CULTURA & SOCIETA'

Don Maurizio Patriciello agli studenti ischitani: «Mettiamoci in cerchio e saremo tutti uguali»

Il parroco della Terra dei Fuochi ha preso parte alla presentazione di Eco–abitare, il progetto di alternanza scuola–lavoro ideato dalla Diocesi di Ischia

E’ stato Don Maurizio Patriciello, il parroco di Caivano, conosciuto ai più come il prete della terra dei fuochi, ad aprire la presentazione del percorso di alternanza scuola – lavoro proposto dalla Diocesi di Ischia ai nostri giovani. Eco – abitare 2.0, è questo il titolo del progetto che pone ai giovani due possibilità in due aree separate, ma non troppo: quella della prossimità con esperienze legate ad associazioni come la Catena Alimentare Casamicciola o la Mensa del Sorriso, che fanno dell’aiutare il prossimo la propria missione, e quella della tutela dell’ambiente. E come potremmo mai tutelarlo se prima non impariamo a conoscerlo?

E’ apparsa quanto mai significativa, dunque, la presenza di padre Maurizio che della difesa dell’ambiente ha fatto la sua croce, la stessa condivisa con quanti, nella terra dei fuochi, stanno perdendo la vita a causa di tumori che colpiscono tutti, indistintamente. Lui che ha celebrato i funerali di Nadia Toffa, la giornalista delle Iene che con padre Maurizio era andata nelle terre di Caivano e dintorni per documentare il male fatto alla terra lo stesso che ha poi l’ha uccisa a soli 40 anni. E ha parlato di morte, di paura, ma soprattutto di vita ai giovani presenti in sala, in un modo fraterno, colloquiale che stordisce, ma che poi lascia il segno. «In questi giorni – ha detto ai presenti – il mondo trema perché un “animaluccio piccirill piccirill”, un virus che non sappiamo come, si è sviluppato in Cina e ci fa paura. Il mondo, all’improvviso, è diventato un villaggio dove, se ognuno di noi sbaglia, anche nel suo piccolo, il danno è di tutti. La peste del ‘300 e del ‘600, la spagnola che nel 1918 mise in ginocchio l’Europa fino al coronavirus, un’esperienza negativa che nel giro di poche ore ci ha affratellati tutti mettendo in ginocchio il commercio internazionale». L’invito di Don Maurizio è quello di mettersi insieme, ma non in fila, in cerchio. Un modo per abbattere ogni distanza, ogni differenza.

«Ero un giovane prete a un convegno a Castel Gandolfo a un certo punto, un prete come me, si mise al pianoforte, ma non suonava, volava. Quella volta provai un po’ di invidia perché io non so suonare nulla. Una voce però mi disse che se lui sapeva suonare così bene era pure per me. Così ho sentito una comunione d’ intenti con questo fratello che suonava, perché chi ha ricevuto di più deve dare di più!». Il suo intervento è fatto di aneddoti ciascuno dei quali reca con sé un insegnamento. «Nadia Toffa aveva 40 anni quando è morta di cancro. Per sua mamma Margherita era ancora una bimba. Qualche giorno fa ho celebrato il funerale di un bambino di 4 anni e uno dei ragazzi della parrocchia ha detto che non era giusto, che non si dovrebbe poter morire prima dei sedici anni. Vallo a dire a una madre che perde un figlio a diciassette anni. La morte è ingiusta a qualsiasi età. A volte ci domandiamo: se si nasce per morire perché si nasce? Alla fine non sembra un buon affare. Eppure, quella della morte è l’ultima trasformazione, un po’ come quella di un bruco in farfalla». Il dialogo con i ragazzi si fa serrato, si parla di amore che, quando non ricambiato, fa star male da morire. «Il cuore dell’ uomo è un guazzabuglio. Ma lì dove non c’è amore, tu metti amore e troverai amore». Nel concludere l’invito di Don Patriciello è quello d’impegnarsi verso il prossimo, verso il mondo, come se fosse tutto, in ogni sua parte, casa nostra. «Non dobbiamo vivere mostrando indifferenza a ciò che sembra lontano da noi. Della Cina dobbiamo importarci perché il virus arriva anche qua, lo stesso delle microplastiche che hanno invaso il nostro mare. Siamo tutti fratelli. Dio ci dà la forza di lavorare, di impegnarci, ognuno nel suo piccolo, lì dove viviamo.»

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