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IL DOTTORE GIANNINO BARILE DA SEMINARISTA A MEDICO DI… DIO

DI ANTONIO LUBRANO

Tutto lo spazio di questa mia rubrica domenicale oggi, voglio dedicarlo al ricordo alla memoria, sentito e  doveroso  del dott. Giovanni  Barile, Giannino, come è stato da sempre chiamato in famiglia, dal padre Carmine e la madre Angela Baldino, dai fratelli Tonino  e Valentino e le sorelle Franca, Annamaria, Rina, Maria e Gilda, e dalla moglie Maria Lembo.  I suoi figli Carmine jr (medico di valore sulle orme del padre), Angela, Annamaria e Paola invece, fino al suo ultimo respiro, lo hanno chiamato affettuosamente babbo.  Giannino inoltre,  anche per il resto della larga parentela, per i colleghi medici  e per i tantissimi amici di qualsiasi estrazione sociale con cui era in confidenza. Giannino  Barile, il dottore, il medico di famiglia,  ha lasciato questo mondo il 21 marzo scorso, nel  giorno d’entrata rituale della primavera , alla veneranda età di 91 anni. La famiglia celebrerà il trigesimo sabato prossimo 21 aprile, un mese esatto dopo la sua scomparsa, nella chiesa parrocchiale di San Pietro a Ischia ed officierà con messa solenne il parroco don Agostino Iovene.  L’educazione religiosa del dott. Giannino Barile affonda le sue radici negli anni della sua tenera età, quando fanciullo modello, in famiglia seguiva il padre Carmine nella spinta ad amare la chiesa ed i suoi insegnamenti, fino al suo ingresso in seminario dove da seminarista vi trascorse i primi due anni da studente di  prima e seconda media. Non a caso nacque il giorno dell’Immacolata Concezione l’8 dicembre del 1926. Evidentemente  non era quella del sacerdozio la sua vocazione  da grande,  pur fortemente  radicato da subito e per tutto il tempo della sua vita,  nei principi religiosi della morale cristiana e cattolica. Il suo animo era pervaso in particolare da un altro amorevole  sentimento per il suo prossimo, tanto che avvertiva il bisogno di prendersene cura con atti di carità e di umana comprensione. La scelta di diventare medico gli venne naturale e fu l’orgoglio dei suoi genitori, in special modo del padre Carmine, il patriarca di famiglia classe 1899, conosciuto e stimato nel paese negli anni ’30,  ’40 e ‘50 per  essere stato  uno dei primi giornalisti isolani iscritto all’Ordine. Dal 1927 fu corrispondente del Roma, de Il Tempo,  de Il Mezzogiorno d’Italia ed autore di alcune pubblicazioni. Fu altresì, ispettore delle Associazioni Generali Venezia, presidente dell’Annona, Collocamento e Maternità e consigliere comunale al Comune d’Ischia  ed anche padrino di cresima di mio fratello Michele Lubrano. Don Carmine Barile Senior andava fiero del suo primogenito come anche degli altri suoi figliuoli. Ma Giannino, specie in famiglia occupava un ruolo speciale con cui è riuscito  a distinguersi con la discrezione  che gli era innata, qui a Ischia nel suo paese, anche nella società  civile che lo ha visto  marito e padre  esemplare, medico scrupoloso e disponibile, cittadino attento e osservante delle regole. Da professionista serio qual’era, considerava la sua professione di medico un dono del Signore,  una missione da compiere fini in fondo, in assistenza continua e completa per i suoi numerosi pazienti, rimanendo  fedele  al giuramento di Ippocrate che vuole il medico che faccia solo  il medico e basta. Infatti la sua professione di medico  l’ha esercitata sempre e comunque, perfino nelle crociere che amava concedersi con la moglie sull’Achille Lauro  mettendosi a disposizione, con incarico ufficiale, del personale di bordo e dei passeggeri bisognosi delle sue cure. Il dott. Ginnino Barile, per molti anni è state direttore sanitario delle Antiche Terme Comunali. Ha assistito, quale giovane medico negli anni ’50 l’allora Vescovo di Ischia Mons. Antonio Cece. Ha conservato una proficua amicizia spirituale con l’indimenticabile sacerdote di Barano Don Livio Baldino la cui etica religiosa affascinava il nostro stimato medico. Mi piace concludere questo mio contributo alla memoria del dott. Giannino  Barile, riportando, pari pari,  la testimonianza extrapolata dal personale omaggio scritto da suo nipote Gennaro Savio, figlio della sorella Maria, anch’ella in precedenza scomparsa. Gennaro Savio così ha scritto: “Chi non lo ricorda in sella alla sua bicicletta con a tracolla la pesantissima borsa di pelle contenente l’elettrocardiografo, pedalare spedito verso il domicilio dei suoi pazienti. Quante corse contro il tempo, e quante vite salvate ad infartuati senza scampo. Una bicicletta, la sua, che al contrario di quelle moderne accessoriate di marce e motori, necessitava di un notevole sforzo fisico, soprattutto in salita”.

                                                                                                        antoniolubrano1941@gmail.com

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