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E’ allarme: le terme della Campania rischiano il caos normativo

DI FRANCO BORGOGNA

 

Se ne parla troppo poco. L’ultima volta lo si è fatto grazie a Peppino Di Costanzo, Presidente dei termalisti isolani, in un interessante Convegno a Sant’Angelo. C’è un rischio che incombe sulla testa dei termalisti campani, di cui Ischia è “magna pars”. Il rischio è rappresentato dalla paradossale decisione regionale di mettere a gara (per un unico gestore) la concessione dello sfruttamento delle acque termali del sottosuolo, anche se insistono sotto la superficie di terreni, da anni, in proprietà di albergatori termalisti, che hanno fatto investimenti importanti.  C’è poi un’altra eventualità che potrebbe risolversi in un rimedio o – al contrario – in un’ulteriore confusione normativa. L’eventualità è quella che vede vincente il “sì” al referendum del 4 dicembre. In tale ipotesi diventerebbe competenza esclusiva dello Stato la promozione turistica dell’intero nostro Paese . Alla quale ipotesi non è certamente contrario lo scrivente. In effetti l’Italia, a differenza della maggior parte dei Paesi europei, aveva consentito la frammentazione regionale della promozione turistica, con situazioni paradossali come, ad esempio, l’apertura all’estero di sedi di rappresentanza regionale. Ma non c’è solo la promozione turistica che passerebbe sotto l’egida esclusiva dello Stato. C’è anche da considerare che nel progetto di riforma costituzionale, più specificamente nella revisione del titolo V, parte II della Costituzione, si prevede, come potestà legislativa esclusiva dello Stato, al comma 3: “disposizioni generali e comuni per la tutela della salute…”. Per cui potrebbe intendersi che anche il termalismo, ormai inserito a pieno titolo dall’OMS nell’ambito sanitario, debba essere normato nell’ambito della legislazione esclusiva dello Stato. Si aggiunga che l’art. 117 della Costituzione, così come verrebbe riformata, prevede che, su proposta del Governo, lo Stato può intervenire in materia di competenza regionale quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero per la tutela dell’interesse nazionale. Insomma si potrebbero aprire scenari nuovi e diversi. Il problema è la confusione. E’ infatti il combinato disposto tra “rimessa in discussione” dei limiti e poteri regionali in materia di turismo e sanità e il programma regionale di messa a gara delle acque termali a creare una miscela esplosiva, una situazione di caos che potrebbe gettare nello sconforto gli operatori del settore e aprire una lunga fase di incertezza giuridica, foriera di altre controversie amministrative. Altro che semplificazione! Tutto questo mentre invece la scientificità del termalismo trova importanti conferme nel mondo, soprattutto grazie ad un italiano: il prof. Umberto Solimene, considerato l’ambasciatore nel mondo dei valori del termalismo. Solimene è il Presidente della FEMTEC (Federazione mondiale di idroterapia e climatologia) che raggruppa trenta Nazioni, dal Giappone alla Russia, dai Paesi europei alla Cina, agli Stati Uniti. Facciamo un esempio per tutti: la perdita di calcio nelle ossa. Solimene, al centro Gagarin, vicino a Mosca, si occupa di facilitare il recupero della perdita ossea degli astronauti russi, dopo estenuanti missioni nello spazio, accompagnandoli in strutture termali italiane, per idonee terapie con acque termali. La medicina tradizionale e, in particolare la cultura anglosassone, per anni hanno continuato a vedere il termalismo solo come un fatto di svago. Soltanto nel 2000, al Congresso dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di Hong Kong, il termalismo venne inserito nelle liste delle cure mediche. Ancora più di recente l’OMS ha varato il Piano 2014 – 2024 mirato alla diffusione dell’idroterapia e della climatoterapia. E’ intervenuto a rafforzare questo avanzamento dell’idroterapia nella considerazione della scienza medica mondiale, lo studio definito “Hydroglobe”, a cura della FORST (Federazione per la ricerca scientifica termale) e della FEMTEC di Solimene. Si tratta di uno studio effettuato su 2.700 strutture termali da esperti di 10 nazioni (tra cui l’Italia, la Cina, la Russia, la Francia). Le principali conclusioni di tale studio sono che l’idroterapia è efficace per: il 40% dei problemi dell’apparato muscolo-scheletrico; per il 17,5% delle affezioni respiratorie e dell’apparato digerente.

A fronte di tali progressi dell’idroterapia non corrisponde – purtroppo – un pari avanzamento della formazione professionale di settore. In Italia, per esempio, la formazione è soltanto post- laurea. Da un punto di vista turistico-termale, resta molto da fare soprattutto verso la Cina e gli Stati Uniti, paesi che potrebbero far crescere esponenzialmente la domanda, se riuscissimo a schiodarli dalla convinzione che le terme siano solo un ottimo svago. Ma, tornando alla Campania, ad Ischia e alla confusione normativa prodotta dalla Regione e dalla oscillazione delle competenze tra Stato e Regione, chi saranno i futuri interlocutori dell’amico Giuseppe Di Costanzo che, da anni, fa la spola con l’Assessorato regionale alle Attività Produttive, con le istituzioni nazionali, per far loro comprendere le problematiche del settore? E quanto difficile è far comprendere a burocrati e funzionari le ragioni e le esigenze del settore (non sono sufficienti competenze in ordine all’attività economico-produttiva, trattandosi di attività che cura la salute dei cittadini, occorrono anche competenze sanitarie). Nel clima di incertezza, come possiamo pretendere dai termalisti di mettere in atto le precauzioni e le misure di prevenzione da rischi per i lavoratori del settore, che sarebbe una misura essenziale per la tutela della loro salute, rispetto ai possibili pericoli da radon (di cui si parla poco), in ambienti sottoposti o insufficientemente areati? Chi se la sente di stimolare i termalisti ad investire in formazione del personale se il futuro è tutta un’incognita? Se la politica si applicasse un po’ di più su questi problemi reali e vicini alla gente che opera, forse acquisterebbe maggiore credibilità di quanta non ne abbia oggi!

 

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