DSA, AZZURRO DONNA A COLLOQUIO CON MARIANNA SPATUZZI
In occasione dello scorso 15 marzo, Giornata nazionale dei Disturbi del Comportamento Alimentare, Azzurro Donna – FI nelle persone di On. Catia Polidori, Coordinatrice nazionale, Carla Ciccarelli Coordinatrice Regione-Campania e Federica Buono Coordinatrice Proncia-SA, hanno intervistato la Dott.ssa Marianna Spatuzzi, psicologa e psicoterapeuta esperta di queste patologie, al fine di comprenderequanto questa emergenza epidemiologica da Covid- 19 abbia influito sul loro diffondersi.
Quali sono i disturbi alimentari come riconoscerli e prevenirli?
I disturbi alimentari comprendono numerose problematiche e condizioni diverse, tutte collegate in qualche modo al cibo. Le più note e comuni sono anoressia e bulimia nervosa.L’anoressia e la bulimia sono delle vere e proprie malattie, sono anche molto complesse e subdole, perché riguardano sia la psiche che il corpo, sono caratterizzate entrambe da un errato approccio e rapporto con il proprio corpo e con il cibo, che porta però a diversi comportamenti. La persona affetta da anoressia tenta in ogni modo di limitare, se non evitare del tuttoin maniera volontaria, l’assunzione di cibo. Questo disturbo comporta conseguenze gravi all’organismo quali: il corpo non assorbe dal cibo i nutrienti necessari per sopravvivere, l’organismo subisce un ingente scompenso ormonale, infineun repentino calo di peso pari all’85% rispetto alla norma per età, sesso ed altezza della persona affetta.La bulimia nervosa, invece, si può presentare con diversi livelli di gravità e può essere associata a comportamenti come il vomito autoindotto e l’abuso di lassativi o diuretici. Rappresenta la malattia psichiatrica con la più alta mortalità ed è frequentemente associata a una scarsa consapevolezza del problema che rende difficile la richiesta di trattamento e aumenta il rischio di cronicizzazione. La persona bulimica vorrebbe resistere all’impulso fisiologico del cibo,che genera una fortissima frustrazione,però si trova spesso a cedere e si getta in abboffate spropositate seguite quasi sempre da vomito autoindotto e tantissimi sensi di colpa.
Quanto ha influito l’emergenza epidemiologica da Covid-19 sulle patologie legate all’immagine corporea?
L’isolamento domestico ed il lockdown hanno aumentato il rischio di un peggioramento dei sintomi, poiché il rispetto delle restrizioni per combattere e prevenire l’aumento dei contagi, ha provocato, di rimando, una crescita del 30% dei Disturbi del Comportamento alimentare (DCA). I soggetti affetti da queste malattie hanno subito un’interruzione forzata dei percorsi terapeutici in presenza con psicologi, psichiatri, continuando, dove possibile, una terapia da remoto. Questo nuovo metodo, adeguato all’emergenza sanitaria, non ha riscontrato effetti positivi sui pazienti tanto che si è registrata una forte degenerazione delle patologie. Sappiamo che le principali vittime di questi disturbi sono le giovani adolescenti, che cercano invano di raggiungere steriotipi femminili dettati dalle icone che costantemente padroneggiano i vari social. Immaginiamo ora, quanto possa essere stato devastante l’arrivo del Coronavirus e del conseguente lockdown, su soggetti fragili, che si ritrovano a dover combattere non solo le ansie e le paure dello stato di terrore che stiamo vivendo, ma si trovano costrette in casa a trascorrere la maggior parte del tempo sui social o guardano il televisore in compagnia del loro nemico: il cibo.
Visto che abbiamo parlato di immagine corporea, quanto condizionano in questo momento storico i social media che propongono stereotipi estetici quasi irraggiungibili?
Credo fortemente che una delle cause principali dei disturbi dell’alimentazione, è quella legata ai modelli presenti nella società, che mostrano come desiderabili figure eccessivamente magre e spingono, soprattutto i giovani, a cercare di somigliargli, creando una pressione sociale davvero allarmante. Negli ultimi anni infatti si parla sempre più dibody-image, ovvero l’insieme delle percezioni emotive, psicologiche e visive (veritiere o meno), che una persona ha del proprio corpo. Purtroppo i giovani di oggi vedono il proprio corpo confrontarsi continuamente con ideali mediatici irraggiungibili ed è inevitabile, per i soggetti più a rischio, aspirare alla perfezione, scopo che si è disposti a raggiungere a tutti i costi, spingendo anche al limite il proprio organismo. Alla luce di quanto detto penso sia necessario istruire i ragazzi all’uso dei social, possibilmente seguiti da adulti che possano spiegare anche il senso di quello che osservano. I social media sono uno strumento formidabile, ma pericoloso se utilizzato in maniera scorretta e senza alcuna sorveglianza.
I DCA si manifestano in maniera diversa nell’uomo e nella donna, e quali sono le fasce d’età più colpite?
Per quanto concerne la differenza di genere, un approfondimento svolto dal Ministero della Salute sui disturbi alimentari, specifica che questi sono più frequenti nella popolazione femminile che in quella maschile, infatti, negli studi condotti su popolazioni cliniche, gli uomini rappresentano il 5-10% di tutti i casi di anoressia, il 10-15% dei casi di bulimia nervosa. L’incidenza dell’anoressia nervosa, ad esempio, è di almeno 8-9 nuovi casi per100mila persone in un anno tra le donne, mentre per gli uomini è compresa fra 0,02 e 1,4 nuovi casi,dati aggiornati al 2020. Una effettiva diversità del manifestarsi di queste patologie nell’uomo e nella donna, non sussiste. Nonostante ciò,gli studi hanno evidenziato delle differenze. L’esordio del disturbo nell’uomo, si colloca intorno ai 19 anni, quindi in età più tardiva rispetto a quella femminile che potrebbe manifestarsi nei primi anni dell’adolescenza. Inoltre l’uomo, rispetto alla donna, vive diversamente il rapporto col cibo. In linea di massima dietro i disturbi alimentari di una donna si celano differenti motivi, come la depressione, una violenza, il non accettarsi; per l’uomo la mal nutrizione spesso è legata alla vigoressia o bigoressia. Quest’ultima, diffusa principalmente negli uomini, consiste in una dipendenza patologia dall’esercizio fisico e si verifica nel momento in cui si pratica sport superando i limiti. La vigoressia nasce da una preoccupazione ossessiva per l’aspetto fisico e dal desiderio di modificarlo, aspirando alla perfezione, ed in questo lo scorrere di fisici scultorei sui social ed altrove non aiuta il popolo giovanile. L’attività fisica quindi, anche se salutare,comporta conseguenze gravi all’organismo se praticata in eccesso.Per quanto concerne la fascia d’età nella quale si manifestano i disturbi del comportamento alimentare, ricade tra i 14 e i 17 anni anche se si sta verificando un abbassamento della soglia d’insorgenza delle diverse patologie, infatti a soffrirne sono anche bambini e non solo. Secondo studi specifici negli adulti oltre i 40 anni, si manifestano i disturbi alimentari spesso in conseguenza di una vita stressata.
Esiste una comorbidità con altri disturbi e se si con quali?
L’anoressia nervosa, così come la bulimia nervosa, sono patologie che non incidono solo sul corpo ma anche sulla mente e sull’umore. Per quanto concerne il corpo abbiamo già detto quali possano essere gli effetti di queste patologie: affaticamento del sistema cardiocircolatorio, del sistema digestivo, delle ossa, dei denti, disturbi ormonali ecc. Purtroppo però questi disturbi alimentari hanno una forte ripercussione anche sulla psiche provocando una vera e propria sofferenza psicologica, che apre la strada a disturbi psichiatrici come: la depressione, i disturbi di personalità, il disturbo ossessivo-compulsivo, il disturbo d’ansia ecc. Inoltre l’esperienza clinica ci svela che nella quasi totalità dei casi vi è un nesso tra l’umore e le patologie. Infatti nei periodi caratterizzati darestrizione alimentare, così come quelli delle abbuffate,vi è rispettivamente un’eccessiva esaltazione dell’umore nella fase anoressica, rispetto ad una componente depressiva nella fase bulimica.
Quali sono i segnali chiave per riconoscere se una persona a noi cara sia affetta da DCA? Esistono specifici percorsi e/o strutture idonee?
Uno dei segnali chiave è sicuramente il pensiero ossessivo che quella persona ha del cibo, nonché il timore costante di mettere su peso. Spesso questi soggetti fragili adottano dei comportamenti ben precisi che possono essere letti come campanelli d’allarme: non mangiano in pubblico, saltano i pasti abitualmente, lamentano di essere grassi, anche quando sono in una condizione di peso normale o sottopeso, si pesano e si guardano allo specchio assiduamente,cucinano grosse quantità di cibi elaborati, ma mangiano poco o nulla ecc. Come abbiamo avuto modo di dire in precedenza, queste persone hanno la percezione distorta del proprio corpo, che influenza in modo non obiettivo i loro atteggiamenti e pensieri. Infatti, nella maggior parte dei casi, le persone affette da disturbi alimentari hanno ripercussioni nella vita relazionale, problemi nello svolgimento delle normali attività sociali e lavorative. Solitamente, chi ne è colpito, tende a nascondere il problema, o mostra un atteggiamento difensivo nei confronti delle proprie abitudini alimentari e del proprio peso, e nega di star male, pertanto sarà difficile che chiedano aiuto spontaneamente. Il primo passo verso la guarigione è sicuramente un consulto presso un medico specialista, di solito psichiatra, il quale, dopo aver diagnosticato il tipo di disturbo, indica al paziente la terapia consona alla patologia. Solitamente il trattamento di queste patologie consiste in un vero e proprio percorso, che può avvenire anche in strutture apposite, nelle quali il paziente viene assistito da una equipe di esperti professionisti dei DCA: internisti, nutrizionisti, psichiatri, psicologi clinici, dietisti. È importante fin da piccoli educare i propri figli ad un sano e corretto rapporto con il cibo, oltre che con le parole e l’educazione, anche e soprattutto con l’esempio, cercando di evitare troppi giudizi negativi relativi all’estetica o al peso in generale, cercando di vivere il momento del pasto in modo naturale e armonioso, creare un clima rilassato e comunicativo.