimità, valutando cioè gli aspetti formali di coerenza e correttezza della misura cautelare, senza scendere nel merito delle disposizioni. La decisione arriva a pochi giorni di distanza da quella emessa nei confronti del Tenente Antonio Stanziola, per il quale la Suprema Corte ha confermato la legittimità della misura degli arresti domiciliari. Originariamente l’indagato aveva scontato due settimane nel carcere di Poggioreale, ma il 24 ottobre l’ottava sezione del Tribunale di Napoli in funzione di Riesame concesse i domiciliari, che Stanziola sta tuttora trascorrendo nella città partenopea presso l’abitazione di un familiare.  Pur ritenendo fondato l’impianto accusatorio tracciato dal Giudice per le indagini preliminari, il Riesame ritenne che vi fossero le condizioni per mitigare la misura cautelare accogliendo almeno in parte le richieste della difesa, ritenendo gli arresti domiciliari già sensibilmente limitativi della libertà personale oltre che sufficienti a evitare contatti con gli altri indagati. La difesa dell’esponente della polizia municipale di Barano aveva comunque inoltrato ricorso presso la Suprema Corte. Un ricorso, come già quello inoltrato al Riesame, incentrato principalmente su un vizio di forma: avendo richiesto copia degli atti, il legale di fiducia di Stanziola non aveva ricevuto la richiesta originaria rivolta dal pubblico ministero al Gip. Un atto necessario per verificarne l’eventuale conformità rispetto all’ordinanza in seguito emessa dalla dottoressa Laviano. Il motivo, che già non era stato ritenuto sufficiente dal collegio dei giudici “della libertà” per la revoca di ogni misura a carico di Stanziola, ha ricevuto analoga valutazione da parte della Corte di Cassazione, che ha quindi confermato gli arresti domiciliari per l’ufficiale e dirigente del Comune di Barano.

 

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