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È tempo di social per Giardini Arimei. Michela Muratori e l’imprenditoria ai tempi del web

di Malinda Sassu

Sapersi raccontare sul web non è da tutti. Nonostante sia oggi il mezzo di comunicazione più importante, è emerso da uno studio recente che il 90% dei produttori non usa bene internet e il potere del web, non aggiornano i loro siti e mostrano contatti email fuori uso. Poca, pochissima e usata male la comunicazione sui social network. Ma non lo dite, per carità, a Michela Muratori, la giovane viticoltrice franciacortina figlia di Bruno Muratori, il grande industriale del filo che con i suoi fratelli dette vita, nel 1999, ad un grande progetto vitivinicolo: Arcipelago Muratori, ovvero quattro cantine d’Italia per quattro vini diversi, quattro “isole” in ognuna delle quali è prodotto il vino simbolo del territorio. Michela ha sì quattro isole ma di una sola ne ha fatto passione e comunicazione: Ischia e Giardini Arimei. Raccontandola ogni giorno sul web, tra enogastronomia e social contest, destreggiandosi tra il suo canale You Tube e il profilo Instagram, nelle pagine Facebook piuttosto che nelle brevi stringhe cinguettanti di Twitter. “Sono una persona estremamente estroversa, curiosa e positiva. Mi piacciono le esperienze nuove e le sfide mi stimolano, adoro il cambiamento perché mi porta a sperimentare e a crescere”; niente male per una donna giovane (e bella, il che non guasta) che si è “tuffata di petto” nei vigneti bellissimi di Forio, con i suoi studi in lingue e un master a Dublino, che a Londra è partita facendo la shampista per poi gestire il punto vendita di Caffè Nero in Green Park su Piccadilly. Degustatore Onav e Sommelier AIS, ha visitato le cantine di mezza Europa, strizza l’occhio al “disincantato nazionalismo” dei francesi e della loro capacità di comunicare il vino ma è a Ischia che si sente di casa. Lei che non è nata tra le vigne ma ci è arrivata grazie a Francesco Iacono, un grandedell’enologia ischitana e franciacortina.  Avrebbe potuto non innamorarsene e invece ci si dedica a tempo pieno, con grande professionalità e con la sua capacità di comunicare al mondo del web quanto sia bella Ischia e il suo vino; quanto sia green il suo animo aziendale in questi 4 ettari di vigneti da varietà autoctone ischitane (biancolella, forastera, uva rilla, san lunardo e coglionara). Di quanto sia importante il rispetto per il territorio nel rifacimento dei 2 chilometri di parracine e della cantina del 1700 scavata nella roccia di tufo verde, resa agibile per la vinificazione dei due vini che producono sull’Isola: Pietra Brox Ischia DOC Biancolella e Giardini Arimei Passito Secco. Si parla tanto di vino, si parla tanto di cucina. Ma com’è cambiata la comunicazione delle aziende vitivinicole ai tempi del web, lo chiediamo direttamente a lei, tra un “mi piace” su Facebook e un tag su Instagram della sua ultima fatica, il #pizzanapolifranciacortatour, bollicine e abbinamento con le pizze del maestro Ivano Veccia. Pizza, vino e amicizia….anche su Facebook!

Francesco Iacono e Michela Muratori genn 2016 (4)

 

Una nuova comunicazione o, se vuoi, un nuovo modo di fare marketing. Come si racconta un vino attraverso i social? 

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«I social network hanno rappresentato da subito la maniera più bella e trasparente per raccontare chi sono io e le aziende vitivinicole della mia famiglia, le nostre vigne, le cantine e quindi i vini dell’Arcipelago. Raccontare il vino sui social vuol dire condividere il più possibile della vigna e della cantina ma anche dei frequentissimi momenti di degustazione che faccio presso la mia clientela sparsa in giro per l’Italia e nel mondo. Fare social networking nel mondo del vino vuol dire per me avere un rapporto costante e direttissimo con chi il mio vino lo compra e lo beve. La gioia di raccontare la prima nevicata che ricopre di bianco il vigneto d’inverno oppure il primo grappolo raccolto per la vendemmia d’estate, tutto condiviso in maniera spontanea e immediata, con estrema trasparenza e sensibilità. Si innesca poi un meccanismo moltiplicatore, sono gli utenti che mi taggano su immagini delle mie bottiglie o abbinamenti enogastronomici, alcuni davvero originali, anche di ricette fatte in casa magari ma con scatti fotografici che paiono contestualizzati da un vero professionista. Instagram aiuta molto, i social premiano la veridicità e spontaneità dei fatti ma sono anche estremamente veloci, quindi lo sforzo è sempre quello di trovare contenuti intelligenti, interessanti, belli e nuovi da condividere».

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Dalla Franciacorta a Ischia, passando dalla Toscana e dal Sannio. Alla luce del lavoro nelle vostre quattro aziende quanto si somiglia e quanto differisce l’Italia del Vino, da Nord a Sud?

«Arcipelago vuol dire produrre in ciascuna delle nostre quattro tenute quello che crediamo sia il vino in grado di raccontare quel specifico paesaggio. A Villa Crespia dunque solo Franciacorta, solo vini rossi a Rubbia al Colle, la nostra tenuta nella Maremma toscana a Suvereto e poi arriviamo alla Campania dove a Oppida Aminea, nel Sannio beneventano, produciamo quelli che a noi piace chiamare “vini gialli” ed infine (come si dice “last but not least”!) il nostro Passito Secco Giardini Arimei, appunto a Ischia. L’Arcipelago mi ha portato a viaggiare e a vivere da vicino questi territori vitivinicoli d’Italia così diversi ma estremamente affascinanti, ciascuno a loro modo. Per esempio, in Toscana, storica terra di vino, in una zona come Suvereto, non è stato affatto facile. Il carattere schivo e diffidente dei maremmani non ci ha aiutato di certo a vivere questo territorio. Con gli anni però siamo riusciti a guadagnarci la stima, la simpatia e il rispetto di queste persone. Sfondato il muro di diffidenza ho trovato amici veri, persone genuine e competenti, su cui poter fare affidamento certo».

 

Michela e l’Isola. Cosa ti piace particolarmente di Ischia?

«L’approccio da viticoltori nuovi in Campania invece è stato molto diverso, la giovialità e l’effervescenza dei campani ci ha fatto sentire da subito a casa! A Benevento ora ci vive mio cugino Matteo, enologo bresciano di 27 anni “trapiantato” nel Sannio e che gestisce lì i nostri 22 ettari di vigna. Tra tutte e quattro le nostre tenute, Ischia rimane certamente quella a cui sono più emotivamente legata, mi piace ritenermi “ischitana d’adozione”. Giardini Arimei è un atto d’amore della mia famiglia verso una tenuta vitivinicola dal passato lontano e che rischiava di scomparire completamente. Credo di poter dire di conoscere abbastanza l’Isola, l’ho girata molto, oltre che per lavoro anche in “forma turistica”. Mi sento foriana d’adozione, ho imparato a conoscere gli abitanti dell’Isola e ad affezionarmici. Ho imparato a capire cosa vuol dire essere “isolani” e perché gli ischitani sono molto diversi dai napoletani, che pure adoro perché amo Napoli. Tanti cari amici mi hanno aiutato a conoscere davvero cosa vuol dire “l’isola verde”, ripercorrendo antichi sentieri abbandonati, riscoprendo le ricette del coniglio DA fossa (attenzione non DI! Ho rischiato grosso varie volte!), insegnandomi che la roccia di tufo c’è in tutto il mondo ma quello verde solo ad Ischia. Proprio sull’isola ho vissuto l’esperienza gastronomica più bella della mia vita, a cena da Nino Di Costanzo. Per avermi fatto conoscere, vivere e sentirmi parte dell’Isola d’Ischia non smetterò mai di ringraziare gli amici Riccardo D’Ambra, Pasquale Raicaldo, i mitici instancabili della Proloco di Panza (il povero Bruno che ci ha lasciato ma che non dimentico), Leonardo Polito e tanti altri».

 

Arcipelago Muratori è un viaggio attraverso 4 vini da abbinare con un menu completo, dall’antipasto al dolce. Il passito Giardini Arimei si è facilmente prestato a degli abbinamenti incredibili e firmati da personaggi importanti dell’enogastronomia. Il legame con la Campania è sempre più forte nei vostri progetti futuri?

«I progetti di abbinamento gastronomico con Giardini Arimei, un vino così unico e diverso, sembrano non esaurirsi mai. Abbiamo realizzato un cioccolatino fondente con ripieno di Giardini Arimei insieme all’azienda piemontese Bodrato, Ugo Mignone della Pasticceria Mignone in Piazza Cavour a Napoli ha ideato la Pastiera Giardini Arimei (che aveva il nostro passito tra i suoi ingredienti), il famoso Mario Avallone de La Stanza del Gusto di Napoli ha affinato dei formaggi caprini bio del Cilento nel nostro Passito e ne è nato Ubriaco Arimei. Le collaborazioni non smettono mai, di qualche giorno fa è anche la Crema all’uovo e Giardini Arimei ideata dalla bravissima Ilaria della Gelateria Ila Glacè di Palazzolo sull’Oglio a Brescia. Di questi giorni, sono le  creazioni dell’amico Nicola della Pasticceria Peccati di Gola di Capriolo (BS), le chiacchiere napoletane al Giardini Arimei per festeggiare il carnevale!! Il futuro a Giardini Arimei? Chissà, noi continuiamo a raccontare e vendere l’Isola d’Ischia attraverso i nostri due vini in Italia e nel mondo: Pietra Brox è in mescita al calice nello sciccosissimo Marea Restaurant a Central Park a New York! Non è facile raccontare l’isola e vendere un vino ischitano, ma non ci stanchiamo di farlo!»

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