CRONACAPRIMO PIANO

E’ affetto da meningioma, sara’ sfrattato

La drammatica testimonianza di Andrea Lavano, 59 anni, affetto da una patologia che pian piano si è aggravata e lo ha costretto a non poter più lavorare come lavapiatti. Vive in una stanza di 18 metri con la sua adorata gattina ma non ha più potuto pagare l’affitto e finirà in una strada. L’appello al cuore degli ischitani che potranno anche temporaneamente aiutarlo

Questa è una storia che deve essere raccontata, e non perché si voglia mettere alla gogna qualcuno, ma per far riflettere, renderci conto che spesso ci sono i cosiddetti “invisibili” che vivono situazioni paradossal-surreali anche in una realtà apparentemente opulenta come la nostra isola. Ma è una storia che raccontiamo anche perché ci piacerebbe scriverne il secondo capitolo, quello dove magari venga fuori il cuore e la solidarietà che Ischia nei momenti che contano ha sempre saputo dimostrare. Questa triste, tristissima vicenda, parte da alcuni anni fa ed a raccontarcela è un toscano trapiantato sulla nostra isola. Si chiama Andrea Lavano, è stato impiegato presso rinomati alberghi e ristoranti come lavapiatti. E’ stato, appunto, perché poi all’improvviso la giostra si è fermata. Colpa del destino che non bussa mai in anticipo alla porta. La sua disavventura, la sua odissea, il dramma che sta vivendo ha inteso raccontarlo lui stesso al cronista esordendo così: «La mia storia, quella più recente e legata all’isola, inizia così: sono otto anni che vivo a Ischia. Sono originario di Firenze e ho sempre lavorato come lavapiatti in vari alberghi e ristoranti, finché ho potuto. Purtroppo, circa tre anni e mezzo fa, ho accusato un problema di salute. Stavo andando al lavoro in scooter quando ho avuto un abbassamento di pressione. Per fortuna sono riuscito a fermarmi in tempo ed evitare un incidente. Sono stato portato all’ospedale Rizzoli per accertamenti e, dopo diversi esami, mi hanno sottoposto a una TAC. Da quel momento, i medici mi hanno fatto consultare un neurochirurgo. Io non capivo cosa stesse succedendo, loro non si esprimevano chiaramente e continuavano a dirmi di stare tranquillo. Ma come si può stare tranquilli in una situazione del genere? Alla fine, mi hanno diagnosticato una massa cerebrale, un meningioma. Sicuramente saprà che il termine “meningioma” può sembrare più rassicurante, ma si tratta comunque di un tumore. Inizialmente, questi tumori sono benigni, ma possono degenerare improvvisamente, senza preavviso».

Inizialmente Andrea non si scoraggia, anzi cerca di continuare la sua quotidiana esistenza senza stravolgerla in alcun modo, come lui stesso continua a raccontare: «All’epoca, siccome non avevo sintomi evidenti, ho cercato di non pensarci troppo. Tuttavia, circa due anni e mezzo fa, ho avuto una crisi epilettica e non capivo cosa stesse succedendo. Dopo ulteriori accertamenti, è emerso che il meningioma era cresciuto. Da allora la mia condizione è stata costantemente monitorata: ogni venti giorni mi reco all’ospedale La Schiana di Pozzuoli per controlli e ogni tre mesi faccio una risonanza magnetica. Purtroppo la situazione clinica è peggiorata e ora accuso diversi effetti collaterali. La mia salute non mi permette più di lavorare: non riesco a stare in piedi per molte ore, ho sbalzi di pressione improvvisi che mi fanno cadere e soffro di crisi epilettiche. Ho dovuto lasciare il lavoro e rimanere a casa. La salute viene prima di tutto, di solito si dice così, ma il problema è che vivo da solo a Ischia. Ero venuto qui otto anni fa per amore (accidenti a chi me l’ha fatto fare…), poi le cose sono cambiate e mi sono trovato in questa situazione». Poi Andrea entra nel cuore del suo dramma personale: «Non avendo più un reddito, ho smesso di poter pagare l’affitto. Vivo in un piccolo sottoscala di 18 metri quadri nella zona dei Pilastri, pagando 300 euro al mese più le utenze (luce, gas e acqua). Da un anno non riesco più a pagare regolarmente. Pensavo che i proprietari, conoscendo la mia situazione, mi avrebbero concsso almeno un po’ di respiro, ma così non è stato. Ovviamente non pretendevo di vivere gratis, ma speravo in una momentanea comprensione. Invece, hanno pensato solo ai loro interessi economici. Sei mesi fa hanno avviato una procedura di sfratto. Da quel momento è iniziata la mia discesa: senza reddito, senza aiuti, mangio una volta al giorno grazie alla Caritas. A metà marzo dovrò lasciare la casa e non so dove andare. Come se non bastasse, a gennaio sono andato al patronato per rinnovare l’ISEE 2025. Fino ad allora ricevevo un piccolo aiuto economico dall’INPS sotto forma di reddito di inclusione, che mi serviva per le medicine, gli esami medici e le bollette. Nonostante non potessi più pagare l’affitto, almeno riuscivo a coprire le spese di base. Purtroppo, a causa di una grave (e non ho motivo di dubitare, volontaria) negligenza del proprietario di casa, mi sono ritrovato in una situazione ancora peggiore. Senza che io ne fossi a conoscenza, lo scorso anno il proprietario non ha pagato la quota necessaria per il rinnovo del mio contratto d’affitto. Quando a gennaio sono andato in patronato, mi hanno chiesto questa cedola di pagamento, che però non avevo. Non potevo certo inventarmela. Da quel momento è iniziato un lungo giro di richieste di informazioni, ma il proprietario ha delegato tutto al suo avvocato, che naturalmente si è limitato a difendere gli interessi del suo cliente. A gennaio si è svolta la prima udienza e poi, quindici giorni fa, il proprietario mi ha avvicinato per strada e mi ha detto senza mezzi termini: “Si tenga pronto con le valigie, voglio trovarle fuori al mio rientro”».

A quel punto, come prosegue Andrea Lavano, il quadro è diventato ancor più a tinte fosche: «Alla disperazione per lo sfratto si aggiunge il fatto che non trovo nessun aiuto concreto. Ho bussato a tutte le porte, sia a Ischia che a Napoli. Ma il fatto di essere single e di avere con me la mia gattina mi complica ulteriormente la situazione. Non voglio separarmi da lei per nessuna ragione al mondo: piuttosto dormo su una panchina. Il Comune di Ischia mi ha proposto un alloggio temporaneo in un bungalow condiviso con altre quattro persone in un campeggio, per un massimo di un mese. Non metto in dubbio che siano persone rispettabili, ma non posso lasciare la mia gattina in una situazione del genere. Lei è abituata a stare con me e non potrei costringerla a vivere in un ambiente condiviso con sconosciuti. Purtroppo il Comune non offre soluzioni oltre a questo breve periodo di emergenza. E io, a metà marzo, sarò in mezzo a una strada». Questa è l’altra faccia di Ischia, lontana dai riflettori e dagli occhi di tutti. Speriamo che qualcuno, leggendo questo articolo, se ha la possibilità si muova a compassione. Personalmente proveremo a bussare a qualche porta, sperando che ci venga aperta. Qualche nostro concittadino, se ne ha la possibilità ed anche solo temporaneamente, apra quella del suo cuore.

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Ma che vergogna!!!!!! Non si vergognano minimamente i proprietari, no, non si vergognano, pensano soltanto ai soldi.
Povero signore!

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Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex