CRONACAPRIMO PIANO

Querelati dal giudice Esposito, archiviazione per i dipendenti di De Siano

Il Gip Vinciguerra ha accolto la richiesta del pubblico ministero, ritenendo non sufficientemente fondate le accuse verso i tre che dichiararono di aver udito il giudice Esposito pronunciare espressioni fortemente ostili contro Berlusconi e il parlamentare lacchese, anni prima della condanna per frode inflitta al Cavaliere

Finisce con l’archiviazione la vicenda che ha visto coinvolti tre dipendenti delle strutture alberghiere appartenenti alla famiglia del senatore Domenico De Siano. Una vicenda che ha avuto notevoli risvolti mediatici e giudiziari a livello nazionale, visti i personaggi protagonisti: oltre allo stesso parlamentare, anche il giudice Antonio Esposito e Silvio Berlusconi, l’imprenditore fondatore del partito politico di cui De Siano è coordinatore regionale, Forza Italia. Berlusconi era stato condannato per frode fiscale a quattro anni proprio dal collegio presieduto dal magistrato in questione, una condanna che determinò la temporanea interdizione dai pubblici uffici e l’incandidabilità del Cavaliere fino al 2019. Tuttavia nel corso di indagini di parte vennero raccolte le testimonianze di Giovanni Fiorentino, Domenico Morgera e Michele D’Ambrosio, i tre dipendenti dell’hotel Svizzera che hanno accusato Esposito di aver insultato Silvio Berlusconi durante brevi vacanze sull’isola verde, con frasi del tipo “bella chiavica Berlusconi e il vostro padrone”. Insomma, sulla base di tali circostanze, Berlusconi aveva sostenuto la “teoria del complotto” e soprattutto la mancata terzietà dei giudici. Il giudice Esposito, difendendo coi denti la correttezza del suo operato, aveva inoltrato una opposizione articolata che vedeva tra i destinatari anche l’avvocato Bruno Larosa, legale dell’entourage di Berlusconi che nel 2014 raccolse le dichiarazioni dei tre lavoratori ischitani in verbali di ‘indagini difensive’ poi allegati al ricorso alla Corte europea dei diritti umani. Il giudice Esposito, nel negare di aver mai proferito parole ostili contro Berlusconi, aveva sottolineato la vicinanza dei dipendenti al senatore Domenico De Siano, la cui famiglia controlla l’hotel in questione. Una vicinanza che si sarebbe tradotta in dichiarazioni definite “false e strumentali”, a vantaggio del Cavaliere. Anche la trasmissione televisiva Report si interessò della vicenda, inviando sull’isola una troupe.

Secondo il Gip, le dichiarazioni dei tre dipendenti dell’albergo ischitano dove il dottor Esposito aveva in passato soggiornato, per quanto tacciabili di “inverosimiglianza” secondo l’opponente, non possono però comunque considerarsi “false” sulla base degli elementi di prova disponibili

Tuttavia, mentre Berlusconi ha chiesto la revisione del processo che terminò con la sua condanna, la controversia innescata dall’esposto-denunzia del maggio 2019 che ha opposto il giudice Esposito all’avvocato La Rosa e ai tre dipendenti della Villa Svizzera, difesi dall’avvocato Gennaro Tortora, si è chiusa con l’archiviazione disposta dal Gip Vinciguerra, che ha accolto la richiesta in tal senso del pubblico ministero.

Come si ricorderà, i dipendenti riferirono che intorno al 2007/2008 il giudice Esposito durante la sua permanenza a Ischia aveva usato pesanti espressioni contro De Siano e Berlusconi, come: “…il tuo datore di lavoro sta con quella chiavica di Berlusconi… Ciò è avvenuto più volte, era un continuo,… vorrei aggiungere che le espressioni da me riferite da parte del dr. Esposito nei confronti di Berlusconi erano ricorrenti, tant’è che all’ingresso del ristorante invece di dire buonasera era solito affermare: «ancora li devono arrestare?» riferendosi a Berlusconi e al mio datore di lavoro …. “ancora con quella chiavica.. che bella chiavica.. a Berlusconi se mi capita l’occasione devo fargli un mazzo così..”.

Il collegio del giudice Esposito aveva condannato Berlusconi a quattro anni nel processo Mediaset con l’accusa di frode fiscale, decretando l’incandidabilità dell’imprenditore, il quale dopo il ricorso alla Corte europea ha chiesto la revisione del processo denunciando la mancanza di terzietà del giudice

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Il giudice Esposito denunciava l’illegittimità dell’acquisizione di tali dichiarazioni in assenza di procedimento penale, cioè al di fuori delle ipotesi tassativamente previste dal codice, ipotizzando il reato di abuso d’ufficio e di usurpazione di funzioni pubbliche per l’avvocato, e di falso giuramento per i tre dipendenti.

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Il Gip tuttavia sulla base degli elementi a disposizione, con riferimento al reato d’abuso d’ufficio ha evidenziato che esso va considerato prescritto, dal momento che i fatti risalgono all’aprile 2014, indipendentemente dalla configurabilità del reato, così come dell’insussistenza nel caso in questione dei relativi elementi integrativi della condotta, prima ancora di quelli da quali desumere il dolo richiesto. Del resto, prosegue il Gip, le censurate dichiarazioni dei tre dipendenti dell’albergo ischitano dove il dottor Esposito aveva in passato soggiornato, per quanto tacciabili di “inverosimiglianza” secondo l’opponente, non possono però comunque considerarsi “false” non solo sulla base degli elementi di prova disponibili, ma anche di quelli che il dottor Esposito collega agli accertamenti patrimoniali “trascurati” nelle indagini. “Quindi esse – si legge nel provvedimento – non sembrano idonee ad integrare il reato di falso giuramento della parte. Del resto l’attività della materiale raccolta e verbalizzazione delle dichiarazioni da parte dell’avvocato La Rosa risulta anche videoregistrata. Secondo il giudice, allo stesso modo, avendo agito nell’assolvimento del mandato ricevuto con riferimento al ricorso alla Corte europea contro la sentenza della Cassazione, per l’avvocato La Rosa non può ritenersi nessuna usurpazione di funzioni pubbliche.

Sulla scorta di tali considerazioni, e visto che a questo punto del procedimento il Gip è tenuto a eseguire una prognosi sulla possibilità che il processo abbia un esito favorevole all’accusa, il giudice ha ritenuto che la richiesta di archiviazione formulata dal pubblico ministero debba trovare accoglimento, in quanto gli elementi raccolti nel corso delle indagini non sono apparsi sufficienti a sostenere l’accusa in giudizio, e “non sembrano prospettabili approfondimenti investigativi utili a dare concretezza alle ipotesi di reato formulate dal dottor Esposito.

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