CULTURA & SOCIETA'

Ecologia e custodia del creato. Nella scia della Laudatosi’

Quando nel 1866 lo scienziato tedesco Ernst Haechel coniò la parola ecologia, probabilmente non sapeva di essersi avvicinato tanto a Dio creatore, da dargli voce con le sue teorizzazioni. La parola usata per la prima volta nel suo libro GenerelleMorphologiederOrganismen,ha aperto la strada ad una scienza che all’inizio ha faticato non poco ad affermarsi, fino a divenire nell’ultimo quarantennio del novecento un appannaggio quasi esclusivo di studiosi e specialisti delle intime relazioni tra esseri viventi e ambiente fisico, e dei risultati manifesti o potenzialmente manifestabili di tali rapporti. Poi la parola ha trovato delle vere e proprie devianze che ne hanno stravolto la percezione del suo significato più profondo, del suo reale portato scientifico. Oggi si assiste quindi ad un uso che oserei definire selvaggio, non ortodosso ed anche molto rozzo, della parola ecologia. Un esempio eclatante è l’attribuzione delle competenze amministrative in materia di rifiuti urbani ad assessorati all’ecologia.

A rigore dovrebbe essere quindi un assessorato (comunale, regionale, ec.) che studia le dinamiche relazionali tra gli esseri vegetali e animali , nell’ accezione più ampia possibile, e l’ambiente fisico nel suo complesso, del territorio che cade sotto una amministrazione pubblica. Si tratta invece, ben più miseramente, di una istituzione che tratta semplicemente di rifiuti e della loro gestione su un dato territorio. Che poi i rifiuti possano avere riflessi sull’ecologia , è altra storia. Haechel ed i suoi seguaci , e quanti poi nel mondo, e fino ai giorni nostri, hanno contribuito a dare dignità di scienza all’Ecologia, si sono calati in profondità nell’opera della creazione per capirne e carpirnei meccanismi più nascosti , quelli che l’occhio distratto e poco competente non riesce a cogliere né tantomeno ad interpretare. Sono andati quindi nell’intimo, nell’essenza vera dell’opera di Dio sulla nostra terra. L’intelligenza umana di per se limitata nei confronti del mistero divino, non è tuttavia bloccata ad uno stadio di fissa definitività. Eaperta, pur con un limite proiettato verso la incommensurabilità dell’infinito mai raggiungibile completamente, alla comprensione perfettibile di quanto la circonda. E’ un opera lenta, mai ferma. Che lega i progressi delle varie generazioni come le maglie di una catena che via via si aggiungono alla prima , fino ad ottenerne un filo lungo quanto la storia dell’umanità. Ed ogni anello riluce di una qualche nuova sapienza e progresso che avvicinano l’uomo all’opera della creazione in ogni campo dello scibile. L’ecologia, nell’ambito del complesso delle scienza della biosfera, è , insieme alla biologia pura , a mio parere, quella che è più vicina ai misteri della creazione. Mi piace immaginare che nei precursori di questa scienza un fattore determinante sia stata la curiosità. Che a sua volta è un tratto peculiare dell’intelligenza e dell’intelligenza

positivamente costruttiva e dinamica, che non si ferma alla crosta delle cose, ma con determinazione vuole scoprirne il cuore, ed i meccanismi che ne regolano i movimenti nello spazio – tempo. I risultati acquisiti dalla scienza ecologica sono appannaggio del bene dell’umanità! Ma solo il riconoscimento e l’accettazione di quei risultati, e poi l’applicazione dei suoi insegnamenti , possono dare un reale beneficio all’uomo. E’ questo forse il passaggio più delicato e complesso in quanto le dinamiche dell’economia , della politicae più in generale dell’antropologia sociale, spesso agiscono in maniera contraria e contrapposta. O forse meglio :Agiscono a volte in maniera deteriore fino all’errore ed all’errore grave. Successivamente, poi, la comprensione dell’errore e le negatività in ricaduta sugli aspetti della vita buona e sana, vorrei dire pure santa, possono, ma è sempre più difficile che sia così, indurre alla riconsiderazione degli insegnamenti dell’ecologia. Rileggendo la Laudatosi’ di papa Francesco, si comprende quanto ciò oggi sia vero. E’ un richiamo continuo ai popoli della terra alla esatta lettura delle distorsioni e dei mali inferti al creato. Un ammonimento severo e nel contempo supplichevole a mettere fine all’accelerazione dei guasti che deturpano la nostra casa comune e che allontanano l’umanità dal disegno di Dio. Non quindi una sequela osannante di oggettive bellezze e santità di comportamenti umani che possano far immaginare una seppur parziale riconquista di un eden meraviglioso.Ci sono senz’altro beni sulla terra godibili per un’umanità più o meno ed apparentemente felice e affrancata da angustie, ma non sono giammai privi di pesi o di forti contrappesi per altri contesti e per altre genti. E non sempre quello che appare un bene lo è veramente. Spesso infatti un falso bene, un falso benessere, sono un non bene e un mancato benessere ai minimi termini per altre umanità. Le falsità del mondo cosiddetto civilizzato nei confronti del cosiddetto terzo mondo, sono poi ad una verifica attenta, un disvalore e una minaccia anche per il primo. Un esempio attualissimo è dato dai cambiamenti del clima dovuti al dissennato sviluppo industriale. Ne soffre l’intero pianeta, ma con una distinzione importante tra chi provoca i guasti e chi in prima battuta li subisce. Nel prossimo numero vi intratterrò su ecologia, ecologismoed ambientalismo.

*agronomo e naturalista

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