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Il drammatico racconto: «Così diedi fuoco a quell’uomo tre anni fa ad Ischia»

È un fenomeno sempre più diffuso che sulla nostra isola – almeno questo privilegio ancora ci è concesso, o almeno non arrivano segnali che testimonino il contrario – ancora non ha attecchito e per la verità speriamo che non accada mai. Ma quello delle baby gang, a Napoli come altrove, è una piaga che pian piano sta degenerando e portando ad episodi di cronaca a dir poco disdicevoli. Spesso, però, sul nostro ameno scoglio dimentichiamo che d’estate diventiamo una sorta di ombelico del mondo e che inevitabilmente finiamo con l’ospitare una certa parte di turismo tutt’altro che gradito, il peggio dell’hinterland partenopeo. Diventa inevitabile, a quel punto, “assorbirne” anche il peggio. E a ricordarcelo, domenica sera, ci ha pensato la trasmissione televisiva “Le Iene” in onda su Italia 1 ed in particolare un servizio curato da Giulio Golia dal titolo “Le baby gang della Napoli malamente”.

L’attenzione si sofferma su una serie di personaggi, luoghi, ma anche su un attore che interpretando Gomorra ha saputo trovare un’occasione di riscatto e cioè Carmine Monaco (che nella fiction interpreta “O track”). La sorpresa, piuttosto, arriva quando Giulio Golia a un certo punto intervista un ragazzo di appena sedici anni. Che, manco a dirlo, vuole entrare nel mondo del cinema e al quale proprio Monaco sta dando una mano. Si chiama Emanuele ed è legato ad una storia, un fatto di cronaca, che sulla nostra isola ricordiamo tutti bene. Era il 17 agosto 2014, periodo in cui Ischia diventa una succursale di Napoli, e purtroppo non di quella “bene”. Un gruppo di giovanissimi aveva trascorso la notte in discoteca e all’improvviso decise di appiccare il fuoco su un uomo che probabilmente in stato di ebbrezza aveva preso fuoco su una panchina. La vittima riportò danni gravissimi, i ragazzi si diedero alla fuga ma alla fine furono individuati dalla polizia grazie alle telecamere di sorveglianza presenti sul luogo e mediante operazioni di intercettazione. Un ventenne fu arrestato, due minori finirono in comunità.

Tra questi proprio Emanuele, che oggi ha sedici anni e a Giulio Golia ha ricostruito quei momenti drammatici. “A tredici anni ho commesso una bravata – spiega – mi trovavo a Ischia con degli amici e stavamo giocando. A un certo punto ho preso un foglio di carta, l’ho buttato sotto una panchina e un signore ha preso fuoco. Ricordo bene, la camicia e di conseguenza tutta la parte superiore del corpo. Io scappai via, sono sincero, ero con altri miei amici ma questa cosa l’ho fatto per conto mio”. Golia gli chiede se avesse commesso un simile gesto per sfizio e la risposta francamente è a dir poco devastante: “Non lo so… l’ho fatto così, all’improvviso. Se dovessi spiegare il perché presumo che nemmeno ne sarei capace, so solo che in quel momento così mi disse la testa”. La Iena incalza e chiede a Emanuele cosa ha pensato: “All’inizio non avevo pensato niente – risponde – poi dopo recuperando in comunità pensi a tante cose. E ho capito quelli che sono i veri valori della vita”. Golia gli chiede ancora se sa quel signore che fine abbia fatto: “Io non lo so, durante la mia restrizione in comunità avrei voluto chiedergli scusa tramite un giudice, ma ricordo che lui non volle accettare. Se ogni tanto ripenso a quell’episodio? Certo, a volte credo che al solo pensarci potrebbero venirmi i capelli bianchi. Purtroppo ormai l’ho fatto, sono cose da bambini, è finita”.

Gaetano Ferrandino

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