LE OPINIONI

«Caffè Scorretto»  «Ischia e l’insostenibile leggerezza di essere diabolica» 

La situazione psicologica e l’equilibrio mentale degli isolani, sono con molta probabilità collegati alle considerazioni che ha fatto Franco Borgogna nell’editoriale di domenica scorsa. Certo che esistano eccezioni, partiamo da un presupposto. Riuscire ad apprendere dall’esperienza è possibile solo se il sistema nervoso possiede in partenza una struttura sviluppata che la favorisce. Fatte le dovute esclusioni, a Ischia le cose sembrerebbero andare diversamente.

Per risolvere quel che appare – a chi lo vede- come un problema “sociale” che assume sfumature variopinte, ci vorrebbe un team di antropologi, psichiatri e psicologi. Farci vedere da un esercito di “bravi”, dovrebbe assumere i tratti della permanenza effettiva specie se si continuano a occultare o bollare come inesistenti, malaffare, violenza domestica, di genere, sociale e sul lavoro, disabilità (salvo parlarne quando si dice di voler eliminare le barriere architettoniche per raccogliere voti), depressione, mancanza totale di riconoscimento e del merito e via discorrendo 

Per risolvere quel che appare – a chi lo vede- come un problema “sociale” che assume sfumature variopinte, ci vorrebbe un team di antropologi, psichiatri e psicologi. Farci vedere da un esercito di “bravi”, dovrebbe assumere i tratti della permanenza effettiva specie se si continuano a occultare o bollare come inesistenti, malaffare, violenza domestica, di genere, sociale e sul lavoro, disabilità (salvo parlarne quando si dice di voler eliminare le barriere architettoniche per raccogliere voti), depressione, mancanza totale di riconoscimento e del merito e via discorrendo. Alla politica, poi, andrebbe dedicato (dopo averle fatto assumere la qualifica di “oggetto di analisi“) un percorso formativo ad hoc, diviso per settori di studio. Il Management pubblico (o Public Management) dovrebbe essere tra questi.

Si tratta dell’insieme dei processi e delle attività finalizzate alla gestione delle risorse degli enti e delle organizzazioni pubbliche. Una realtà che molti nei sei Comuni danno per scontata ma che, invece, è da sempre condizionata dalle concezioni giuridiche, sociali, politiche e culturali della gestione della “res-publica”. Una materia che si trova oggi a rispondere a sfide diverse, da quelle ad esempio di superare le numerose pratiche elementari di esercizio della politica fino all’integrazione delle nuove tecnologie (non solo l’uso del pc o il possesso della PEC, per intenderci) e del ruolo sempre più partecipativo dei cittadini. Quali sono gli obiettivi del management pubblico? Tratto distintivo di questa materia è l’organizzazione burocratica basata sulla definizione di regole e gerarchie. I principi su cui si fonda la gestione delle amministrazioni pubbliche riguardano la distinzione tra le competenze dei diversi uffici, la loro coordinazione gerarchica e il controllo ispettivo senza dimenticare l’organizzazione burocratica del pubblico che prevede assunzioni meritocratiche, promozioni in relazione all’anzianità e incentivi monetari che sull’isola, però, o non esistono, oppure sono distribuiti senza criterio dopo aver consentito a qualcuno di occupare il “posto” (assegnato, con bandi pubblici).

Alla politica, poi, andrebbe dedicato (dopo averle fatto assumere la qualifica di “oggetto di analisi“) un percorso formativo ad hoc, diviso per settori di studio. Il Management pubblico (o Public Management) dovrebbe essere tra questi. Si tratta dell’insieme dei processi e delle attività finalizzate alla gestione delle risorse degli enti e delle organizzazioni pubbliche. Una realtà che molti nei sei Comuni danno per scontata ma che, invece, è da sempre condizionata dalle concezioni giuridiche, sociali, politiche e culturali della gestione della “res-publica” 

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Tra i fini c’è pure la necessità di contenere la spesa pubblica sacrificando l’autonomia gestionale e dirigenziale. Negli ultimi vent’anni, infatti, i periodi di crisi, economica, politica e sociale hanno evidenziato queste criticità. Al contempo nello stesso periodo è emersa la consapevolezza dell’importanza strategica del settore, ignorato da molti degli attori che siedono nei teatri comunali. Non basta più, insomma, portare le proprie competenze nella Casa Comunale. Quando ci sono, ovviamente, poiché non sono pochi i casi in cui si evidenzia che non ci si è mossi per costruirsele, rilevando poco o nulla il possesso di una laurea o di un diploma. Non è più sufficiente applaudire il “Mr. o la Miss Voto” di turno solo perché ha raccolto più “consensi” di altri.

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Mediocre poi è l’atteggiamento di chi, solo per i voti conquistati, si lascia condizionare a quel punto dalla (sua) pretesa di superiorità prima ancora di conoscere e studiare il sistema complesso della macchina amministrativa e come realizzarne i fini. Alla collettività isolana, all’opposto, andrebbero suggerite richieste soggettive frequenti per sottoporsi a trattamenti di elettroshock sociale. Se argomenti come suicidio o morti sulle strade però non riescono a scalfire l’alone mentale di quella certezza magnifica che sostiene l’orgoglio di un’isola che pensa di essere Abu Dhabi senza averne i requisiti, allora c’è bisogno di un metodo drastico e caustico. Come mai la lentezza di un territorio – e perciò di gran parte delle persone – che si traduce in superficialità diffusa che si congiunge alla presunzione, esige che tutti si adeguino al ribasso lasciando attiva l’incapacità di accettare che può esserci – c’è!- chi conosce di più? Non per scienza infusa, men che meno perché ha avuto l’opportunità di seguire un percorso formativo e di studi non settoriale. Le ragioni sono altre, per lo più umane. Riguardano la presenza di empatia (che non è uguale ad avere un “animo sensibile”), in cui s’inserisce il dominio della tecnica compreso quella politica e competenze trasversali. Lo scontro, tra questi modi di percepire, tra chi cioè sull’isola si adegua alla svendita (del mercato, del turismo, di se stesso) e chi la rifugge, genera una frizione che a Ischia diviene esterna e interna. Al dialogo va attribuita una propria utilità e funzione ma non basta. Se è assente la capacità di ascolto pure di poco superiore a quella “del giorno prima” che segna perciò un piccolo ma evidente balzo in avanti contribuendo a cambiare idea, il tessuto si cristallizza fino alla stagnazione politica e sociale nella quale oggi siamo immersi fino al collo. Un modello che funziona non è detto che sia il migliore. Una cinquecento non è una Ferrari. Semplicemente raggiunge un risultato. Se si vuole arrivare a un esito superiore, lo sforzo e l’elasticità di pensiero sono elementi certi e indispensabili. La domanda a questo punto sembrerebbe semplice. Chi è disponibile a impegnarsi, prima cambiando il proprio modo di vedere il mondo e l’isola per poi tentare di tradurlo nella politica, nelle sue scelte, e nella scena sociale per mutarne le sorti? «Il mio interlocutore vuole cambiare le cose oppure gli fa comodo galleggiare? Come vuole farlo? Il metodo che propone è innovativo, funziona?», queste dovrebbero essere le domande da porsi quando si parla con qualcuno, non importa l’età, il ruolo o l’università che ha frequentato. Lo sforzo successivo sarà approfondire la risposta. Usare un metro di valutazione anche per chi rappresenta i cittadini, non è per niente sbagliato. Per carità però, non fermatevi all’apparenza, alla demagogia e agli sproloqui o al titolo di studio come alla professione o al ruolo ricoperto. Tanto, si sa, gli isolani sono bravi attori, anche se abbastanza spesso non se ne rendono conto, mentre restano convinti che quest’isola sia un bel posto invece che un teatro diabolico. 

Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci 

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peppe mazzzara

ottimo articolo di costume, argomenti azzeccati, prospettiva condivisa
Peppe mazzara

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Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex